venerdì, giugno 30, 2017

Pisapia, sfida a Renzi: “Prenderemo i voti di chi ha lasciato il Pd”

MAURO FAVALE
La manifestazione. Il federatore della sinistra domani in piazza. “Rottamare non ci piace, far ruotare sì”. Bersani sul palco
ROMA. «Competition is competition ». Mutuando uno slogan caro a Romano Prodi, Giuliano Pisapia si prepara a lanciare, domani pomeriggio, da una piazza Santi Apostoli colorata di arancione, la sua sfida definitiva al Pd. Col partito guidato da Matteo Renzi, specie dopo le chiusure arrivate dal segretario Dem nei giorni scorsi, all’ex sindaco di Milano non importa più avere rapporti. «A me interessa il rapporto col popolo», replica Pisapia nel corso di un incontro a Perugia. Domani, dal palco di quella che fu la piazza dell’Ulivo, sarà ancora più netto, tracciando i contorni del nuovo soggetto al quale sta lavorando da mesi e che sarà «autonomo, alternativo sfidante e competitivo rispetto al Pd renziano». D’altronde, spiega Miguel Gotor, senatore di Mdp, l’altra gamba del movimento che nascerà domani sotto le insegne dello slogan “Insieme”, «Renzi in questi anni ha perso, solo alle primarie Pd, oltre 630 mila voti. Noi dobbiamo cominciare provando a conquistare quell’elettorato deluso che magari si è rifugiato nell’astensionismo».

È questa la competition che verrà lanciata domani nel battesimo di un movimento che, spiega Massimiliano Smeriglio, vice di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio e luogotenente di Pisapia nella capitale, «deve darsi un nome e una struttura per dare risposte a quelle realtà che a sinistra cercano una casa diversa dalla semplice testimonianza o dal partito “proprietario” di Renzi». Sul palco di Santi Apostoli si alterneranno una quindicina di interventi tra politici, costituzionalisti (Valerio Onida, fermo oppositore della riforma costituzionale di Renzi) e mondo dell’associazionismo: dall’Arci alle esperienze dei centri antiviolenza come quello di Tor Bella Monaca, a Roma, sfrattato dalla giunta M5S, passando per alcune vertenze come quella che stanno portando avanti i lavoratori di Amazon.
Simbolica la presenza del comitato di redazione de L’Unità, il quotidiano del Partito democratico da tempo in crisi. Poi ci sarà spazio per le esperienze di centrosinistra vincente, con il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e quello di Latina Damiano Coletta. Infine i due interventi conclusivi saranno quelli del leader di Mdp Pierluigi Bersani (secondo il quale «il Paese si è messo alle spalle Renzi») e dello stesso Pisapia. Ad ascoltarli, insieme alla presidente della Camera Laura Boldrini e all’ex assessore di Pisapia Bruno Tabacci, decine di parlamentari Pd, da Andrea Orlando a Gianni Cuperlo, da Luigi Manconi a Retedem di Sergio Lo Giudice, dal prodiano Franco Monaco all’ulivista David Sassoli a Zingaretti.
Poi lo stato maggiore degli “scissionisti” di Mdp, da Roberto Speranza a Massimo D’Alema che da mesi gira l’Italia per rimettere in piedi la sua “rete”. E ancora: ci saranno Pippo Civati, i Verdi di Angelo Bonelli, i “critici” di Sinistra Italiana (non il coordinatore Nicola Fratoianni ma una più generica “delegazione”) e anche i “civici” Tomaso Montanari e Anna Falcone, gli organizzatori della kermesse del Brancaccio dove due settimane fa non sono stati risparmiati i fischi a Pisapia per il tramite di Mdp.
Non ci sarà, invece, Prodi che volerà a Berlino per i funerali di Helmut Kohl, ma è a Pisapia che il Professore guarda con interesse a tal punto da valutare di inviare un messaggio. In tanti lo aspettano, proprio nella piazza che lo vide, nell’aprile 2006, fare il segno della vittoria con le dita. Allora la colonna sonora era ancora “La canzone popolare” di Ivano Fossati. Quella di domani sarà “E io ci sto”, di Rino Gaetano, cantautore già utilizzato (con “Il cielo è sempre più blu”) nel congresso di scioglimento dei Ds. Un occhio al futuro ma anche uno al passato, perché, come ha detto ieri Pisapia, «non amo la rottamazione prediligo invece la rotazione ». Secondo l’ex sindaco di Milano «chi ha esperienze è profondamente utile, non dobbiamo rottamarlo e buttarlo via». E non è un caso che uno degli slogan della piazza di domani sarà “Nessuno escluso”, preso in prestito da Jeremy Corbyn un “vecchietto” di 68 anni che alle elezioni in Gran Bretagna ha recuperato quasi 20 punti a Teresa May conquistando il voto degli under 35.

La Repubblica, 30 giugno 2017

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