Frank Sinatra |
GIANNI BONINA
Lercara Friddi. Al concerto dell’87 a Palermo disse che le sue radici erano a Catania,
forse imbarazzato dai natali di Lucky Luciano Ma il certificato di nascita del
padre spazza via ogni dubbio
Quando il 13 giugno 1987 Frank Sinatra disse alla Favorita «Sono siciliano,
mio padre è nato qui» e si fermò un attimo per poi precisare «…a Catania» (confermando
quanto aveva già detto un anno prima a Milano), nessuno pensò a un depistaggio.
In realtà sapeva da almeno dieci anni di essere originario di Lercara Friddi
avendolo confidato a Mino Reitano che voleva con sé negli States e al quale,
parlando in dialetto lercarese, aveva confidato la sua origine. A rivelarlo è
stato nel 2015 il fratello del cantante calabrese sbugiardando così “Frankie”.
Che, temendo ripercussioni sulla sua immagine già compromessa, mentiva per non
apparire compaesano di Lucky Luciano che gli era ben noto. Aveva anche cercato
di accontentarlo convincendo l’amico Dean Martin a interpretarne la parte in un
film che fu poi bocciato dalle “famiglie”. E mentì al punto da dire di voler
cominciare il nuovo tour italiano da Palermo perché vi era nato il padre,
dimenticando che aveva già autorizzato una biografia ufficiale sulle sue
origini etnee.
Di fronte a tanta confusione, l’ingenuo “Club italiano amici di Frank”
offrì, qualche giorno prima del concerto palermitano, cinque milioni a chi
avesse trovato documenti certi sull’anagrafe paterna e, benché il premio fosse
destinato a parroci e segretari comunali, si presentarono un’operaia del
Massimo di Palermo dagli occhi blu e un’intera famiglia di eredi della Kalsa
che si aggiunsero a due sorelle suore di Randazzo e a un paio di “cugini” di
Palagonia.
Alla caccia del padre e del tesoretto, a Lercara si mosse per primo don
Antonino Scianna, morto nel 2000, mentre a Palagonia si diede un gran da fare
padre Filippo Vitanza, oggi parroco a Grammichele. Il primo esibì un
certificato di battesimo di un bambino nato a Lercara di nome Antonio, figlio
di Salvatore Sinatra e Antonina Dina; il secondo un intero albero genealogico
nel quale il padre di “The Voice”, nato a Caltagirone (città che pullula di
Sinatra) e vissuto a Palagonia, si chiamava Saverio Antonio. L’ipotesi del
primo prete è caduta presto mentre quella del secondo resiste ancora, giacché
per don Vitanza non ci sono dubbi: «Le origini sono palagonesi. Ma dei cinque
milioni, con cui volevo farci un campetto di calcio, non ho visto mai niente».
Né lui né altri in verità, perché il mistero è rimasto oscuro, voluto
dallo stesso Sinatra che, se sul padre stese una fitta nebulosa, non esitò
invece a riconoscersi nella provenienza ligure della madre, tanto da volere
essere seppellito con la cravatta rossoblù dei colori del Genoa.
A favore di Palagonia si pronunciò un altro supposto cugino, Giuseppe
Scaccianoce, scomparso due anni fa, avvocato e già sindaco. Riferì a don
Vitanza di aver parlato con Sinatra junior e di aver appreso che il padre
cambiava discorso quando si parlava della Sicilia. Al sacerdoteScaccianoce
diede pure una foto del padre di Frank, pubblicata da don Vitanza in un libro
del 1997, Sinatra: le origini, che era stata spedita ai parenti
palagonesi dallo stesso Saverio negli anni Cinquanta. «Basterebbe tutt’oggi
mostrarla ai nipoti del cantante per vedere se riconoscono il nonno - dice il
parroco. -Sarebbe la prova che Saverio era di Palagonia. Scappò in America per
avere commesso un delitto d’onore del quale nella prima edizione del mio libro
non ho voluto fare cenno. Ne parlo nella seconda: Saverio uccise l’uomo
che si era rifiutato di sposare una sorella dopo averla costretta alla fuitina
e, commesso il delitto, dovette emigrare in America gridando “Palagonia, non mi
vedrai mai più” e cambiando nome in Anthony Martin, una volta arrivato».
