La protesta degli edili lungo la "veloce" Pa-Ag |
CHIUSA PER UN'ORA LA STRADA.
“VOGLIAMO IL LAVORO. I FONDI PER LE STRADE ESISTONO. PERCHE' NON VENGONO
SPESI?”
Palermo 19 maggio
2017 - Chiuso per un'ora lo scorrimento veloce Palermo-Agrigento per la
protesta degli edili che lavorano al cantiere del tratto stradale Bolognetta-Lercara.
Un'adesione massiccia: al sit-in di protesta, dalle 7 alle 12, presso lo
svincolo a poca distanza dall'uscita per Bolognetta, hanno partecipato sotto le
insegne di Fillea, Filca e Feneal circa 350 operai. Tra azienda madre e indotto
lavorano complessivamente all'opera, che rischia di restare un'incompiuta, 500
operai. Altissima la
tensione. “Oggi la presenza di tanti operai dimostra quanto la crisi nel
settore preoccupa gli operai e la tensione, per questo, continua a salire. La
Palermo-Agrigento è rimasta paralizzata da un'ora.
E purtroppo da parte della
presidenza della Regione siciliana e dall'assessorato Infrastrutture non
arrivano risposte: nonostante le nostre ripetute richieste di incontro, le
istituzioni continuano a latitare”, dichiarano i segretari generali di Fillea
Cgil Palermo e Feneal Uil Palermo Francesco Piastra e Ignazio Baudo.
L'opera rischia
di non essere completata per mancanza di finanziamenti e per un centinaio di
lavoratori già nei prossimi mesi si agita lo spettro del licenziamento. Lo
svincolo per Bolognetta, che rientrava nel progetto della Bolognetta-Lercara, e
avrebbe potuto allungare il lavoro di altri 8 mesi, è stato stralciato. “Il
finanziamento previsto per lo svincolo, di 14 milioni, è stato utilizzato per
altre necessità dalla Regione – aggiungono Piastra e Baudo - Il primo lotto,
attualmente in corso, è arrivato al 60 per cento e presto inizieranno i
licenziamenti. A 17 lavoratori a tempo non è già stato confermato il contratto.
A luglio altri 15 rischiano di andare a casa e l'azienda sta avviando le
procedure di riduzione del personale per 70 operai a tempo indeterminato.
Progressivamente saranno coinvolti tutti gli altri”.
Gli altri due
lotti da ammodernare, inizialmente previsti, la Palermo-Bolognetta e la Lercara
Friddi-Agrigento, sono fermi. “Per il primo lotto esiste il finanziamento del
Cipe ma manca il progetto. Per il secondo mancano progetto e risorse –
proseguono Piastra e Baudo - C'è una situazione di crisi generale dell'edilizia
a Palermo che verrebbe aggravata con questi nuovi licenziamenti, in un contesto
in cui sono fermi anche appalti che potrebbero partire, come il raddoppio
ferroviario Ogliastrllo-Castelbuono, o l'entrata a regime dell'anello
ferroviario della Tecnis, che potrebbero garantire nuove assunzioni. C'è
difficoltà sia nel far partire i cantieri che nel portare avanti le opere,
anche per inadempienze burocratiche”.
Nella zona del
comprensorio palermitano, dove è in atto la mobilitazione, ci sarebbero 11
milioni di euro del Patto per il Sud per le strade secondarie ma i bandi di
gara non partono. Con interi paesi, da Villafrati a Corleone, irraggiungibili.
Nella protesta
trovano anche spazio le preoccupazioni di ordine pensionistico degli operai del
comparto: nelle iniziative fatte in Italia da Fillea, Filca e Feneal, che
culmineranno nello sciopero nazionale dell'edilizia del 25 maggio, c'è la
richiesta pressante di rivedere la legge Fornero.
Antonino De Luca,
62 anni, operaio della Bolognetta-Lercara, oggi non può più andare in pensione.
“Per la legge Fornero potrò andare in pensione forse a 66 anni, mi mancano un
bel po' di contributi e se ora mi licenziano tornerò in disoccupazione. Ma poi
come faccio a trovare un nuovo lavoro? Faccio l'autista di mezzi pesanti e alla
mia età diventa pericoloso, dovrei fermarmi. Il nostro lavoro è usurante, non
si può chiedere a un edile di restare al suo posto fino a 70 anni”.
Carmelo Spinella,
ha 39 anni, è di Marineo e sul suo futuro lavorativo non nutre grandi speranze:
“Mi trovo a fare i salti mortali per campare la famiglia. Oggi ho un lavoro, la
mia ditta mi paga. Ma domani, appena qui il lavoro finisce? Per costruire le
strade ci sono i soldi della Comunità europea e del Patto del Sud. Perché non
vengono utilizzati? Noi vogliamo lavorare e mettere in sicurezza queste strade
secondarie dove ogni mese muoiono decine di persone. Basterebbe un anno di
vitalizio dei politici per finire la strada. Perché non lasciano le loro
poltrone, si rimboccano le maniche e vengono a lavorare con noi? Così capiscono
quant'è duro il nostro lavoro”.
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