Nicola Cipolla (a destra) insieme a Pio La Torre |
lunedì, luglio 31, 2017
Città Nuove e Nicola Cipolla: i servizi e gli articoli
25
maggio 2011
29 dicembre 2011
Nicola era "memoria" che guardava al futuro!
Dino Paternostro e Nicola Cipolla a Sala delle Lapidi lo scorso 14 gennaio in occasione del suo 95° compleanno |
DINO PATERNOSTRO
Ero legato a Nicola Cipolla da profondo affetto
e da una grande stima politica ed umana. Era la "storia" vivente
della sinistra politica e sindacale, ma non guardava mai nostalgicamente
indietro. Ci indicava sempre la strada da percorrere, in avanti, verso il futuro.
Per lui davvero la memoria serviva a costruire futuro. Senza retorica. Nel
2010/11 volle che realizzassi per il Cepes un'antologia degli autori minori che
avevano scritto delle lotte contadine del secondo dopoguerra. Volle che me ne
occupassi - mi disse - per stimolare ulteriori studi e riconoscere che la
Sicilia si è liberata dai residui di feudalesimo grazie a quelle lotte, pagate
anche col sangue di tanti dirigenti sindacali assassinati dalla mafia. GUARDA L'ALBUM FOTOGRAFICO
domenica, luglio 30, 2017
NICOLA CIPOLLA: UNA VITA IN PRIMA LINEA, DALLE LOTTE CONTADINE ALL'AMBIENTALISMO, DAL PACIFISMO ALLA BATTAGLIA PER L'ACQUA PUBBLICA
Nicola Cipolla |
PIETRO SCAGLIONE
In ricordo del senatore Nicola Cipolla, scomparso oggi all'età di
95 anni, posto un mio lungo articolo pubblicato dal settimanale Centonove
alcuni anni fa, in occasione dell'uscita della sua autobiografia.
Il senatore Nicola Cipolla, leggenda vivente della sinistra
siciliana, classe 1922, è da sempre in prima linea nelle lotte per la giustizia
sociale, per la redistribuzione delle ricchezze, per la difesa dell’ambiente e
dell’acqua pubblica, per l’affermazione di un nuovo ordine internazionale e per
la tutela dei diritti. Non c’e’ manifestazione contadina, pacifista, operaia,
studentesca, ambientalista alla quale il senatore Cipolla non abbia partecipato
da protagonista.
Quando il divo Al Pacino organizzò il ritorno a casa del padre Sal
Al Pacino. Il padre era originario di San Fratello. La madre (Gelardi), invece, era originaria di Corleone |
GIANNI BONINA
San Fratello. Le tante trattative e i tanti ambasciatori per vedere l’attore nel paese
degli avi paterni da dove nonno Alfio emigrò nel 1908. Durante il set de “Il
Padrino III” andò a Corleone, città dei parenti materni, e non nel Messinese
Al Pacino ha perdonato lo sgarbo ricevuto dai parenti di Corleone di nome
Gelardi, cugini della madre. Già nel 2008 ci scherzò sopra, parlandone a Roma.
Ora è pronto a dimostrarlo, ma l’ultima buona occasione offerta quest’anno dal
“Taormina film fest” è saltata per una lite interna alla rassegna. Era
stabilito che il 17 giugno Vincenzo Gelardi (che dell’attore colleziona ogni
reperto e per anni ha svolto accanite ricerche sulle sue origini) avrebbe
chiesto sul palco scusa ad Al Pacino e l’indomani il direttore artistico
Gianvito Casadonte avrebbe accompagnato l’attore suo amico e le sorelle nel
paese originario dei nonni materni. Dove il primo aprile 1990 Al Pacino subì un
torto di cui Corleone si è sempre fatto una colpa.
La Cgil di Palermo esprime cordoglio per la morte di Nicola Cipolla
Nicola Cipolla alla Camera del lavoro di Palermo nella scorsa primavera |
Palermo 30 luglio 2017 - La Cgil di Palermo esprime il cordoglio per la morte di Nicola Cipolla. Da domani a mezzogiorno, alla Cgil, sarà allestita la camera ardente, presso il saloncino "Giuseppe Garibaldi Bosco", al primo piano della sede della Camera del Lavoro, in via Meli, 5. I funerali si terranno martedì. "Esprimo il cordoglio mio, del gruppo dirigente della Cgil e di tutto il sindacato per la morte di Nicola Cipolla e siamo vicini al dolore della famiglia - dichiara il segretario generale della Cgil Palermo Enzo Campo - Nicola Cipolla, protagonista della vita sindacale, politica e parlamentare siciliana, è stato un grande dirigente della Camera del Lavoro di Palermo. Il suo impegno antifascista subito dopo la guerra lo vide diventare l'artefice della ricostituzione della Camera del Lavoro di Palermo, di cui poi divenne responsabile, e protagonista dello storico movimento contadino per la liberazione delle terre, che si andava estendendo il tutto il Mezzogiorno d'Italia. Con Cipolla abbiamo lavorato a fianco in tantissime importanti battaglie per la democrazia e in tante iniziative politiche e culturali. La camera ardente sarà aperta a compagni, militanti, amici e cittadini che vorranno rendere omaggio alla memoria d un uomo che è stato uno dei più grande dirigenti sindacale e politici siciliani".
venerdì, luglio 28, 2017
Palermo, Brancaccio saluta con i botti il ritorno a casa del boss del pizzo
SALVO PALAZZOLO
Fuochi d’artificio in onore di De Santis che va ai
domiciliari: il video su Fb
Fuochi d’artificio in strada per salutare il ritorno a casa (agli arresti
domiciliari) di un esattore del pizzo molto particolare, Maurizio De Santis, il
titolare del ristorante “Il Bucatino”. Fuochi d’artificio che qualche giorno fa
hanno bloccato un incrocio parecchio trafficato della grande periferia
orientale di Palermo, fra Settecannoli e Brancaccio, dove il 19 luglio è
scattato l’ultimo blitz antimafia. Ora, i fuochi d’artificio per
l’insospettabile esattore del pizzo, vicino al clan di Porta Nuova, sono finiti
su Facebook. Amara beffa, perché i mortaretti sono stati piazzati in una
strada, la via Bazzano, quasi all’incrocio con via padre Giuseppe Puglisi, il
parroco ucciso dalla mafia nel 1993, la casa del sacerdote che la chiesa ha
fatto beato è a poca distanza, meta di pellegrini che arrivano da tutte le
parti d’Italia. De Santis abita di fronte all’incrocio, nel suo
appartamento sconterà altri tre anni ai domiciliari, e quell’incrocio doveva
essere il teatro della sua festa.
