Il libro, avvalendosi di
una documentazione archivistica in gran parte inedita, della memoria dei
testimoni, di un’ampia ricerca bibliografica, ripercorre con rigore scientifico
e gradevolezza narrativa la plurisecolare vicenda di una delle centinaia di
“città nuove” sorte in Sicilia durante la colonizzazione interna che cambiò il
volto dell’isola tra il XIV e il XIX secolo. All’inizio del Seicento,
in una zona situata tra l’”asprezza dannata” del feudo e la “mollezza lasciva”
della Conca d’oro, nasceva attorno ad un fondaco, per volontà della potente
famiglia Bologna e del mercante Mancino, il villaggio rurale di Santa Maria
dell’Ogliastro, dal 1883 ribattezzato Bolognetta, che conta oggi più di
quattromila abitanti, in provincia di Palermo. La comunità si sviluppa
sotto il “mero e misto imperio” dei marchesi Mancino e grazie al lavoro di
braccianti, mezzadri, contadini piccoli e medi, balie ed imprenditrici,
artigiani e ceto medio in un territorio dalle risorse limitate, posto all’incrocio
di importanti vie di comunicazione. L’Ottocento, dominato dallo scontro tra i
proprietari terrieri ed il ceto dei “civili”, sarà un secolo di rivolte
popolari e disordine amministrativo.
La lotta per il
controllo del potere locale vede emergere un forte potere mafioso con
l’assassinio del sindaco Giorgio Verdura, ex carabiniere che aveva messo in
crisi il dominio dei partiti-famiglie dei Monachelli e dei Benanti. Il
Novecento si aprirà con la recrudescenza del fenomeno mafioso, che vede colpiti
l’arciprete Castrenze Ferreri (1920), l’organizzatore di ex combattenti in
lotta per la terra Carmelo Lo Brutto (1922) e tanti altri. Il grande esodo
migratorio a cavallo dei secoli XIX e XX diretto verso le due Americhe fa
nascere oltreoceano una “Bolognetta fuori di sé”, una comunità derivata in
relazione continua con quella originaria.
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