di MATTEO SCIRE'
L'infelice
immagine scelta dal governo per pubblicizzare il G7 a Taormina, la Sicilia
inchiodata al solito stereotipo e quei soldi dati a chi non mette mai il naso
fuori di casa e non sa che il mondo, anche da queste parti, è cambiato
Che un
ristorante o un’agenzia di viaggi, per promuovere i propri affari, decida di
fare ricorso a certi preconcetti tipici della Sicilia di una volta è una scelta
più o meno opportuna, alcune volte moralmente discutibile. Ma che sia il
governo della Repubblica italiana ad utilizzarli, com’è accaduto in occasione
del G7 di Taormina, è un fatto grave.
Nel primo
caso, infatti, si tratta dell’iniziativa del singolo imprenditore, che agisce
in nome e per conto proprio. Nel secondo, invece, il protagonista in questione
è un soggetto istituzionale che ha il compito di comunicare il volto migliore
della località che ospiterà il vertice, in programma il 26 e il 27 maggio
prossimi. Un appuntamento su cui saranno puntati gli occhi di tutto il pianeta.
Il manifesto
raffigura un giovane con la coppola, le bretelle (e che bretelle!) e la
sigaretta in bocca mentre con fare malandrino osserva una ragazza camminare per
i vicoli della città con il capo coperto da una bandana e con un ombrello da
sole. Uno di quei classici luoghi comuni resi celebri in tutto il mondo dai
tanti film di mafia che hanno fatto la storia del cinema. Sarà forse questa la
motivazione che ha spinto i responsabili della comunicazione ad optare per
l’effetto riconoscibilità, senza porsi il problema che si tratti di uno
stereotipo fastidioso oltre che superato.
La trovata è
davvero singolare anche in considerazione dei più congeniali argomenti di
marketing territoriale su cui gli esperti avrebbero potuto fare leva per
rappresentare al meglio la località che ospiterà l’incontro, a partire dal
teatro antico di Taormina, luogo simbolo della città. Sarebbe bastato visitare
Taormina per qualche giorno o addirittura andare su Google per trovare una
miriade di link, immagini e video dai quali prendere spunto per una
comunicazione più appropriata ed efficace.
Invece no,
ancora una volta ha prevalso uno dei soliti cliché che imprigionano la Sicilia
da tempo all’interno di un immaginario disdicevole, non solo sui media
nazionali ed internazionali ma anche nella mente di chi ci governa. Un
immaginario dal quale i siciliani non riescono a liberarsi, anche se non
portano più la coppola e se non camminano con la bandana in testa e l’ombrello
da sole.
12
aprile 2017
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