Leonardo Sciascia e Vincenzo Consolo |
CONCETTO PRESTIFILIPPO
Le origini. Il paese natale del grande scrittore rende omaggio alla sua memoria. La
donazione ospitata a castello Gallego
Il re dei Savoia cede il passo all’autore dell’Antigattopardo. Sarà
dedicata allo scrittore Vincenzo Consolo la piazza principale di Sant’Agata di
Militello. L’amministrazione comunale della città natale dell’autore di
“Retablo”, ha deciso di rinominare la piazza sulla quale si affaccia il
castello dei principi Gallego. Non più dunque piazza Vittorio Emanuele ma
piazza Vincenzo Consolo. La cerimonia di intitolazione si inquadra nel novero
di una serie di manifestazioni. Nel quinto anniversario della scomparsa dello
scrittore siciliano si terrà a Tunisi un convegno internazionale a lui
dedicato. Il convegno è stato organizzato dall’Istituto italiano di Cultura a
Tunisi, dal dipartimento di Italianistica dell’università di La Manouba e dal
Center for italian studies dell’Università della Pennsylvania di Philadelphia.
«Rendiamo omaggio a un artista di levatura internazionale – sottolinea uno
degli organizzatori della manifestazione, Vito Lo Monaco, presidente del centro
studi “Pio La Torre” – Consolo era legato da un profondo rapporto di stima con
il Centro studi dedicato a Pio La Torre. Tanto da voler destinare a noi il suo
ultimo scritto. Un testo teatrale che, ogni anno, rappresentiamo con gli
studenti coinvolti nel nostro progetto di educazione alla Legalità».
Infaticabile animatore delle attività di valorizzazione dello scrittore è
Claudio Masetta Milone, tra i fondatori dell’Associazione amici di Vincenzo
Consolo, presieduta da Caterina Pilenga, moglie dello scrittore. «I locali del
castello Gallego ospiteranno la donazione voluta dalla signora Consolo –
precisa Masetta Milone – La biblioteca personale, tutte le sue edizioni, i
quadri, le collezioni, le onorificenze, saranno a disposizione degli studiosi.
Nei prossimi mesi potremo contare anche sui supporti digitalizzati dei suoi
manoscritti». Nel salone principale del castello Gallego sarà ospitata la
mostra del fotografo Giuseppe Leone dedicata a Consolo. «Ho voluto rendere
omaggio a un grande amico – precisa il grande fotografo ragusano – Con Consolo
abbiamo collaborato a lungo. Pubblicato libri straordinari. Un artista
ineguagliabile. Questo invito mi lusinga e mi consente di donare con grande
onore questi ritratti alla Casa letteraria Consolo». Un rapporto inscindibile
quello tra Vincenzo Consolo e Sant’Agata di Militello. Come affiora tra le
righe di una recente pubblicazione affidata alla casa editrice Dante &
Descartes di Napoli, “La grande vacanza orientale-occidentale”: «Una costa
diritta, priva di insenature, cale, ai piedi dei Nèbrodi alti, verdi d’agrumi,
grigi d’ulivi. Una spiaggia pietrosa e un mare profondo che a ogni spirare di
vento, maestrale, tramontana o scirocco, ingrossava, violento muggiva, coi
cavalloni sferzava e invadeva la spiaggia. Era un correre allora dei pescatori
dalle loro casupole in fila là oltre la strada di terra battuta, era un
chiamare, un clamoroso vociare. Le donne, sugli usci, i bambini in braccio,
ansiose osservavano. I pescatori, i pantaloni fino al ginocchio, tiravano
svelti le barche, in bilico sui parati, fino alla stradina, fin davanti ai muri
delle case».
Sant’Agata di Militello era il luogo del suo scontro e del suo riscontro.
Era nato in via Pace. Il balcone dell’abitazione dell’infanzia, si affaccia
proprio sulla piazza che a lui sarà dedicata. Il castello Gallego è lo scenario
naturale del libro che gli conferì la notorietà: “Il sorriso dell’ignoto
marinaio”. Il lungomare La Traia, era il suo sguardo sulle “Isole dolci
del Dio”. L’estremità del porto di Punta Lena, era il suo immaginario visivo.
Il giovane Consolo frequentò l’istituto salesiano di via Medici. Esperienza
raccontata nel suo libro di esordio: “La ferita dell’aprile”, pubblicato nel
1963, il libro che contiene tutti i suoi libri. A Sant’Agata di Militello
Consolo ha voluto essere sepolto. È questo il definitivo ritorno dell’odisseo
Consolo nella sua Sant’Agata. Lo scrittore gramscianamente non indifferente, è
stato il vero interprete della lezione civile di Leonardo Sciascia. Uno
scrittore che cercava parole non imposte dal potere. Autore connaturato da una
scrittura enciclopedica e ipnotica. Un uomo che non operava concessioni. Non
salvaguardava potentati. Non blandiva accademie. Un artista che, come estrema
sottrazione, aveva operato una progressiva sottrazione. Fino alla stanchezza
della parola. Era un irregolare. Non era irreggimentabile. Era un eccentrico.
Disertava le adunate e le parate dell’esposizione televisiva. Spodestato il re
piemontese, il nome dello scrittore siciliano troneggerà sornione sulla piazza
dove si affaccia il circolo di conversazione Dante Alighieri. Così tratteggiato
da Consolo nel suo libro “La mia isola è Las Vegas”: «Il circolo Dante
Alighieri altrimenti detto circolo dei civili o nobili. Uno di quei circoli
siciliani frequentati dai piccoli proprietari terrieri che non lavoravano,
campavano di rendita, “ammazzavano” il tempo e la noia con chiacchiere e il
gioco delle carte, e l’unico segno che lasciavano del loro passaggio su questa
terra era un fosso nella poltrona del circolo, come dice Brancati».
La Repubblica, 18 febbr 2017
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