NICOLA CIPOLLA*
Caro Colombo, nella mia lettera del 27
maggio 2017 lamentavo alla fine che il ferreo controllo sulla stampa italiana e persino su Il Manifesto, esercitato dagli ex monopolisti pubblici privatizzati,
Enel ed Eni, e dalle altre multinazionali
impediva ai lettori di conoscere, l'aggravarsi del problema ambientale e dall'altro tutte le
notizie, anche positive, che riguardavano i movimenti politici, economici e
sociali in Europa e nel mondo a favore di un cambiamento del modello
energetico.
* presidente del Cepes - Palermo
Trump, in conformità del suo
programma elettorale, prima con i suoi interventi al G7 così condannati al
fallimento e poi, con il formale
disconoscimento degli accordi di Parigi tra UE, Cina e USA di Obama, ha
radicalmente modificato la situazione.
Papa Francesco ha reiterato e
riaffermato la sua posizione in difesa dell'ambiente e della vita dell'umanità.
Non solo il partito democratico di
Hillary Clinton e Obama ma anche esponenti repubblicani hanno espresso
opposizioni e riserve.
Stati federali, come New York
e la California, tra i più popolosi e
ricchi degli USA, e un'infinità di enti
locali hanno manifestato la loro
opposizione e la volontà di sostenere lo spirito di quegli accordi nella loro azione
ambientalista del resto già in corso da diversi anni.
Sul piano internazionale,
immediata la risposta della UE che
assieme alla Cina e all'India hanno manifestato la volontà di rispettare quegli
accordi che, tra l'altro, dopo il fallimento degli accordi di Kyoto, si
limitano a indicare la necessità di prendere provvedimenti nazionali autonomi
con l'obiettivo di evitare, entro il
2030, l'aumento di 2°centigradi e gli altri rischi connessi. Poiché questi
impegni prevedevano tuttavia un aumento di 2,80° si stabiliva che tra il 2018 e il 2020 si sarebbe dovuto,
con nuove trattative, ulteriormente rafforzare gli interventi di difesa
ambientale.
Anche Merkel, Macron e
Gentiloni a nome dei rispettivi governi
si sono dissociati, rompendo una tradizionale sudditanza verso gli USA,
dalla decisione di Trump con l'affermazione: “Non abbiamo un pianeta di
ricambio e la crisi ambientale va affrontata radicalmente”.
Tutti i mass media hanno dato
voce con ampi servizi alle opposizioni a Trump. E ciò ha fatto sì che la questione ambientale non è
stata più considerata una delle questioni ma la questione centrale da
cui dipendono la pace e la guerra, la libertà e la democrazia, l'emigrazione e
l'economia mondiale.
La notizia della decisione
della feudale Arabia Saudita di acquistare 200 miliardi di materiale bellico
dagli USA ha ulteriormente contribuito a chiarire la situazione. Queste armi
non resteranno ad arrugginirsi in un deposito a sole ma saranno impiegate per
sostenere tutti i confitti in corso nella zona medio orientale. A cominciare
dall'Afghanistan, tra le varie correnti in cui si sono divisi i talebani, alla
Siria alla stessa Turchia, in lotta contro l'opposizione radicale curda, e giù
fino allo Yemen, al Qatar. E soprattutto contro l'Iran, malgrado il successo
nelle ultime elezioni dell'ala più pacifista, che propone un'alternativa agli
interventi di keynesismo militare USA portati avanti dai sauditi.
Certo la decisione di seguire
l'esempio della Merkel e di Macron è da rilevare positivamente. Ma Gentiloni
non può più continuare a limitarsi
nell'azione del suo governo di sostegno alle politiche anti
ambientaliste finora seguito da tutti i governi da Berlusconi a Renzi.
Ad esempio:
•
a) bisogna
bloccare l'iter di concessione di ricerche e coltivazioni di idrocarburi in
aree protette come richiesto in Sicilia dalla
società ENI Mediterranea Idrocarburi s.p.a in 13 comuni importanti tra
cui Niscemi e Gela;
•
b) bisogna sospendere
le azioni in corso per permessi di ricerca, come il TAP o altri, nell'area
adriatica per permettere al nuovo Parlamento sorto da elezioni anticipate o
naturali, di intervenire conformemente agli indirizzi del patto di Parigi;
•
c)occorre una ripresa degli incentivi a favore delle
energie rinnovabili, soprattutto eolico secondo il modello portato avanti nel
Baltico, nel Mare del Nord e in Normandia con grandi turbine, in aree costiere che creerebbero così aree di
riserva biologica per favorire un ripopolamento delle specie ittiche nel Mediterraneo che si sono
drasticamente ridotte sia per i mutamenti climatici ma anche e soprattutto per
lo sfruttamento sconsiderato.
In ogni caso su questi punti,
ed altri analoghi, sarebbe utile una
possibile e immediata iniziativa di parlamentari, esterni ed anche interni al
PD, in appoggio all'azione che i movimenti ambientalisti stanno conducendo nel
Paese.
Nicola Cipolla
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