giovedì, luglio 27, 2017
Corleone, stasera in villa comunale il film “Sicilian Ghost Story”. Sarà ricordato il giudice Rocco Chinnici
Il giudice Rocco Chinnici |
Nella
serata odierna presso la Villa Comunale sarà proiettato un film dal titolo
“Sicilian Ghost Story” che racconta la triste storia del rapimento del piccolo
Giuseppe Di Matteo. La proiezione è stata organizzata dal Comune di Corleone e
dal CIDMA nella ricorrenza dell’uccisione del giudice Rocco Chinnici avvenuta
il 29 Luglio 1983. Saranno
presenti i figli del magistrato dott.ssa Caterina Chinnici e avv. Giovanni
Chinnici, il presidente del CIDMA dott. Vincenzo Oliveri ed il presidente della
Commissione Straordinaria dott.ssa Giovanna Termini che prima della proiezione
del film renderanno omaggio alla figura del magistrato ucciso.
La Commissione
Straordinaria
(G.
Termini – R. Mallemi – M. Cacciola)Per saperne di più sul film “Sicilian Ghost Story”
L’ultima beffa di Riina. “Nei conti sequestrati soltanto pochi euro”
SALVO PALAZZOLO
Al setaccio i movimenti per risalire ai prestanome La
famiglia si difende su Facebook: “E’ un polverone”
«Trentotto conti», hanno segnato nel verbale di sequestro i carabinieri del
Ros e della Compagnia di Corleone. Trentotto fra conti correnti bancari e
postali, dossier titoli e libretti a risparmio. Ma c’è ben poco in quei conti,
solo una manciata di euro. Davvero una beffa, l’ultima beffa della famiglia
Riina. Dove sono finiti i soldi della famiglia più blasonata di Cosa nostra?
Un’altra domanda che si aggiunge a quelle già contenute nel provvedimento di
sequestro scattato il 19 luglio scorso. Da dove arrivano i soldi, in contanti, che donna Ninetta ha utilizzato per
fare assegni circolari e vaglia postali poi girati ai propri congiunti
detenuti? Da dove arrivano i soldi che hanno consentito al genero di Riina,
Tony Ciavarello, di aprire le sue società impegnate nel settore dei ricambi di
auto e camion? Nel 2015, Ciavarello ha ereditato dal padre alcuni immobili, ma
la procura di Palermo rileva che hanno «scarso valore, posto che comunque
questi non risultano essere produttivi di redditi».
mercoledì, luglio 26, 2017
Una nuova Guardia Medica ed un nuovo Centro vaccinazioni a Giuliana
Davanti all'edificio da ristrutturare e riqualificare |
Saranno realizzati in un edificio di proprietà dell’Asp di Palermo
PALERMO 26 LUGLIO 2017 – Una nuova Guardia Medica, un nuovo Centro
Vaccinazioni, un Centro Prelievi ed un Ambulatorio Specialistico per la
comunità di Giuliana. I servizi saranno realizzati in un edificio di via Papa
Giovanni XXIII di proprietà dell’Asp di Palermo che provvederà a ristrutturare
e riqualificare un’area di 150 mq. Un’altra zona, di pari estensione, sempre
dello stesso edificio, sarà destinata ad uffici del Comune. “Un edificio
inutilizzato dagli anni ‘90 diventerà presto una struttura sanitaria in grado
di offrire, in un ambiente confortevole, prestazioni di qualità” ha spiegato il
Direttore generale dell’Asp di Palermo, Antonio Candela, nel corso del
sopralluogo effettuato questa mattina insieme al Direttore del Distretto di
Corleone, Giuseppa Scarpello.
IL COMUNE DI CORLEONE PARTE CIVILE NEL PROCEDIMENTO PENALE “OPERAZIONE GRANDE PASSO 4”
Antonino Di Marco |
Nella giornata di
ieri il Tribunale di Palermo ha ammesso la costituzione di parte civile del Comune di Corleone nel procedimento
penale n. 3330/14 “Operazione Grande
Passo 4” a carico di Gariffo Carmelo ed altri tra cui il già dipendente
comunale Di Marco Antonino, per i reati dagli stessi commessi a danno
dell’immagine del Comune di Corleone e del territorio. Il Di Marco Antonino era
già stato destinatario di un provvedimento di licenziamento con preavviso
nell’ambito di un procedimento disciplinare per fatti diversi, definito
autonomamente dall’amministrazione commissariale.
LA COMMISSIONE STRAORDINARIA
LA COMMISSIONE STRAORDINARIA
CI SCRIVONO. L'atto d'accusa di Ficuzza contro l'Azienda Foreste di Palermo
Il campo di calcetto di Ficuzza |
Ficuzza rappresenta il polmone della
provincia di Palermo, è stata anche nominata "stazione climatica
montana", compresa nella Riserva Naturale
Orientata Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del cappelliere e Gorgo
del Drago, quindi si pensa sia ben attenzionata dall'Azienda Foreste e invece no. Il
disinteresse da parte di questa amministrazione forestale guidata dalla
Dott.ssa Di Trapani è sotto gli occhi di tutti. Si è pensato ad una
riqualificazione della Piazza Colonnello Russo in Ficuzza compreso il
ripristino delle case sotto gli archi adiacenti al Palazzo Reale, anch'essi di
epoca Borbonica e appartenenti all'Azienda Foreste le quali sono state adibite
ad essere date in concessione come locali commerciali, ma il bando che doveva
uscire entro dicembre 2016 non è mai uscito, tra l'altro un bando assurdo dove
si davano in affitto questi locali agli imprenditori per loro attività ma senza
l'autorizzazione alla vendita, cose che non stanno né in cielo e ne in terra.
Google ti fa la rassegna stampa. Quali rischi per la libertà di informazione?
MATTEO SCIRE'
Il colosso di Mountain View vuole sfruttare ancora di più il proprio ruolo di bussola del cyberspace, anche nel settore delle digital news
Da un po’ di giorni a questa parte Google sulla propria app per Android e iOs propone una serie di notizie sulla base delle ricerche e delle navigazioni effettuate dagli utenti, proprio come accade per la pubblicità. In particolare si tratta di un’evoluzione di Google Now, un software introdotto già nel 2013 che funge da assistente personale e che anticipa i gusti e gli interessi degli internauti. Il colosso di Mountain View vuole sfruttare ancora di più il proprio ruolo di bussola del cyberspace, anche nel settore delle digital news. C’era da aspettarselo. D’altronde è grazie al tracciamento delle attività degli utenti che ha fondato il proprio incontrastato dominio economico, con la vendita di dati e di spazi pubblicitari capaci di raggiungere target specifici.
