Informazione. Il
pronunciamento dei giudici di Strasburgo oltre a smentire alcune recenti
sentenze emesse dai tribunali nazionali è destinato a fare giurisprudenza
I
titolari di blog e siti internet possono stare tranquilli: non sono
responsabili dei commenti pubblicati dagli utenti sulle loro pagine, anche se
si tratta di commenti anonimi. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti
umani in merito al ricorso presentato da un cittadino svedese nei confronti dei
gestori di un blog su cui un utente aveva postato un commento, ritenuto
diffamatorio, senza apporre la propria firma. I giudici, tuttavia, hanno
individuato alcuni criteri che in questi casi devono essere presi in
considerazione.
Il
ricorrente si era rivolto a Strasburgo dopo che le autorità giudiziarie locali
non avevano accolto le sue richieste. Secondo lui i tribunali svedesi, non
agendo nei confronti dei gestori del blog, gli avrebbero impedito di tutelare
la propria privacy. La Corte europea tuttavia ha ribadito la correttezza
dell’operato dei giudici nazionali, dichiarando inammissibile il ricorso e
sostenendo che la pretesa di riservatezza è bilanciata dalla libertà di
espressione.
La
scelta fatta dai giudici è argomentata da una serie di osservazioni. La prima
riguarda il fatto che il commento in questione pur essendo “offensivo” e
“diffamatorio” non ricade nella categoria dell’hate speech, ovvero del discorso
d’odio o dell’incitamento alla violenza. La seconda alleggerisce
considerevolmente la posizione dei gestori che, secondo la Corte, “non potevano
prevedere il commento, dato che non aveva nulla a che fare con il resto del
contenuto”. La terza prende in considerazione la “diffusione” di quelle pagine web.
Non si tratta, infatti, di un sito popolare letto da tante persone, ma di un
blog gestito da “una piccola associazione non profit, sconosciuta al
grande pubblico” e quindi “era improbabile che attirasse molti commenti o che
questi fossero letti da molti internauti”.
Secondo
la Corte, inoltre, “attendersi che l’associazione ritenesse che alcuni dei
commenti postati potevano infrangere la legge comporta richiederle di adottare
misure eccessive e irrealizzabili capaci di minare il diritto alla libertà d’espressione
su internet”. In altre parole non si possono imporre limitazioni preventive.
Anche perché quando il commento è stato segnalato, dopo 9 giorni dalla sua
pubblicazione, è stato immediatamente rimosso, che hanno pubblicato una
spiegazione e delle scuse. La risposta dei gestori del blog è stata quindi
tempestiva ed appropriata.
Il
pronunciamento dei giudici di Strasburgo oltre a smentire alcune recenti sentenze emesse dai tribunali
nazionali è destinato a fare giurisprudenza. La Corte europea è l’organo
giurisdizionale supremo in Europa. In assenza di una legge specifica sulla
diffamazione online, non solo in Italia, fino ad oggi sono stati i giudici
nazionali a decidere esprimendo le proprie valutazioni. Da adesso tutti i
giudici nazionali dei Paesi membri dell’Ue non potranno adottare decisioni
difformi dall’indirizzo dettato dalla Corte europea.
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