Falcone e Borsellino (olio su tela, G. Porcasi) |
FEDERICA GOVERNANTI
Quando l’arte sposa il ricordo nasce la pittura d’impegno
sociale di Gaetano Porcasi.
Un quarto di secolo è ormai trascorso da quel famigerato 23
maggio 1992. Una potente deflagrazione di sgomento e dolore sbrecciò non solo
l’asfalto dell’A29 all’altezza dello svincolo di Capaci ma anche la coscienza
d’una nazione intera, ridotta a brandelli, come quella strada. Una strada
trasformatasi in una voragine che trascinò con se Giovanni Falcone, volto
dell’antimafia siciliana, insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti
di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonino Montinari. Considerato uno
dei momenti più alti della sfida della mafia contro la magistratura, la strage
di Capaci, insieme a quella di via D’Amelio che di poco la seguì, provocò
un’inarrestabile onda d’urto in grado di creare un risveglio collettivo, un
moto di rabbia e resistenza contro quell’atavica piovra da cui bisognava
liberarsi.
In questo contesto storico-culturale di rigetto del
fenomeno mafioso nato dalle stragi, prende le mosse l’attività artistica di un
giovane pittore che inizia ad intingere i suoi pennelli nei variegati e
infiniti colori dell’impegno civile trasponendo la memoria storica sulle sue
tele dai marcati tratti pittorici della denuncia sociale. Da Partinico, un
paese caratterizzato da una profonda reticenza a liberarsi dal fardello
mafioso, il pittore Gaetano Porcasi, attraverso il suo genio artistico abbatte
il muro del silenzio-assenso cominciando a dare una forma al suo immaginario
nutrito da valori etici e umani. Si tratta di un vero e proprio viaggio nel
tempo attraverso episodi della storia siciliana che si snodano come vere e
proprie vie costellate da mattonelle raffiguranti i numeri civici, le
puntualità della memoria collettiva. Un percorso storico-pittorico fatto di
muri su cui dipingere sanguinose quanto importanti pagine di cronaca che telegraficamente
riportano le date, le vittime e una scelta sapiente
di messaggi di coraggio e speranza da urlare in faccia all’omertà. La strada
scelta dal pittore Gaetano Porcasi è una cromatica lotta per l’affermazione dei
valori umani, per il rispetto della natura, dei diritti dei più deboli, delle
regole della democrazia. Arte e denuncia danno vita ad una poetica imperniata
sulla centralità della memoria, l’unico antidoto contro i “corsi e ricorsi
della storia”, l’unica arma di pace e libertà contro la morte delle idee di
legalità, giustizia e verità.
Le tele di Gaetano Porcasi ripercorrono le vie di una
storia di violenza e dolore che per non ripetersi ed inocularsi nelle coscienze
delle nuove generazioni ha il dovere di rimare viva e palpitante. Ed ecco che
solo la magia e la forza dei colori accesi sulla tela, dei tratti espressivi
dei volti delle vittime e degli aguzzini, della
sua peculiare tanto ricercata tecnica pittorica riesce a suscitare quella
carica emotiva che incide una storia collettiva sulla coscienza individuale di
ogni singolo fruitore di “questa pittura impegnata che riesce a coniugare
l’esaltazione dei valori etici con il bello artistico, l’etica nell’estetica”.
Una cronaca su tela, una denuncia civile che si spoglia delle parole per indossare
queste immagini sporcate del rosso del sangue di una strage la cui ferita, dopo
25 anni, non si è ancora rimarginata. Così, il pittore Gaetano Porcasi
attraverso le angolature dei suoi dipinti crea dei veri e propri squarci
temporali cosicché, saltandovi dentro con gli occhi e con l’anima, si ha
l’impressione di essere presenti sui luoghi degli atroci e aberranti
avvenimenti. L’impressione di un reale coinvolgimento dentro una storia che non
è pietrificata e grigia ma calda e rossa come il sangue ingiustamente versato
da grandi uomini come i giudici Falcone, Borsellino e i loro agenti di scorta,
mette in moto sentimenti di sdegno e di riprovazione che trasformano i cruenti
eventi di un’isola tanto meravigliosa quanto martoriata in un presente dal
cuore immortale, che mai cesserà di battere e battersi. “A guardare quelle
immagini mi sono sentito partecipe di un racconto di speranza, di resistenza e
riscatto, mi sono sentito male per tutto il dolore che ha accompagnato la
nostra storia recente, ho provato indignazione per tutti i segreti che ancora
la avvolgono, mi sono chiesto cosa passerà per la testa di un ragazzo che non
sa nulla di tutto questo mentre guarda
questi quadri. Poi mi sono sentito meglio pensando che probabilmente proverà
molte delle emozioni che sento io, avrà la stessa memoria, gli stessi ricordi
di qualcosa che stiamo vivendo in quel momento, davanti a quelle tele, a quelle
linee e a quei disegni.” Con queste parole lo scrittore Carlo Lucarelli
sottolinea il potente, quasi magico, coinvolgimento emotivo della poetica
pittorica di Gaetano Porcasi, appellando ai suoi quadri come vere e proprie
armi di pace e libertà. Armi che è necessario
trasferire nelle mani delle nuove generazioni, classe dirigente del futuro, in
questo cammino di legalità e umanità lungo la strada di una memoria che per
resistere ha bisogno “della cultura di pace e del coraggio di guerra”. Ha
bisogno di emozioni, quelle dipinte da Gaetano Porcasi.
Federica Governanti
Nessun commento:
Posta un commento