Il colosso di Mountain View vuole sfruttare ancora di più il proprio ruolo di bussola del cyberspace, anche nel settore delle digital news
Da un po’ di giorni a questa parte Google sulla propria app per Android e iOs propone una serie di notizie sulla base delle ricerche e delle navigazioni effettuate dagli utenti, proprio come accade per la pubblicità. In particolare si tratta di un’evoluzione di Google Now, un software introdotto già nel 2013 che funge da assistente personale e che anticipa i gusti e gli interessi degli internauti. Il colosso di Mountain View vuole sfruttare ancora di più il proprio ruolo di bussola del cyberspace, anche nel settore delle digital news. C’era da aspettarselo. D’altronde è grazie al tracciamento delle attività degli utenti che ha fondato il proprio incontrastato dominio economico, con la vendita di dati e di spazi pubblicitari capaci di raggiungere target specifici.
martedì, luglio 25, 2017
La So.Ge.Si. minaccia il comune di Corleone: se non mi paghi le fatture, non pago i lavoratori!
Nei giorni scorsi, la Commissione
straordinaria del Comune di Corleone aveva diffidato la So.Ge.Si. a pagare
entro 15 giorni i salari arretrati ai lavoratori di Corleone, che questa ditta di S. Giuseppe Jato aveva assunto per il
servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani. Altrimenti,
aveva minacciato, “il Comune provvederà direttamente al pagamento a favore dei
lavoratori, a termini di quanto disposto dal vigente Codice dei Contratti
Pubblici". Ma la So.Ge.Si. non ci sta a passare per inadempiente e,
tramite il suo legale, avv. Salvatore Landa, ha scritto al Comune di Corleone,
precisando di avere “regolarmente corrisposto ai lavoratori impiegati … le
retribuzioni per il periodo dal 29/9/2016 al 31/12/2016”, non appena avuto il
pagamento delle fatture del servizio per lo stesso periodo da parte del comune. Ad oggi, però,
scrive il legale, il comune di Corleone non ha ancora pagato alla So.Ge.Si. le
fatture n. 3/2017 e n. 13/2017 relative al servizio svolto per i periodi
1/1/2017 – 4/3/2017 per un ammontare complessivo pari ad € 87.652,03, “nonostante
le diffide e i solleciti di pagamento già effettuati”. “Tale ingiustificato
ritardo nel pagamento delle citate fatture… ha inevitabilmente determinato per
effetto domino un ritardo nel pagamento delle retribuzioni del mese di gennario
e febbraio 2017”. Come dire: tu non paghi me ed io non pago i lavoratori!
La mafia sta vincendo
GIOVANNI TIZIAN
I successi
delle inchieste antimafia e i boss murati vivi al 41 bis sono solo una parte
della realtà. Perché i clan hanno cambiato modo di agire e hanno ripreso ad
avvolgere il paese nella loro rete. Ecco come
L’odore stantio di un
passato che ritorna. Che ci riporta indietro di anni, a prima dell’ascesa dei
Corleonesi e di Totò Riina, capo dei capi di Cosa nostra. Prima della stagione
delle bombe e delle stragi. Ci riporta alla stagione dell’aristocrazia mafiosa
palermitana, del “principe” Stefano Bontate. A quell’idea di mafia
fatta di mediazioni, accordi, dialogo, che non è mai stata sconfitta. Nel
lungo periodo hanno vinto gli strateghi dell’inabissamento, strenui oppositori
dell’attacco frontale alle istituzioni democratiche. I principi sono tornati, e
li troviamo capi e reggenti delle cosche. Hanno resistito al carcere, alle
confische, alle faide, ai pentiti. Forti di una società che ha bisogno di loro
e dei loro servigi. E mentre le cronache riportano la marcia trionfale
dell’antimafia giudiziaria, dai territori, da Palermo, Reggio Calabria, Roma,
Bologna, Milano, Torino, si levano segnali inequivocabili: lo Stato non
ha vinto.
Cari giudici di Mafia capitale, è l’ora di rileggere Sciascia
Massimo Carminati, er cecato |
TOMMASO CERNO
«Forse tutta
l’Italia va diventando Sicilia… E sale come l’ago di mercurio di un termometro,
questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l’Italia,
ed è già, oltre Roma… »
Abbiamo risentito la frase italiana per
eccellenza: la mafia non esiste. Quella dei tempi d’oro. Quando la politica
mangiava con loro e i giornalisti venivano ammazzati. Lo dicono ridacchiando
mentre uno ‘Stato cecato’ ha inflitto oltre 280 anni di carcere a
un’organizzazione criminale guidata da er Cecato vero, Massimo Carminati. Con
una sentenza che ripulisce Roma dal lordume. Fra le risatine di avvocati
entusiasti per avere mandato in galera i loro assistiti. Ridono perché questa è
una sentenza pesante, ma che mostra una visione vecchia della mafia. E fa
sembrare loro dei giuristi. Mentre ripetono quello che i mafiosi dicono dal
carcere: la mafia non c’è. Un limite culturale dello Stato. Pur con sostanziali
passi avanti rispetto agli anni delle assoluzioni choc, degli indulti a
comando.
Scalfari: Atei militanti, ecco perché sbagliate
Un conto è
non rispecchiarsi in alcuna religione rivelata. Altro è credere, in modo
assoluto e intollerante, nel grande nulla
Gli atei. Non so se è stata mai fatta un’indagine nazionale o internazionale sul loro numero attuale, ma penso che non siano molti. I semi-atei sono certamente molti di più, ma non possono definirsi tali. L’ateo è una persona che non crede in nessuna divinità, nessun creatore, nessuna potenza spirituale. Dopo la morte, per l’ateo, non c’è che il nulla. Da questo punto di vista sono assolutisti, in un certo senso si potrebbero definire clericali perché la loro verità la proclamano assoluta. Anche quelli che credono in una divinità (cioè l’esatto contrario degli atei) ritengono la loro fede una verità assoluta, ma sono infinitamente più cauti degli atei. Naturalmente ogni religione cui appartengono è molto differente dalle altre, ma su un punto convergono tutte: il loro Dio proclama una verità assoluta che nessuno può mettere in discussione. Nel caso della nostra storia millenaria il mondo è stato spesso insanguinato da guerre di religione. Quasi sempre dietro il motivo religioso c’erano anche altri e più corposi interessi, politici, economici e sociali, ma la motivazione religiosa era comunque la bandiera di quelle guerre, che furono molte e insanguinarono il mondo.
