Palermo 10 maggio 2017 – Lettera al prefetto della Fillea Cgil in merito alla situazione di grave crisi delle aziende della famiglia Virga sottoposte a sequestro giudiziario. Con il fallimento dell'azienda Acri, dichiarato una settimana fa dal Tribunale, i lavoratori sono stati sospesi dall'attività lavorativa dall'amministrazione giudiziario. Secondo il curatore fallimentare, in merito alla gestione del personale della Acri e degli atti necessari per tutelare gli operai, a decidere sulla sorte dei 16 dipendenti deve essere l'amministratore giudiziario.
“Esprimiamo forte preoccupazione perché in questo rimpallo di competenze i lavoratori sono in un limbo e le azioni che dovevano portare all'affitto dei rami di azienda sono in fase di stallo, con il reale pericolo che tale opportunità sfumi col passare del tempo - dichiara il segretario Fillea Cgil Palermo, Francesco Piastra. – Abbiamo già chiesto un urgente incontro al prefetto, alla presenza del curatore fallimentare e dell'amministratore giudiziario, per affrontare i problemi occupazionali e anche di prospettiva produttiva sorti dopo il fallimento, aggravati da questa situazione di incertezza sulle competenze”.
I lavoratori della Acri, ma anche quelli alle dipendenze delle varie aziende oggetto del sequestro, vantano mediamente cinque mensilità arretrate e devono percepire il pagamento da parte dell’Inps di un lungo periodo di cassa integrazione.
Il fallimento
ha per il momento interrotto il percorso di conferimento in affitto delle
attività della società Acri, reputata l’unica opportunità per garantire la
continuità produttiva e occupazionale dei lavoratori dell’Acri e delle altre
società che svolgono attività complementari. I lavoratori dell’Acri hanno
ricevuto da parte dell’amministratore una lettera di sospensione dalle attività
lavorative e il curatore fallimentare a oggi non ha provveduto a svolgere le
relative pratiche amministrative per consentire ai lavoratori di percepire il
sostegno al reddito.
“I lavoratori
vivono una condizione di assoluta precarietà rispetto alla prospettiva
occupazionale e per la mancanza di reddito – aggiunge Piastra - Tale situazione
ha determinato una forte tensione e frustrazione dei lavoratori che si vedono
negato il diritto alla retribuzione e al sostegno al reddito”.
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