Vera Pegna |
VERA PEGNA
Il bello di questa iniziativa è il
coinvolgimento delle due persone - Dino Paternostro e Maria Concetta Sala - che
hanno stilato l’elenco dei titoli da comperare, del libraio di
Termini Imerese - Filippo Giunta - che ha trasformato la sua percentuale in altri
libri, della casa editrice Il Saggiatore che ha anch’essa inviato dei volumi. Insomma, librai e editori sensibili alla cultura e non solo al commercio. Resa
possibile dalla sensibilità del sindaco e dall’impegno di Michele Scaletta,
responsabile della biblioteca. Ma per raccontarvi perché siamo riuniti qui oggi,
devo fare un salto indietro di 55 anni, quando sono venuta a Caccamo la prima
volta, mandata dal Pci, e ho conosciuto i miei compagni di partito. Presto ho
scoperto che erano quasi tutti analfabeti e vi lascio immaginare la mia
sorpresa, io che ho avuto il privilegio di nascere in una famiglia dove leggere
era naturale quanto mangiare e la casa era piena di libri. Ebbene, questo
incontro ebbe presto su di me l’effetto di sbriciolare molti miei schemi
mentali. Per esempio ho capito che non è necessario saper leggere e scrivere e
tanto meno essere colti per essere capaci di ragionare bene e in modo complesso
e per capire l’importanza del sapere leggere e scrivere.
* L'intervento di Vera Pegna a Caccamo il 3 febbraio 2017
Ricordo che questo era
un argomento ricorrente nelle nostre conversazioni. Ricordo in particolare una
riunione a San Giovanni dove delle donne, sia giovani che anziane, si
rammaricavano di essere analfabete. E io chiesi loro: perché, secondo voi,
sapere leggere e scrivere è così importante? La risposta fu: perché se sei
analfabeta il cervello ti rimane piccolo e quello che ce l’ha più grande del
tuo ti comanda. Una risposta ineccepibile che lascia perplessi circa la
dimensione del cervello di di molti membri della nostra classe dirigente.Con i miei compagni di partito leggevamo il giornale, L’Unità. Ovvero, io leggevo un articolo e lo commentavamo a turno, il che ci faceva spaziare aldilà di Caccamo, dei loro problemi quotidiani e allargava il loro mondo, anzi il nostro mondo. A lungo discutevamo su cosa significa non in astratto ma concretamente, per un bracciante, essere povero e sfruttato o, per un mezzadro, dovere sottostare alle ingiustizie e alle umiliazioni imposte dal padrone e il perché di tali situazioni. Insieme maturavamo una coscienza politica e umana più alta.
Allora Caccamo non era un’eccezione. Fra gli adulti delle campagne l’analfabetismo era ancora diffuso. Andavo molto spesso la sera ad Altofonte, dai Sala, i genitori di Giovanna e Mc che sono qui con noi. Il loro padre, Paliddu, era anche lui analfabeta epperò, dopo una giornata di pesante lavoro nei campi, si faceva leggere il giornale dalla piccola Maria e quello che aveva sentito lo condivideva conaltri, la quale adesso ci racconta la traduzione che ne faceva suo padre.
Vi ho parlato di una Caccamo difficile da immaginare per i giovani di oggi ma quella Caccamo rappresenta il vostro passato, nel bene e nel male, ed è fondamentale che lo conosciate perché chi non conosce il proprio passato non controlla il proprio presente né può cercare di modellare il proprio futuro. A questo proposito, cioè della memoria del passato, quando sono tornata qui da voi nel 2014 dopo 50 anni di assenza ho costatato con sgomento che nessuno ricordava uno degli eroi umili di Caccamo, Filippo Intili, il mezzadro ucciso dalla mafia perché si presentava come capo lista del PC alle elezioni comunali e perché voleva applicare la legge regionale sulla divisione del frumento, legge più favorevole ai mezzadri di quanto non lo fossero le consuetudini locali, più favorevoli ai padroni. Filippo fu assassinato, con crudeltà a colpi di accetta, nel 1952 e subito cancellato dalla memoria collettiva dei caccamesi. Perché? Perché Filippo era pericoloso anche da morto. Il suo esempio turbava l’ordine mafioso che allora regnava a Caccamo. Sapeva, Filippo, che è solo con l’intransigenza che si difendono i diritti violati, con il rifiuto di rassegnarsi davanti alla banalità del quotidiano che ti fa considerare tutto normale: normale essere poveri, normale non avere diritti, normali i privilegi dei potenti.
Ebbene, 60 e più anni dopo la sua morte, nel 2014, grazie all’impegno personale del sindaco Andrea Galbo è stato posto un cippo alla sua memoria a Piano Margi, sulla montagna dove fu ucciso e, sempre grazie all’impegno personale del sindaco, gli è stata data una degna sepoltura al cimitero. Sulle due lapidi è scritto:
UCCISO PER MANO MAFIOSA SI BATTÈ PER LA LEGALITÀ E LA GIUSTIZIA. LA SUA MEMORIA SPEZZI OGNI PAVIDO SILENZIO.
La sua memoria spezzi ogni pavido silenzio. Vi lascio con questo messaggio, col ricordo dell’eroe umile Filippo Intili, e di quelle donne e quegli uomini animati da un forte senso di giustizia sociale, nonché dalla volontà di migliorare se stessi, consapevoli del fatto che è migliorando noi che miglioriamo la società che ci circonda. Donne e uomini che ho avuto la fortuna di conoscere qui da voi, per cui donare alla biblioteca comunale di Caccamo, sotto forma di libri, i diritti d’autore di “Tempo di lupi e di comunisti” è il minimo che potessi fare per onorare la loro memoria.
Biblioteca comunale, Caccamo – 3.2.2017
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