ALESSANDRA ZINITI
PALERMO - «Immergetevi nel mondo affascinante della mafia siciliana». È bastato
questo incipit dell’ammiccante link esplicativo del nuovo tour guidato nei
luoghi classici dell’iconografia mafiosa proposto da un tour operator siciliano
perché esplodesse una nuova polemica sull’utilizzo del brand mafia nella
promozione turistica dell’isola. «Un’offesa al dolore delle vittime e uno
schiaffo a chi ogni giorno si impegna per sradicare la cultura mafiosa, un
cancro che va estirpato. Già l’incipit mi fa venire i brividi, il mondo della
mafia non è “affascinante” ma mostruoso», lo sdegnato commento di Maria Falcone
pienamente condiviso dal sindaco di Trapani Vito Damiano che ha dato mandato ai
legali del Comune di chiedere alla Procura l’immediato oscuramento del sito di
Easy Trapani: «Una follia, un’offesa per un’intera città dove, in occasione
della Giornata della memoria delle vittime di mafia, hanno sfilato 12.000
persone provenienti da tutta la Sicilia».
Il brand mafia, evidentemente, soprattutto tra gli stranieri, continua a
tirare. In tanti, soprattutto americani, nei mesi scorsi affollavano le
“conferenze” di Angelo Provenzano, il figlio del boss corleonese, al quale un
tour operator aveva affidato il racconto della propria esperienza.
Un’iniziativa che scatenò un’altra levata di scudi. Ora, a lasiare basiti è il
“mafia tour” pubblicizzato da un video che, con tanto di omino con fucile e
coppola in apertura, immagini di agguati notturni e colonna sonora di sparatorie,
offre «emozioni da vivere nei luoghi più interessanti e famosi legati alla
storia della mafia in Sicilia occidentale».
Cinquanta euro per 4-5 ore con visita a Salemi al museo della mafia voluto
da Vittorio Sgarbi negli anni della sua sindacatura, cento euro per la giornata
intera con visita a scelta in un paio di roccaforti delle cosche, dalla
Corleone di Riina e Provenzano alla Castelvetrano dell’ultimo grande latitante
Matteo Messina Denaro. Con tanto di «pausa pranzo presso una famiglia locale »
e la possibilità, come mostrano le foto di turisti pubblicate sul sito, di
farsi immortalare con il grembiule da cucina de “Il padrino” e coltellaccio in
mano o davanti al muro arancione con la scritta “W Cosa nostra”.
Per nulla preoccupato della levata di scudi contro la sua iniziativa,
Gianni Grillo, il titolare dell’agenzia nonché guida, invita tutti a non
emettere giudizi senza prima aver partecipato al mafia- tour che definisce una
«iniziativa culturale». «Il nostro intento — dice — è quello di spiegare il
fenomeno mafioso, superare l’immagine romantica e gli stereotipi con cui molti
turisti, soprattutto stranieri, guardano alla mafia e spiegare quali sono i
danni che Cosa nostra ha procurato alla Sicilia. Allora potremmo dire che anche
chi scrive un libro su Cosa nostra vuole lucrare sul fenomeno mafioso o perfino
che quando Falcone andava in televisione a parlare di mafia la pubblicizzava.
Sono cose che non hanno senso».
La Repubblica, 23 marzo 2017
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