SALVO PALAZZOLO
Fuochi d’artificio in onore di De Santis che va ai
domiciliari: il video su Fb
Fuochi d’artificio in strada per salutare il ritorno a casa (agli arresti
domiciliari) di un esattore del pizzo molto particolare, Maurizio De Santis, il
titolare del ristorante “Il Bucatino”. Fuochi d’artificio che qualche giorno fa
hanno bloccato un incrocio parecchio trafficato della grande periferia
orientale di Palermo, fra Settecannoli e Brancaccio, dove il 19 luglio è
scattato l’ultimo blitz antimafia. Ora, i fuochi d’artificio per
l’insospettabile esattore del pizzo, vicino al clan di Porta Nuova, sono finiti
su Facebook. Amara beffa, perché i mortaretti sono stati piazzati in una
strada, la via Bazzano, quasi all’incrocio con via padre Giuseppe Puglisi, il
parroco ucciso dalla mafia nel 1993, la casa del sacerdote che la chiesa ha
fatto beato è a poca distanza, meta di pellegrini che arrivano da tutte le
parti d’Italia. De Santis abita di fronte all’incrocio, nel suo
appartamento sconterà altri tre anni ai domiciliari, e quell’incrocio doveva
essere il teatro della sua festa.
Ma la festa è andata anche oltre. Il video dei fuochi d’artificio è stato
postato su Facebook da un familiare, l’11 luglio alle 21,24, ed è
già diventato virale in Rete, 1.500 visualizzazioni e duecento like nel
giro di poco tempo. È sera, alcune auto si fermano, una si avventura fra i
mortaretti, intanto a poca distanza passa il tram. La strada diventa proprietà
privata, mentre qualcuno esulta dal balcone. Nella grande periferia oltre
il fiume Oreto, il ritorno a casa di Maurizio De Santis non è passato davvero
inosservato. Quei fuochi d’artificio a sorpresa non erano per una processione o
una festa di quartiere, ma per un altro santo. E non bastava una bella festa in
famiglia, no. Bisognava far conoscere a tutti il lieto evento degli
arresti domiciliari. A Palermo sta diventando una tradizione quella dei fuochi
d’artificio per festeggiare i domiciliari o i «fine pena » dei mafiosi e dei
loro fiancheggiatori. Anche perché le scarcerazioni eccellenti si sono
susseguite negli ultimi tempi, sono 63 ha comunicato nei giorni scorsi il
prefetto Antonella De Miro alla commissione parlamentare antimafia in
trasferta in città. E dopo ogni scarcerazione eccellente aumenta il rischio che
Cosa nostra si riorganizzi. Nella grande periferia oltre il fiume Oreto, fra
Brancaccio e Settecannoli, uno scarcerato dal cognome pesante, Pietro
Tagliavia, aveva riorganizzato il racket del pizzo. Solo tre commercianti hanno
avuto il coraggio di denunciare, tutti gli altri hanno preferito pagare la
tassa mafiosa. È in questa periferia dove la mafia fa ancora paura che sono
risuonati i fuochi d’artificio, annuncio in pompa magna del ritorno a casa di un
esattore del pizzo. Il silenzio delle vittime, l’urlo sguaiato del popolo di
Cosa nostra.
De Santis è il genero di Luigi Salerno, storico affiliato della famiglia di
Porta Nuova. Nel 2014, i carabinieri del nucleo Investigativo arrestarono anche
suo figlio Giovanni: quel bel ristorante che gestivano nel centro di Palermo
l’avevano strappato a forza di minacce a una coppia di imprenditori. E con la
nuova gestione il locale è diventato la sede perfetta per summit di Cosa
nostra. De Santis è il prototipo dell’insospettabile fiancheggiatore di mafia,
tanto gentile con i clienti al ristorante, tanto arrogante con i commercianti a
cui ha imposto la tassa mafiosa. E, adesso, si festeggia in piazza.
La Repubblica Palermo, 28 luglio 2017
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