Gli atei. Non so se è stata mai fatta un’indagine nazionale o internazionale sul loro numero attuale, ma penso che non siano molti. I semi-atei sono certamente molti di più, ma non possono definirsi tali. L’ateo è una persona che non crede in nessuna divinità, nessun creatore, nessuna potenza spirituale. Dopo la morte, per l’ateo, non c’è che il nulla. Da questo punto di vista sono assolutisti, in un certo senso si potrebbero definire clericali perché la loro verità la proclamano assoluta. Anche quelli che credono in una divinità (cioè l’esatto contrario degli atei) ritengono la loro fede una verità assoluta, ma sono infinitamente più cauti degli atei. Naturalmente ogni religione cui appartengono è molto differente dalle altre, ma su un punto convergono tutte: il loro Dio proclama una verità assoluta che nessuno può mettere in discussione. Nel caso della nostra storia millenaria il mondo è stato spesso insanguinato da guerre di religione. Quasi sempre dietro il motivo religioso c’erano anche altri e più corposi interessi, politici, economici e sociali, ma la motivazione religiosa era comunque la bandiera di quelle guerre, che furono molte e insanguinarono il mondo.
I boss di Corleone rinviati a giudizio, c’è anche il nipote di Bernardo Provenzano
Carmelo Gariffo |
Carmelo Gariffo sarà processato in
autunno insieme ad altri 11 gregari con il rito abbreviato
Il processo inizierà solo in autunno per gli ultimi arrestati durante i blitz antimafia di Corleone che hanno disinnescato i tentativi del locale mandamento di ricostituirsi. A provarci è stato Carmelo Gariffo, il nipote prediletto di Bernardo Provenzano. Ques’ultimo sarà processato insieme ad altri 11 gregari.
Il processo inizierà solo in autunno per gli ultimi arrestati durante i blitz antimafia di Corleone che hanno disinnescato i tentativi del locale mandamento di ricostituirsi. A provarci è stato Carmelo Gariffo, il nipote prediletto di Bernardo Provenzano. Ques’ultimo sarà processato insieme ad altri 11 gregari.
lunedì, luglio 24, 2017
Tomasi, l’uomo che non seppe di essere diventato un caso
Giuseppe Tomasi di Lampedusa |
MARCELLO BENFANTE
Il personaggio. L’anniversario. Il 23 luglio del 1957 moriva il
principe-scrittore non ancora consegnato alla gloria: un autore che non fu
personaggio per lo scarso materiale mediatico sulla sua vita, ma che divenne
mito. Nel senso che quel giorno di sessant’anni fa moriva l’uomo, pressoché
sconosciuto al mondo delle Lettere, e si ponevano le condizioni perché sorgesse
il mito, il quale gode per statuto dei privilegi dell’eternità, ossia di una
perpetua attualità, ancorché fittizia e revocabile.
Allorché muore, il Lampedusa non è ancora l’autore del “Gattopardo”. Che ha
già scritto, ma non ancora pubblicato. Anche in questo caso, non diremo che non
è ancora nessuno, per il pubblico e per l’intellighenzia nazionale, ovviamente.
Diremo, pirandellianamente, che non è ancora qualcuno. Muore, cioè, prima di
essere irretito in uno schema interpretativo che avrebbe potuto influenzare il
prosieguo della sua carriera letteraria. È, se vogliamo, un’osservazione
lapalissiana. Non priva però di un’illuminante rivelazione. Giuseppe Tomasi si
congeda dal mondo e dalla fama giusto in tempo per non trasformarsi in un
“caso”. D’altronde, è la morte stessa a determinare una (e non la più
importante) delle condizioni da cui il “caso” sortisce.
Tomasi di Lampedusa. La beffa della lapide con la data sbagliata
GIUSI SPICA
La tomba al cimitero dei cappuccini riporta il giorno in cui arrivò la
salma a Palermo. Una testimonianza d’indifferenza
Forse sarà stato proprio «questo clima che ci infligge sei mesi di febbre»
– come scriveva nel “Gattopardo” per spiegare l’indolenza siciliana – ad aver
stordito l’impiegato comunale che comunicò la data della sua morte,
scambiandola con quella dell’arrivo della salma in città. Non il 26 luglio -
com’è scritto nella lapide – ma il 23. Vittima, lui che ne fu il teorico, di quel “gattopardismo” che spinge i
siciliani alla pigrizia, come spiegava nel romanzo il principe Fabrizio Salina
all’inviato sabaudo Chevalley. O forse è soltanto l’ultima beffa che i
siciliani hanno inflitto all’autore del “Gattopardo”. Acclamato come
profeta fuori patria, dove il libro è subito diventato un best seller. Accolto
freddamente nel suo Paese, pubblicato postumo da Feltrinelli, dopo il rifiuto
di Einaudi e Mondadori. I suoi conterranei, forse, non gli hanno mai perdonato
di aver parlato di quel «senso di superiorità che barbaglia in ogni occhio
siciliano, che noi stessi chiamiamo fierezza, ma che in realtà è cecità ». E
poco importa che le frasi lapidarie di don Fabrizio si siano imposte nei
discorsi quotidiani con la forza dell’aforisma.
venerdì, luglio 21, 2017
Don Leoluca Pasqua, sacerdote di origine corleonese, nominato direttore spirituale del seminario di Palermo e vicario episcopale territoriale
Il sacerdote di origine corleonese, don Leoluca Pasqua, nominato direttore spirituale del Seminario e vicario episcopale territoriale dall'arcivescovo di Palermo |
L'ARCIVESCOVO MONS. CORRADO LOREFICE HA PROVVEDUTO A NUOVE NOMINE DI PARROCI
L'Ecc.mo
Arcivescovo di Palermo, Mons. Corrado Lorefice, ha provveduto ad alcune
Parrocchie della Diocesi nominando i seguenti Sacerdoti (...).
