di ALESSIO RIBAUDO
Ecco i 5 comuni commissariati dove le urne non si apriranno
Parafrasando il titolo del film di Pif, la Mafia «uccide» le elezioni locali. Tra Campania, Calabria e Sicilia, le città dove le consultazioni sono annullate. Nel feudo del boss Messina Denaro, latitante dal 1993, la macchina elettorale era stata avviata ma è stata bloccata dal governo, su proposta del ministro dell’Interno. Invece altri 5 centri hanno riconquistato il diritto al voto. Dal ‘91 a oggi, sono 241 le amministrazioni sciolte per infiltrazioni mafiose
Ecco i 5 comuni commissariati dove le urne non si apriranno
Parafrasando il titolo del film di Pif, la Mafia «uccide» le elezioni locali. Tra Campania, Calabria e Sicilia, le città dove le consultazioni sono annullate. Nel feudo del boss Messina Denaro, latitante dal 1993, la macchina elettorale era stata avviata ma è stata bloccata dal governo, su proposta del ministro dell’Interno. Invece altri 5 centri hanno riconquistato il diritto al voto. Dal ‘91 a oggi, sono 241 le amministrazioni sciolte per infiltrazioni mafiose
I casi di Corleone e Reggio Calabria
In tutto, dal 1991 a
oggi, sono state 241 le amministrazioni sciolte per infiltrazioni mafiose. Solo
nel 2017 — oltre ai già citati Castelvetrano, Gioia Tauro, Bova Marina e
Laureana di Borrello — il governo è intervenuto al Sud inviando commissari a
Scafati (Salerno), Casavatore e Crispano (Napoli), San Felice a Cancello (Caserta) — e anche qui oggi
non si vota —; Parabita (Lecce); Canolo (Reggio Calabria) e Borgetto (Palermo).
Negli anni scorsi erano state sciolte anche città come Reggio Calabria o centri
come Corleone, nel Palermitano. Lo stesso comune da cui Totò Riina, Bernardo
Provenzano, Luciano Liggio e, prima ancora, Michele Navarra erano partiti per
la scalata alla cupola. Senza considerare, la stessa sorte per mete turistiche
rinomate come Tropea, in provincia di Vibo Valentia.
La delocalizzazione della Mafia Spa
Però chi pensa che gli
scioglimenti per mafie siano un problema solo meridionale si sbaglia di grosso.
In Liguria, in piena riviera di Levante, è stato commissariato Lavagna. Il
presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il decreto lo scorso
24 marzo. L’ipotesi è che le ‘ndrine calabresi avessero provato a condizionare
anche le decisioni del Municipio della località turistica. Un’esperienza
vissuta pure in Piemonte a Bardonecchia, Leinì e Rivarolo Canavese, tutti nel
Torinese. In Lombardia, invece, era stato deciso per Sedriano, nel Milanese,
mentre in Emilia Romagna, aveva riguardato Brescello (Reggio Emilia). Ironia
della sorte, forse il Comune per antonomasia d’Italia visto che era quello che
nella fantasia della penna dello scrittore Giovannino Guareschi era
amministrato dal sindaco Peppone, in perenne diatriba con Don Camillo.
Cosche sempre più infiltrate nel Nord Italia
«Specialmente negli
ultimi anni — spiega il senatore Giuseppe Lumia, componente della Commissione
antimafia — le infiltrazioni della criminalità organizzata nelle
amministrazioni locali del Nord Italia hanno assunto particolare frequenza. Le
risultanze di alcune imponenti indagini giudiziarie hanno accertato la
delocalizzazione mafiosa soprattutto della ‘ndrangheta nell’economia legale di
comunità anche di modeste dimensioni. In Liguria, in Piemonte e in Lombardia,
le consorterie sono entrate in contatto con amministratori locali, spesso
utilizzando sistemi di corruzione politico-amministrativa, ovvero con
imprenditori e commercianti, attraverso sistemi di intimidazione e
assoggettamento, potendo contare su ingenti disponibilità finanziarie frutto di
traffici illeciti». Proprio la commissione Antimafia, in questi giorni, ha
lavorato anche per la tornata elettorale di oggi sui cosiddetti
«impresentabili» relativamente ai Comuni che erano stati sciolti per mafia o
per i quali sono erano state istituite commissioni d’accesso per verificare
infiltrazioni.
L’Antimafia e gli «impresentabili»
«Il lavoro
dell’Antimafia non si è limitato ad analizzare il casellario giudiziario o i
procedimenti penali in corso dei candidati ma abbiamo scavato più profondamente
— prosegue Lumia — ascoltando i prefetti e scavando su candidati all’apparenza
specchiati ma che in realtà rappresentano interessi opachi». I risultati sono
stati importanti. «Avevamo sentito il prefetto di Trapani, Giuseppe Priolo, che
ci aveva tratteggiato scenari inquietanti e siamo felici — ricorda il senatore
siciliano — che il Governo abbia accolto la nostra sollecitazione a bloccare
subito le elezioni in corso».
Ci sono anche i recidivi, come San Luca
Se si fa un passo
indietro e si considerano tutti gli scioglimenti dal 1991 a oggi si vede come
per 53 amministrazioni locali l’onta dello scioglimento è avvenuto più di una
volta. Nel Casertano, tre volte è toccato a Casal di Principe: il regno del
clan camorristico dei casalesi. Due volte, invece, è toccato a San Luca, nel
Reggino, dove il governo ha sciolto l’amministrazione comunale sia nel 2000 sia
nel 2013. La cittadina è famosa sia per aver dato i natali allo scrittore
Corrado Alvaro sia, purtroppo, per una guerra fra le ‘ndrine dei Nirta-Strangio
contro i Pelle-Vottari, che ha portato alla strage di Duisburg, in Germania,
avvenuta nel 2007: il giorno di Ferragosto di quell’anno sei persone sono
caduti sotto i colpi d’arma da fuoco dei killer . Proprio a San Luca, è stato
arrestato lo scorso 2 giugno, dopo 22 anni di latitanza, il boss Giuseppe
Giorgi e sono seguite infinite polemiche per i «baciamano» concessi prima di essere
portato in carcere. Nel centro aspromontano si sarebbe dovuto votare oggi ma
non è stata presentata neanche una lista per l’elezione diretta del sindaco e
il rinnovo del consiglio comunale. Nel 2015 ci avevano provato esclusivamente
quelli della lista civica «Liberi di ricominciare» ma non erano riusciti a
superare il quorum per rendere valide le elezioni.
La speranza viene da chi esce dal commissariamento
«Lo Stato sta agendo
con grande forza non solo sul versante dei commissariamenti dei Comuni per infiltrazioni
mafiose — conclude Giuseppe Lumia — ma sta intervenendo con la cattura di
numerosi boss latitanti per dare coraggio a comunità come quelle di San Luca
perché non avvenga mai più che le mafie condizionino le scelte dei Municipi o
che agli elettori venga fatto rimandare ad elezioni successive il sacrosanto
diritto a scegliere i propri rappresentanti senza paura». A cinque anni dalle
ultime consultazioni amministrative votare in questo paese della Locride
sarebbe una grande vittoria non solo dello Stato sulla ‘ndrangheta ma, più in
generale, dei tanti sanluchesi onesti e della democrazia. Proprio come oggi
avverrà a Bovalino e Bagnara Calabra, nel Reggino, a Monte Sant’Angelo, nel
Foggiano, ad Arzano, nel Napoletano, e a Giardinello, nel Palermitano. Per
questi cinque Comuni è finita la stagione commissariale.
Corriere della sera, 11 giugno 2017
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