Giuseppe Puntarello Jr. |
Giuseppe Puntarello Jr.
nipote di Giuseppe Puntarello
nipote di Giuseppe Puntarello
Questa giornata e questa commemorazione rappresentano per
me, per noi come famiglia, un onore. Ricordare Peppino Puntarello come un uomo
giusto costretto a lasciare prematuramente la moglie con 5 figli in condizioni
materiali difficili significa tornare a quel triste 4 Dicembre di 71 anni fa
che ha cambiato la storia di un’intera famiglia e delle sue successive
generazioni. Famiglia segnata dal dolore e dal lavoro, come tante. Nessuno dei
nipoti ha potuto conoscerlo quel nonno “ucciso per errore di persona” come per
molti anni è stato sostenuto. Poi è bastato mettere insieme quella sequenza ininterrotta
di 40 sindacalisti che tra il 1944 e il 1948 furono uccisi silenziosamente. Il
delitto mafioso però deve essere letto all’interno di quel flusso della Storia
in cui è maturato. Solo la distanza temporale ha permesso una lettura univoca
di quei tragici eventi che paiono ubbidire ad una strategia unitaria, che vedeva
soprattutto in Sicilia, l’opposizione dei latifondisti e dei loro campieri
mafiosi, all’applicazione dei Decreti Gullo concepiti per migliorare la
produttività e la redistribuzione del latifondo e delle terre incolte.
Questo riconoscimento, oggi, permette di restituire dignità
alla memoria di un uomo sempre schierato dalla parte dei deboli, ma soprattutto
ad una comunità che ha saputo mantenere la giusta distanza dalla collusione
mafiosa.
Quel delitto, allora, mobilitò prima di tutto la
solidarietà dei paesani di Ventimiglia che hanno sempre ricordato Peppino
Puntarello come una persona perbene sempre disponibile ad aiutare chi aveva
bisogno. Quella solidarietà che ha permesso la sopravvivenza di una famiglia
orfana di un reddito oltre che del capofamiglia. Oggi quel delitto, insieme a
molti altri, ha mobilitato la coscienza civile delle forze sociali che da anni
sono impegnate a fabbricare la memoria collettiva di una comunità che ha le
medesime radici. Penso all’attività del Centro Studi della CGIL, penso
all’impegno di Don Ciotti e di Libera, penso alla forza di uomini e donne delle
istituzioni che con il loro esempio nel lavoro hanno sacrificato la loro vita e
indicato la via per una società del lavoro pacifica e civile.
Adesso bisogna raccogliere il testimone della custodia di
una memoria condivisa, quella che costruisce sogni e impedisce l’avanzare degli
egoismi, che metta davanti il bene comune e lasci indietro la corruzione e
l’interesse particolare.
Voglio ringraziare i compaesani, molti dei quali non ci
sono più, che in quegli anni difficili hanno permesso di mantenere una rete di
solidarietà e di affetto attorno alla nonna Vincenza Samperi, ringrazio il
sindaco Antonio Rini, la CGIL di Palermo attraverso Dino Paternostro ed Enzo
Campo, la sezione di Ventimiglia attraverso Gino Anzalone, e tutti i presenti
che rendono viva una comunità di partecipazione democratica ed egualitaria.
Giuseppe Puntarello Jr.
nipote di Giuseppe Puntarello
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