L'Arcivescovo
ha inoltre nominato:
1. Don Leoluca Pasqua Direttore Spirituale del
Seminario e Vicario Episcopale territoriale
2. Don Raimondo Abbandoni Rettore della Chiesa Badia del Monte (intesa S. Lucia) a Via Ruggero Settimo
2. Don Raimondo Abbandoni Rettore della Chiesa Badia del Monte (intesa S. Lucia) a Via Ruggero Settimo
3. Don
Francesco Nicasio Cassata Rettore della Chiesa S. Michele a Caccamo,
affidandogli anche la cura della Chiesa di S. Giovanni Li Greci
4. Don Pierre Ama Kouadio Assistente Spirituale dell'Ospedale dei Bambini "G. Di Cristina"
4. Don Pierre Ama Kouadio Assistente Spirituale dell'Ospedale dei Bambini "G. Di Cristina"
5. Don
Salvatore Amato Segretario dell'Ufficio Pastorale Diocesano
Tutte le
nomine rese pubbliche oggi, ad eccezione di quelle di Portella di Mare e Conte Federico già
operative. avranno decorrenza dal prossimo mese di settembre
Sequestro beni boss Riina. Mons. Pennisi: “Confido nell’operato dell’amministratore giudiziario, che farà chiarezza sul passato”
Monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale |
“Confido nell’operato dell’amministratore giudiziario, assegnato dal Tribunale di Palermo, certo che
il suo lavoro farà chiarezza su fatti gestionali del passato”. Con queste
parole mons. Michele Pennisi, vescovo di Monreale, commenta l’operazione di
sequestro dei beni del capo mafia, Salvatore Riina, e del suo nucleo familiare
imposto dal Tribunale di Palermo, che ha sottoposto ad Amministrazione
giudiziaria anche l’azienda agricola dell’ente Santuario Maria Santissima del
Rosario di Tagliavia. La diocesi si dichiara “fiduciosa nell’operato degli
inquirenti e disponibile ad una piena collaborazione per fare chiarezza”. Il
terreno in oggetto è un fondo di circa 150 ettari, che per estensione non è
facilmente controllabile. Per questo, osserva il vescovo che attualmente sta
guidando il pellegrinaggio diocesano al Santuario della Madonna di Fatima in
Portogallo, “è opportuno verificare se nei pascoli abusivi siano stati
all’opera dei mafiosi”. Tra i dipendenti dell’azienda, infatti, risulta dal
2001 una persona incensurata che è figlio dell’autista di Riina. E dalle
intercettazioni sembrerebbe che si rivolgesse alla moglie di Riina, o ad altri
parenti, quando alcuni mafiosi sconfinavano per i pascoli. Di tutto ciò, però,
“non è mai stato informato il legale rappresentante”.
agensir.it, 20 luglio 2017
agensir.it, 20 luglio 2017
giovedì, luglio 20, 2017
Andrea Gattuso è il nuovo segretario di Nidil Cgil Palermo
Andrea Gattuso |
“Migliorare le condizioni di lavoro dei collaboratori precari”.
E' stato eletto ieri dall'assemblea generale di Nidil Cgil Palermo, la categoria che si occupa dei lavoratori atipici, il nuovo segretario generale. E' Andrea Gattuso, 32 anni, fino al 2011 componente dell'esecutivo nazionale dell'Udu, ex responsabile delle politiche giovanili di Cgil Scilia e operatore dell'Inca. Prende il posto di Laura Di Martino, della Filcams Cgil. “Tante sono le vertenze aperte che siamo affrontando, da quella del centinaio di collaboratori del call center Marketing management, agli ex Lsu cococo Ata, ai circa duemila somministrati palermitani che lavorano presso le agenzie per il lavoro – dichiara Andrea Gattuso – Vogliamo migliorare la platea dei lavoratori atipici, che continuano a operare in situazioni difficili: salari bassi, discontinuità lavorativa, condizioni di mancato rispetto dei diritti basilari. Un altro obiettivo è rappresentare il mondo delle partite Iva, sempre più diffuse nella sanità, nei servizi e nel pubblico impiego”. “E ancora – aggiunge Gattuso - intendiamo lavorare in sempre più stretta sinergia con le categorie e la confederazione, e col sistema delle tutele individuali”.
"Veloce" Pa-Ag, ritardi di un anno per il tratto Bolognetta-Lercara
Palermo-Agrigento: l'opera, nel tratto
Bolognetta-Lercara, è già in ritardo di quasi un anno. Al tavolo con i
sindacati, la Regione e Anas si impegnano a proseguire l'opera aumentando la
produttività. “Non ci sono i motivi per licenziare il personale”.
Palermo-Agrigento:
l'opera di ammodernamento stradale in corso sulla Bolognetta-Lercara doveva
essere consegnata a ottobre 2017. Il completamento slitta di un anno, a fine
2018. Ma ci sono i margini per recuperare il ritardo, aumentando la
produttività, al momento al di sotto dei livelli standard, e per mantenere al
lavoro i 110 operai impegnati. E' quanto è emerso nel corso alla riunione con i
sindacati di Feneal, Filca Fillea che si è svolta oggi all'assessorato
Infrastrutture sullo stato dei lavori sulla Palermo-Agrigento, alla presenza
dell'assessore Luigi Bosco, del direttore generale Bellomo, e dei vertici Anas.
La strage di via D'Amelio: agende smarrite, falsi pentiti, ma nessuno paga!
DINO PATERNOSTRO
Osservando i misteri d'Italia (l’ultimo in
ordine cronologico, il mistero dell'agenda rossa di Borsellino, incredibilmente
volatilizzatasi), non abbiamo molti motivi per fidarci di alcuni pezzi dello
Stato. Per esempio, aver "costruito" un falso pentito come Scarantino
è la firma sui depistaggi di Stato. Ma non paga mai nessuno. Tutti sempre
assolti. Come si può?!?! Oggi
tutti dicono come anche allora Scarantino non fosse assolutamente credibile per
mille ragioni, che oggi vengono tutte meticolosamente elencate. Ma perchè
NESSUNO allora ebbe il coraggio e lo scatto d'orgoglio di dire: FERMI! BASTA!
Nessuno ebbe questo coraggio e questa dignità. Per anni, per tanti anni, per
troppi anni. E se il pentito Spatuzza non si fosse auto-accusato, ancora oggi
avremmo in piedi "la verità" di Scarantino. Ecco perchè non condivido
assolutamente le parole "minimaliste" del presidente della Repubblica
Sergio Mattarella, che parla di "gravi errori". Non vi furono solo
"gravi errori" allora, ma complicità e depistaggi da parte di
"pezzi" dello Stato, che invece avrebbero dovuto scoprire la verità e
dare giustizia agli italiani. Ma nessuno paga per questo. Nessuno, nessuno. Tutti
sempre assolti. Per insufficienza di prove o per non aver commesso il fatto.
Non pagano le forze dell'ordine che hanno indagato/depistato, non pagano i
magistrati che hanno indagato/depistato. Alla faccia di tutta l'ansia di verità
e di giustizia degli italiani onesti! (d.p.)