La teoria di don Vitanza divenne ed è rimasta per lungo tempo quella
prevalente, sicché Sinatra poté morire credendo di avere gabbato il mondo, ma
agli inizi degli anni Duemila due giornalisti irlandesi, Anthony Summers e
Robbyn Swan, marito e moglie, impegnati in una biografia sul grande cantante da
poco scomparso ( Sinatra, the life uscirà nel 2010 solo in inglese)
scoprono nei registri di Ellis Island i nomi di quattro Sinatra sbarcati a New
York nel 1903 e provenienti da Lercara. Vengono nel paesino palermitano di ex
zolfatari e parlano con uno storico locale, Nicolò Sangiorgio, che oggi
ricorda: «Iniziammo le ricerche di archivio e fu Robbyn a trovare in parrocchia
il certificato di matrimonio dei genitori del padre di Frank: Francesco
Sinatra e Rosa Saglimbeni. Francesco emigrò da solo nel 1900 e tre anni dopo fu
raggiunto da Rosa e da tre figli».
Fra questi c’era Antonino, nato nel 1894 a Palermo dove la famiglia si era
trasferita da Lercara, come dimostra il certificato di nascita nel quale il
nome della madre appare trascritto in Saglimini. Antonino ha dunque nove anni
all’arrivo negli Usa e venti quando si sposa nel 1914, un anno prima di avere
Frank. «Per anni - dice Sangiorgio - ho cercato parenti lercaresi, ma non
ne ho trovati proprio perché la famiglia lasciò il paese, né qualcuno si è
fatto avanti a rivendicare la parentela. Ma ricordo che quando proiettavano
film di Sinatra in piazza la gente diceva “Andiamo che c’è il nostro
compaesano” ».
Dunque i Sinatra di Palagonia non hanno nulla a che vedere con il cantante
da 600 milioni di dischi venduti. Don Vitanza non ci sta: «Abbiamo un’altra
prova che è come dico io: Saverio si fece chiamare anche Joseph e un
ospedale con questo nome fu realizzato, come è noto, da Frank Sinatra. E c’è
poi nel cimitero di Palagonia una tomba con due gemelli di nome Sinatra, figli
di Giovanni, il padre di Saverio. Il fatto strano è semmai che sono scomparsi i
registri cimiteriali ». Tanta perseveranza da parte di don Vitanza
non ha però trovato sponda alcuna a Palagonia, dove non c’è traccia di Frank
Sinatra, a differenza che a Lercara Friddi, teatro di numerose iniziative dopo
la scoperta da parte dei coniugi irlandesi dei documenti che attestano i
natali lercaresi dei nonni paterni di Frank.
Nel 2009 una lapide è stata murata in via Regina Margherita dove sorgeva la
loro casa: «L’amministrazione comunale ricorda le origini del grande The
Voice simbolo dei tanti emigrati lercaresi che varcarono l’oceano sognando
un futuro migliore», sorvolando sul fatto che ad emigrare e diventare un
simbolo furono i nonni.
È stato istituito il “Parco della musica Frank Sinatra” dove si tiene un
festival canoro, intitolato “My way fest”, che è giunto alla nona edizione
(quest’anno dal 20 al 23 luglio) ed è riservato a nuovi talenti. Il festival è
promosso dall’associazione “Life and art” che è animata da due musicisti
locali, Gianfilippo Geraci e Antonio Licata, ai quali si deve il ritrovamento
dell’atto di nascita di Antonino e anche la gestione del Museo Sinatra ospitato
nella Proloco ma destinato presto in appositi locali proprietà del Comune. Per
il centenario della nascita è stata poi inaugurata una statua in Piazza Indipendenza,
non esattamente al centro quindi, opera dello scultore locale Carlo Guttilla
che l’ha immaginata stilizzata ma molto realistica nella posa iconica di
Sinatra in concerto suggerita da Antonio Licata.
Si poteva tuttavia fare di più. Nel 2008, quando il Comune fu invitato a
Lumarzo, in Liguria, per le celebrazioni in omaggio della madre di Frank, la
delegazione di sindaco, assessori e studiosi assistettero sorpresi alla
manifestazione di un vero e proprio culto che a Lercara non c’è mai stato:
tant’è che non si è ancora pensato a una strada intitolata a Frank Sinatra,
mentre per la cocciutaggine di un dipendente comunale l’ha avuta intestata, sia
pure per poco tempo, addirittura Jimi Hendrix.
La Repubblica Palermo, 16 luglio 2017
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