Frate Giovanni Calcara |
di Giovanni CALCARA
frate domenicano
Il card. Carlo Maria Martini, uomo che ha
saputo dire all’uomo di oggi parole di grande significato, sapendo dialogare con
chiunque al di là della fede, affermava “Non mi importa se l’uomo crede, ma che
ragioni!”. Pensando alla nostra Città, alla Messina che
soffre i morsi della fame e la mancanza di lavoro; subisce l’illegalità come
sistema di cui non solo non riconosce l’immoralità ma di cui alle volte, tutti
ci facciamo complici; la “scelta preferenziale” per il silenzio e l’omertà che,
amava affermare il card. Salvatore Pappalardo “non sono attitudini del
cristiano”; la delega della propria responsabilità di “osservare, giudicare e
agire” (Paolo VI) per il bene di tutti e non quello personale. Come sappiamo tutto ciò non è stato causato
da un terremoto, da una congiunzione astrale, da una macchinazione della
malavita, della massoneria o dei poteri forti. E’ il risultato.. del peccato in
“pensieri, parole, opere e omissioni” come diciamo in chiesa.. non solo della classe
politica (locale, regionale, nazionale…), ma di ogni cittadino che hanno
permesso (nel silenzio e nell’angoscia del bisogno primario del cibo o dietro
promessa di un posto di lavoro) che “Messina, fosse spremuta come un limone.. e
adesso che è finito il succo… viene gettata via” (padre Felice Scalia, s.j).
Potremmo aggiungere anche le statistiche e le cifre che periodicamente i mass
media ci forniscono e che relegano la nostra Città in fondo alle classifiche
nazionali.
Per mesi abbiamo assistito al “gioco” delle
parti: giunta-maggioranza vs consiglio comunale; partiti/sindacati/movimenti e
sigle della (cosiddetta) società civile vs tutto e tutti. Nel rispetto delle
proprie idee e della buona fede di alcuni… un teatrino e uno spettacolo
indecoroso di cui, di volta in volta, si evocavano i “manovratori occulti, i
burattinai, i poteri forti”. Ma guai a fare i nomi, in fondo “se li conosciamo…
è inutile dirlo…!”.
Non tutto è perduto, infondo “la speranza è
l’ultima a morire”. Qualcuno trova la “soluzione magica” pardòn.. la sfiducia
al sindaco, come la soluzione ad ogni problema di Messina.
Poi sul clinale dell’abisso e del baratro, si
pensa al dialogo possibile e doveroso tra le parti in causa “un patto di fine
legislatura” per portare a termine le grandi opere in dirittura di arrivo: il
nuovo porto di Tremestieri, il nuovo Palazzo di Giustizia, il Masterplan, ecc.
ecc.
Scusate, ma “non potevate pensarci prima!”.
In fondo, ognuno può fare la sua
ricostruzione dei fatti e vicende “tirando la coperta dalla sua parte”, ma si
rischierebbe soltanto di stracciarla e rimanere ognuno con in mano solo un
brandello di stoffa, ormai inutile a tutti.
Se approvata, la mozione di sfiducia, non
segnerebbe solo il fallimento di Renato Accorinti o del Consiglio Comunale che
andrebbero a casa, ma di una intera stagione politica rendendo inutile il
lavoro di chi ha cercato di rendere migliore e diversa la nostra Città. E’ vero
che sarebbe o potrebbe essere considerato “un atto di coraggio”, ma a pochi
mesi dalla fine della legislatura che senso avrebbe tutto ciò? Con quale
coraggio presentarsi agli elettori per chiedere il voto per essere rieletti?
Ho stima di tutti i consiglieri comunali che
ho conosciuto personalmente, in occasione del conferimento della cittadinanza
onoraria al Maestro dell’Ordine Domenicano, con i quali mi sono confrontato per
ben tre ore in aula, prima che votassero la decisione. Qualcuno di loro era
presente nella nostra parrocchia di san Domenico, quando abbiamo promosso in
collaborazione con altre realtà ecclesiali e gruppi della società civile, la
“preghiera per Messina”, dopo le tristi vicende di due anni fa.
A loro, quindi mi rivolgo.
In nome di tanta gente che vieni a bussare
alla nostra parrocchia in cerca del necessario per sopravvivere, del giovane
che chiede un euro per comprasi qualcosa che i genitori non possono dare, per
gli italiani e gli stranieri che cercano lavoro: non lasciate Messina in mano
di un commissario che per quanto animato di buona volontà, non conoscendo lo
“stato delle cose” avrebbe molte difficoltà ad operare. Messina non merita
questo, voi non meritate di fare questa fine. Portate a termine il vostro
mandato che vi è stato dato dai cittadini, restituite la voce e il potere ai
cittadini, così come vuole la nostra amata Costituzione. Esprimete pure, come
vuole la democrazia il vostro parere, il malessere e il disagio personale, le
motivazioni politiche che vi hanno spinto a firmare la mozione di sfiducia, ma
non votate. Abbandonate poi l’aula, sarà una scelta responsabile, coraggiosa,
di grande valore morale e civile.
Ve ne saremo grati, perché avrete dimostrato
di mettere da parte ogni cosa, pur di non spegnere la speranza dei messinesi.
Un grande atto della volontà e della ragione che, assieme alla fede, sono un
dono di Dio se credenti; altrimenti una scelta che renderà onore al vostro
senso di responsabilità, per cui siete stati votati dai cittadini e che
vogliono risposte concrete ai loro problemi nell’unico interesse della Città e
del Bene Comune.
Padre Giovanni Calcara, o.p.
Parroco di san Domenico - MessinaLa Gazzetta del Sud, 15 febbr 2017
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