Paolo Borsellino: "I giorni di Giuda" (testo)
Paolo Borsellino |
di PAOLO BORSELLINO
Nel giorno del
venticinquennale della strage di via d'Amelio pubblichiamo il video integrale*
e il testo dell'ultimo intervento pubblico di Paolo Borsellino. Con questo
commosso e polemico discorso, pronunciato a Palermo il 25 giugno 1992 nel corso
di una manifestazione promossa da MicroMega, Borsellino rivelò a tutti il clima di
diffidenza e di isolamento che di fatto condannò a morte Giovanni Falcone.
Io sono venuto questa sera soprattutto per ascoltare. Purtroppo ragioni di lavoro mi hanno costretto ad arrivare in ritardo e forse mi costringeranno ad allontanarmi prima che questa riunione finisca. Sono venuto soprattutto per ascoltare perché ritengo che mai come in questo momento sia necessario che io ricordi a me stesso e ricordi a voi che sono un magistrato. E poiché sono un magistrato devo essere anche cosciente che il mio primo dovere non è quello di utilizzare le mie opinioni e le mie conoscenze partecipando a convegni e dibattiti ma quello di utilizzare le mie opinioni e le mie conoscenze nel mio lavoro. In questo momento inoltre, oltre che magistrato, io sono testimone.
Io sono venuto questa sera soprattutto per ascoltare. Purtroppo ragioni di lavoro mi hanno costretto ad arrivare in ritardo e forse mi costringeranno ad allontanarmi prima che questa riunione finisca. Sono venuto soprattutto per ascoltare perché ritengo che mai come in questo momento sia necessario che io ricordi a me stesso e ricordi a voi che sono un magistrato. E poiché sono un magistrato devo essere anche cosciente che il mio primo dovere non è quello di utilizzare le mie opinioni e le mie conoscenze partecipando a convegni e dibattiti ma quello di utilizzare le mie opinioni e le mie conoscenze nel mio lavoro. In questo momento inoltre, oltre che magistrato, io sono testimone.
mercoledì, luglio 19, 2017
Sequestro dei beni al boss Riina: notizie dal brindisino dove risiedono la figlia e il genero
Mafia, Totò Riina resta al 41 bis. Alla moglie: "Non mi pento, mi posso fare pure tremila anni"
Il boss mafioso Totò Riina resta in carcere |
Il tribunale di
sorveglianza di Bologna dice no alla scarcerazione: "Tutelato il suo
diritto alla salute. Può ancora intervenire nelle logiche di Cosa Nostra".
Il dialogo tra il boss e la moglie in carcere. L'avvocato: "Faremo ricorso"
BOLOGNA - Il tribunale di sorveglianza di Bologna ha
rigettato la richiesta di differimento pena o, in
subordine, di detenzione domiciliare presentata dai legali del boss Totò Riina.
I giudici hanno riunito due procedimenti, decidendoli insieme. Riina quindi
resta detenuto al 41bis nel reparto riservato ai carcerati dell'ospedale di Parma.
Alla richiesta dei legali, motivata da ragioni di salute del boss, si è opposto
il pg di Bologna Ignazio De Francisci.
"IO NON MI PENTO".
"Io non mi pento...a me non mi piegheranno" e "Io non voglio chiedere niente a nessuno ... mi posso fare anche 3000 anni no 30 anni", ha detto Riina alla moglie Antonietta Bagarella in un colloquio video-registrato avvenuto lo scorso 27 febbraio. Le parole del dialogo, "nel contesto di uno scambio di frasi su istanze da proporre", scrivono i giudici, sono nell'ordinanza con cui la Sorveglianza ha rigettato l'istanza del boss di Cosa Nostra. Per i giudici è "degno di nota" il fatto che Riina asserisca che "non si piegherà e non si pentirà mai". E "altrettanto significativo" è un passaggio durante il quale i coniugi "giungono ad affermare che i collaboratori di giustizia vengono pagati per dire il falso".
"IO NON MI PENTO".
"Io non mi pento...a me non mi piegheranno" e "Io non voglio chiedere niente a nessuno ... mi posso fare anche 3000 anni no 30 anni", ha detto Riina alla moglie Antonietta Bagarella in un colloquio video-registrato avvenuto lo scorso 27 febbraio. Le parole del dialogo, "nel contesto di uno scambio di frasi su istanze da proporre", scrivono i giudici, sono nell'ordinanza con cui la Sorveglianza ha rigettato l'istanza del boss di Cosa Nostra. Per i giudici è "degno di nota" il fatto che Riina asserisca che "non si piegherà e non si pentirà mai". E "altrettanto significativo" è un passaggio durante il quale i coniugi "giungono ad affermare che i collaboratori di giustizia vengono pagati per dire il falso".
Mafia, scoperta una cosca di insospettabili. 34 arresti, smantellato il clan di Brancaccio
di SALVO PALAZZOLO
Palermo, blitz di polizia e guardia di finanza. Il clan era retto da un boss scarcerato, Pietro Tagliavia. Racket a tappeto in città, nessun commerciante ha denunciato. Il questore Cortese: "Un segnale preoccupante". Riciclaggio attraverso un maxi giro di fatture false nel nord Italia. Tra gli arrestati anche il fratello del cooperante Lo Porto, rapito da Al Qaeda in Pakistan e ucciso in un attacco di droni Usa
19 luglio 2017. L’alba più bella sul golfo di Palermo è quella che vedi da Brancaccio, diceva sorridente don Pino Puglisi. Sarà. Ma è ancora notte sulla città. Una notte buia. E questa grande periferia fa paura. Strade deserte e auto della polizia che sfrecciano a velocità. Rumore di porte che sbattono e uomini che corrono. Non c’è pace per la terra del piccolo parroco martire della mafia dal 1993. Nella terra del beato Puglisi c’era la nuova testa dell’acqua di Cosa nostra, la testa di una piovra ancora insidiosa, perché è riuscita a reclutare insospettabili in tutti gli ambiti della città. Nel blitz di stanotte contro 34 persone, coordinato dal procuratore Francesco Lo Voi, la sezione Criminalità organizzata della squadra mobile ha arrestato per associazione mafiosa anche il fratello di Giovanni Lo Porto, l’operatore umanitario rapito da Al Qaeda nel 2012, in Pakistan, e ucciso tre anni fa da un drone americano nel corso di un'operazione antiterrorismo.
