Il corteo di ieri a Cinisi per ricordare Peppino Impastato |
GIORGIO RUTA
IN DUEMILA, DA TERRASINI A CINISI, PER LA MARCIA IN RICORDO DI IMPASTATO
Le bandiere cominciano a sventolare davanti a quella che era Radio Aut, a
Terrasini. Gli slogan si susseguono, un migliaio di persone sfilano in corteo.
C’è chi viene da Milano, chi da Catania, chi da Genova. Sono soprattutto i
giovani a sfilare nel trentanovesimo anniversario dell’assassinio di Peppino
Impastato, il militante di Democrazia Proletaria ucciso dalla mafia il 9 maggio
del 1978. In testa c’è il fratello Giovanni: «Peppino era una figura limpida,
articolata. Era giornalista, politico, intellettuale. Lui era la vera
antimafia, non quella che ha lasciato desiderare in questo periodo». GUARDA L'ALBUM FOTOGRAFICO
Il corteo si snoda lungo Terrasini, arriva alla statale per poi entrare a
Cinisi. «Peppino è vivo e lotta insieme a noi», si urla. «Le tue idee non
moriranno mai», si risponde.
Politici se ne vedono pochi, si scorge tra la folla Salvo Vitale, amico del
militante di Dp, e Umberto Santino, che festeggia i quarant’anni del centro
Impastato: «C’è un’antimafia che sgomita per andare in televisione, ottengono
soldi con i soliti modi clientelari. Per qualcuno è diventato una moda, non ci
sorprende quello che è successo», riflette.
Più in là, si fa strada tra i ragazzi la fotografa Letizia Battaglia: «Che
dire, questa è la mia famiglia. Respiro aria di casa qui», dice circondata da
una troupe che la segue.
Sono i giovani scout, i ragazzi del mondo del volontariato, le scolaresche
che danno colore alla manifestazione che ricorda l’attivista assassinato dalla
mafia quasi trent’anni fa. «Peppino è il nostro idolo. Un esempio da seguire»,
dicono.
La giornata è iniziata la mattina al casolare dove fu ucciso Impastato.
Giovanni, il fratello, lotta per renderlo un luogo della memoria aperto a
tutti: «Il sito, dichiarato di interesse culturale con un decreto regionale, ha
bisogno di alcuni interventi di recupero. L’auspicio è che entro il
prossimo anno, in occasione del quarantesimo anniversario dell’uccisione di mio
fratello, si proceda per un esproprio di pubblica utilità».
Il sole comincia a calare, quando il corteo arriva davanti alla casa degli
Impastato, dove per tanti anni prima di morire la madre Felicia ha continuato
la lotta del figlio.
Poco più in là quella del mandante del suo omicidio, il boss Tano
Badalamenti. Un ragazzo intona con la chitarra “I cento passi” dei Modena city
ramblers. I cori riempiono il corso di Cinisi, centinaia di voci urlano per
ricordare Peppino.
Ma tutti si chiedono da domani, quando le luci saranno lontane, cosa sarà
l’antimafia.
La Repubblica Palermo, 10 maggio 2017
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