Il senatore Mario Michele Giarrusso |
GIULIO CAVALLI
«Quel senatore è pericoloso». A parlare non è uno qualunque ma Giuseppe, uno dei fratelli Graviano, boss di Cosa Nostra in Sicilia, in carcere al 41bis. La notizia è stata data dal settimanale siciliano S e il senatore di cui parla Graviano è Mario Michele Giarrusso, senatore del Movimento 5 Stelle che da anni si occupa di criminalità organizzata e che in commissione giustizia ha dato battaglia (tra le altre cose) per l’inasprimento delle pene del 416bis, sulla scrittura dell’articolo 416ter (sul voto di scambio politico mafioso) e altro. Un boss storico di Cosa Nostra, insomma, dimostra, mentre è intercettato nella sua cella, di conoscere bene i meccanismi parlamentari e individua con nome e cognome il presunto “responsabile”. Per Giarrusso questa è una medaglia da appuntarsi sul petto, senza dubbio: dispiacere ai mafiosi è sempre un bel merito, soprattutto in questo tempo di amici degli amici che si mimetizzano perfettamente.
«Quel senatore è pericoloso». A parlare non è uno qualunque ma Giuseppe, uno dei fratelli Graviano, boss di Cosa Nostra in Sicilia, in carcere al 41bis. La notizia è stata data dal settimanale siciliano S e il senatore di cui parla Graviano è Mario Michele Giarrusso, senatore del Movimento 5 Stelle che da anni si occupa di criminalità organizzata e che in commissione giustizia ha dato battaglia (tra le altre cose) per l’inasprimento delle pene del 416bis, sulla scrittura dell’articolo 416ter (sul voto di scambio politico mafioso) e altro. Un boss storico di Cosa Nostra, insomma, dimostra, mentre è intercettato nella sua cella, di conoscere bene i meccanismi parlamentari e individua con nome e cognome il presunto “responsabile”. Per Giarrusso questa è una medaglia da appuntarsi sul petto, senza dubbio: dispiacere ai mafiosi è sempre un bel merito, soprattutto in questo tempo di amici degli amici che si mimetizzano perfettamente.
Il buon senso quindi
vorrebbe che oggi, le persone sinceramente democratiche e antimafiose,
esprimessero la propria solidarietà a un uomo dello Stato (nonostante il
disgustoso vizio di svilire il Parlamento per abitudine, piuttosto che alcuni
suoi parlamentari) che si ritrovi in questa spiacevole situazione. E invece.
E invece continua a
prendere piede quest’orribile abitudine di essere solidali solo con i propri
sodali. Se la minaccia mafiosa arriva a qualche compagno di partito (o a
qualcuno comunque vicino) si sventolano l’indignazione, la solidarietà e tutto
il resto mentre se capita a qualcuno che non “amiamo” allora ci si impegna a
sminuire o peggio ancora a non parlarne. E alla fine anche su Giarrusso i
comunicati solidali arrivano da una parte sola.
Ed è un peccato. Davvero.
Perché l’essere antimafiosi dovrebbe essere il prerequisito essenziale per
essere candidabile, ancora prima di essere eletto e perché un uomo di mafia
(che sia Graviano o altri) che esprime giudizi di questa risma contro un
parlamentare sono sempre una cattiva notizia. E invece niente.
E lo dico, si badi bene,
con tutta la distanza e lo sconcerto che mi separano da Grillo e da alcune
posizioni politiche del Movimento 5 Stelle. E lo dico, si badi bene, con a
memoria tutte le volte che con Giarrusso (e altri, mi viene in mente Giulia
Sarti) mi sono confrontato con piacere sugli spinosi temi della criminalità
organizzata nel nostro Paese.
Ma qui è tutto tifo. Anche
la solidarietà.
Buon lunedì.
GIULIO CAVALLI (LEFT)
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