Palermo, blitz di polizia e guardia di finanza. Il clan era retto da un boss scarcerato, Pietro Tagliavia. Racket a tappeto in città, nessun commerciante ha denunciato. Il questore Cortese: "Un segnale preoccupante". Riciclaggio attraverso un maxi giro di fatture false nel nord Italia. Tra gli arrestati anche il fratello del cooperante Lo Porto, rapito da Al Qaeda in Pakistan e ucciso in un attacco di droni Usa
19 luglio 2017. L’alba più bella sul golfo di Palermo è quella che vedi da Brancaccio, diceva sorridente don Pino Puglisi. Sarà. Ma è ancora notte sulla città. Una notte buia. E questa grande periferia fa paura. Strade deserte e auto della polizia che sfrecciano a velocità. Rumore di porte che sbattono e uomini che corrono. Non c’è pace per la terra del piccolo parroco martire della mafia dal 1993. Nella terra del beato Puglisi c’era la nuova testa dell’acqua di Cosa nostra, la testa di una piovra ancora insidiosa, perché è riuscita a reclutare insospettabili in tutti gli ambiti della città. Nel blitz di stanotte contro 34 persone, coordinato dal procuratore Francesco Lo Voi, la sezione Criminalità organizzata della squadra mobile ha arrestato per associazione mafiosa anche il fratello di Giovanni Lo Porto, l’operatore umanitario rapito da Al Qaeda nel 2012, in Pakistan, e ucciso tre anni fa da un drone americano nel corso di un'operazione antiterrorismo.
Il sen. Giuseppe Lumia: "Il sequestro dei beni di Riina è un successo dello Stato!"
Il boss mafioso Totò Riina |
GIUSEPPE LUMIA
Il sequestro della villa, dei terreni e dei conti correnti di Riina è un
ottimo colpo. Il boss è straricco. La sua ricchezza trasuda di violenza e di
sopraffazione a danno dei cittadini e dei nostri stupendi territori. Droga,
estorsioni, controllo degli appalti, truffe alle risorse dello Stato e
dell’Unione europea hanno determinato un patrimonio immenso, in buona parte
tutto da scoprire. Il sequestro e la confisca sono la migliore risposta anche nei confronti
della sua famiglia che si è cullata nell'oro del boss, non prendendone mai le
distanze, ma ricoprendo sempre un ruolo deleterio, come risulta chiaro a tutti
dalle prese di posizione pubbliche e dallo stesso libro del figlio Salvo.
Hanno fatto bene i giudici della sorveglianza ad impedire l'ennesimo tentativo del capo di cosa nostra di aggirare la legge ed il 41bis. Riina può essere curato al meglio in carcere! Anche la Commissione Parlamentare Antimafia era arrivata alle stesse conclusioni.
Hanno fatto bene i giudici della sorveglianza ad impedire l'ennesimo tentativo del capo di cosa nostra di aggirare la legge ed il 41bis. Riina può essere curato al meglio in carcere! Anche la Commissione Parlamentare Antimafia era arrivata alle stesse conclusioni.
Non bisogna sottovalutare il nipote, Giovanni Grizzaffi, il tanto acclamato
messia, oggi di nuovo libero per fine pena. Su di lui bisogna puntare tutte le
attenzioni e sono certo che lo Stato gli impedirà di rilanciare
l'organizzazione Cosa nostra del corleonese, dopo le tante sconfitte subite, e
di condizionare il cammino di crescita che il territorio, tra mille difficoltà,
ha comunque conosciuto e portato avanti.
L'esperienza dei terreni del Santuario di Tagliavia, della curia di
Monreale, in mano al boss Di Marco, sempre facenti parte del giro del capo di
Cosa nostra, ci impone una seria riflessione sugli errori fatti e sul cammino
di legalità e sviluppo da compiere. Bisogna evitare che si possa consentire ai
boss mafiosi, sotto mentite spoglie, di gestire dei terreni che potevano essere
invece consegnati ad esperienze sociali come quella a sostegno dei poveri di
Biagio Conte.
Facciamo in modo che le loro idee camminino sulle nostre gambe!
Cgil, uno striscione con le immagini di
Falcone e Borsellino, e i nomi dei poliziotti delle scorte, appeso ai balconi
della sede di via Meli e nelle altre dieci sedi delle Camere del Lavoro di
Palermo e provincia, per i 25 anni dalle due stragi
Palermo 19
luglio 2017 – Uno striscione con l'immagine di Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino, nel ricordo del venticinquennale delle stragi di mafia, 1992-2017,
da oggi, anniversario della strage di via D'Amelio, è stato esposto ai balconi
della Cgil di Palermo e delle altre dieci sedi delle Camere del Lavoro di Palermo
e provincia, Brancaccio e Zen, e Bagheria, Termini Imerese, Cefalù, Corleone,
Partinico, Petralia Sottana, Carini, Misilmeri. Nell'immagine, che riporta la
frase “Le loro idee camminano sulle nostre gambe”, la Cgil Palermo ricorda il
sacrificio di chi ha perso la vita nella lotta alla mafia e dedica lo
striscione ai tre magistrati Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e Francesca
Morvillo e agli otto poliziotti delle due scorte, Agostino Catalano, Walter
Eddie Cosina, Rocco Dicillo, Vincenzo Fabio Li Muli, Emanuela Loi, Antonio
Montinaro Vito Schifani e Claudio Traina.
19 luglio 1992 - 19 luglio 2017: ricordiamo la strage di via D'Amelio con questa sconvolgente intervista di Fiammetta Borsellino
CI SEMBRA QUESTO OGGI IL MODO MIGLIORE, PIU' SERIO, PIU' CORRETTO DI RICORDARE PAOLO BORSELLINO, AGOSTINO CATALANO, CLAUDIO TRAINA, VINCENZO LI MULI, WALTER COSINA, EMANUELA LOI. IL RESTO SUONEREBBE RETORICO... (dp)
A 25 anni dal 19 luglio 1992,
Fiammetta Borsellino, la figlia minore del magistrato Paolo Borsellino, parla
in esclusiva ai microfoni di Fanpage.it in un'intervista a Sandro Ruotolo e
ripercorre i 'buchi neri' e le 'lacune' delle
indagini dei processi sulla strage di via D'Amelio. I depistaggi, le tante
domande che non hanno ancora avuto risposta, il mistero dell'agenda rossa, i
falsi pentiti che hanno inquinato la ricerca della verità: "Vogliamo la verità, non una qualsiasi
verità. Forse i collaboratori dovrebbero emergere da altri ambiti".
In corso in queste ore il sequestro di beni nei confronti del capo di Cosa nostra Totò Riina
I sequestri localizzati prevalentemente nelle province di Palermo e Trapani (3 società, una villa, 38 rapporti bancari e numerosi terreni). Il provvedimento si estenderà alle province di Lecce e Brindisi, ove sono stati localizzati i beni aziendali formalmente intestati ad Antonino Ciavarello, genero di Riina. Sottoposto ad amministrazione giudiziaria anche l’azienda agricola del Santuario Maria Santissima del Rosario di Tagliavia (Corleone).
Dalle prime ore odierne i Carabinieri del R.O.S. coadiuvati da quelli del
Comando Provinciale di Palermo e Trapani, stanno dando esecuzione ad un Decreto
di Sequestro beni emesso dal Tribunale – sezione misure di prevenzione -
di Palermo su proposta della Procura della Repubblica di Palermo nei confronti
del capo di cosa nostra, Salvatore RIINA, e del suo nucleo familiare per un
valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro. Le indagini patrimoniali
condotte dal ROS costituiscono il completamento della più generale attività di
contrasto condotta dai Carabinieri nei confronti del potente mandamento mafioso
di Corleone, uscito depotenziato negli ultimi 5 anni dagli esiti delle indagini
Patria, All Stars e Grande Passo, ed ha consentito di individuare e colpire il
patrimonio occulto riconducibile a Salvatore RIINA, alla moglie Ninetta
BAGARELLA e ai figli, Giuseppe Salvatore, Maria Concetta e Lucia.
martedì, luglio 18, 2017
Corleone, riunione dei sindaci del consorzio "Sviluppo e Legalità" nell'immobile confiscato al boss Lo Bue
I sindaci del Consorzio "Sviluppo e Legalità" davanti all'immobile confiscato al boss mafioso di Corleone Rosario Lo Bue |
Nel pomeriggio di venerdì
14 luglio, la Commissione Straordinaria del comune di Corleone ha partecipato alla prima riunione dei nuovi
Sindaci nell’Assemblea dei Soci del Consorzio "Sviluppo e Legalità", unitamente ai
Sindaci dei Comuni di Camporeale, Corleone, Monreale, Piana degli Albanesi,
Roccamena, San Cipirello e San Giuseppe Jato. Era presente anche il Direttore del Consorzio, avv. Lucio Guarino. Significativamente, la riunione, si è svolta presso l’immobile confiscato al boss mafioso Rosario Lo Bue, di cui recentemente il Comune di Corleone è entrato in possesso. Il bene confiscato sarà utilizzato in parte come sede del Consorzio stesso e in parte come uffici comunali.
Corleone, cittadinanza onoraria ai giovani dei campi di lavoro antimafia
I volontari dei campi di lavoro hanno ricevuto gli attestati di cittadinanza onoraria del Comune di Corleone da parte della Commissione straordinaria |
La Commissione
Straordinaria, giovedì scorso, ha incontrato i
giovani volontari che hanno partecipato ai campi di lavoro nelle terre
confiscate alla mafia, organizzati dalla cooperativa Lavoro e non solo, conferendo ai 25
ragazzi provenienti dalla Toscana e dalla Lombardia un attestato di
cittadinanza onoraria per l’importante valenza delle attività svolte a sostegno
della diffusione della cultura basata sui principi di legalità e di
partecipazione.
Corleone, la Commissione straordinaria diffida la ditta Co.Ge.Si. a pagare i salari arretrati ai lavoratori
Alla fine dello scorso anno la Commissione straordinaria del comune di Corleone aveva affidato alla ditta Co.Ge.Si. di San Giuseppe Jato il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani. A distanza di tanti mesi, denuncia il comune di Corleone - "la ditta affidataria del servizio di igiene ambientale
non ha corrisposto totalmente le spettanze retributive e contributive a favore
degli operai", per cui, "anche su sollecitazione delle organizzazioni sindacali di
categoria", "sono state impartite direttive al Responsabile del III Settore –
Ufficio tecnico di inoltrare una diffida
alla Ditta Co.Ge.Si per effettuare la
liquidazione di quanto dovuto al suddetto personale entro quindici giorni dal
ricevimento della predetta diffida". "In mancanza della quale - precisa la Commissione straordinaria - il Comune
provvederà direttamente al pagamento a favore dei lavoratori, a termini di
quanto disposto dal vigente Codice dei
Contratti Pubblici".
lunedì, luglio 17, 2017
Giulio Cavalli (Left): "Il senatore Giarrusso e la solidarietà che si fa solo con i propri sodali"
Il senatore Mario Michele Giarrusso |
GIULIO CAVALLI
«Quel senatore è pericoloso». A parlare non è uno qualunque ma Giuseppe, uno dei fratelli Graviano, boss di Cosa Nostra in Sicilia, in carcere al 41bis. La notizia è stata data dal settimanale siciliano S e il senatore di cui parla Graviano è Mario Michele Giarrusso, senatore del Movimento 5 Stelle che da anni si occupa di criminalità organizzata e che in commissione giustizia ha dato battaglia (tra le altre cose) per l’inasprimento delle pene del 416bis, sulla scrittura dell’articolo 416ter (sul voto di scambio politico mafioso) e altro. Un boss storico di Cosa Nostra, insomma, dimostra, mentre è intercettato nella sua cella, di conoscere bene i meccanismi parlamentari e individua con nome e cognome il presunto “responsabile”. Per Giarrusso questa è una medaglia da appuntarsi sul petto, senza dubbio: dispiacere ai mafiosi è sempre un bel merito, soprattutto in questo tempo di amici degli amici che si mimetizzano perfettamente.
«Quel senatore è pericoloso». A parlare non è uno qualunque ma Giuseppe, uno dei fratelli Graviano, boss di Cosa Nostra in Sicilia, in carcere al 41bis. La notizia è stata data dal settimanale siciliano S e il senatore di cui parla Graviano è Mario Michele Giarrusso, senatore del Movimento 5 Stelle che da anni si occupa di criminalità organizzata e che in commissione giustizia ha dato battaglia (tra le altre cose) per l’inasprimento delle pene del 416bis, sulla scrittura dell’articolo 416ter (sul voto di scambio politico mafioso) e altro. Un boss storico di Cosa Nostra, insomma, dimostra, mentre è intercettato nella sua cella, di conoscere bene i meccanismi parlamentari e individua con nome e cognome il presunto “responsabile”. Per Giarrusso questa è una medaglia da appuntarsi sul petto, senza dubbio: dispiacere ai mafiosi è sempre un bel merito, soprattutto in questo tempo di amici degli amici che si mimetizzano perfettamente.
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