Villa Santa Teresa |
A 14 ANNI DALLA CONFISCA DELLA CLINICA, L’ASSESSORE GUCCIARDI HA PRESENTATO
L’OFFERTA ALL’AGENZIA DIRETTA DAL PREFETTO POSTIGLIONE
Nell’era Cuffaro era il gioiello della Radiodiagnostica e dell’Oncologia
privata siciliana, un polo d’eccellenza capace di drenare rimborsi pubblici
fino a dieci volte superiori rispetto al tariffario regionale. Dopo l’arresto e
la condanna per mafia del suo fondatore, il ras della sanità privata Michele
Aiello, è diventata il simbolo dello spreco e della malapolitica che va a
braccetto con l’imprenditoria mafiosa. Adesso, a quattordici anni dalla confisca,
la clinica Villa Santa Teresa di Bagheria si prepara a fare il salto nel grande
alveo della sanità pubblica: per acquistare l’intero immobile la Regione mette
sul tappeto tra i 25 e i 28 milioni di euro. La trattativa con l’Agenzia dei
Beni confiscati è ormai alle battute finali. A luglio l’assessore alla Salute,
Baldo Gucciardi, ha presentato la manifestazione di interesse per l’acquisto.
La settimana scorsa, durante un incontro in prefettura, è stato segnato il
percorso. Ora si aspetta solo che l’Agenzia, diretta dal prefetto Umberto
Postiglione, metta nero su bianco la richiesta: una cifra compresa appunto
tra 25 e 28 milioni di euro, ovvero l’ammontare del mutuo acceso con Unicredit
dall’amministrazione giudiziaria per completare i lavori edili di ampliamento
della struttura che da quasi 5 anni ospita anche il centro ortopedico gestito
dal Rizzoli di Bologna.
Attualmente la Regione, solo per l’ala concessa in comodato d’uso gratuito
al centro ortopedico emiliano, paga un milione e 200 mila euro l’anno di
affitto all’amministrazione giudiziaria, oltre ai 20 milioni di euro annui che
corrispondono al costo della convenzione per le cure offerte dal Rizzoli.
E poi ci sono i 12,5 milioni annui delle prestazioni radiodiagnostiche e
oncologiche in convenzione. «Acquisire l’intero immobile – dice l’assessore
Gucciardi – ci consentirà di risparmiare i soldi dell’affitto e di accendere,
quasi con la stessa cifra, un mutuo per acquisire il bene con i fondi del
servizio sanitario regionale. Ma questa operazione ha soprattutto un alto
valore simbolico: restituiremo ai siciliani un patrimonio strappato ai boss».
Un percorso che dovrà avere il via libera della giunta.
La partita più delicata si aprirà subito dopo. È quella che si gioca sul
futuro dei circa 150 dipendenti e la salute di più di 12 mila pazienti che
gravitano intorno al polo oncologico. Due le ipotesi in pista: l’affitto ad una
cooperativa formata dai dipendenti (strada gradita ai medici e ai livelli più
alti del personale) o il passaggio al Servizio sanitario regionale (gradito
invece al personale delle qualifiche più basse che, non potendo più contare sul
ripianamento dei debiti da parte dell’erario, temono di doversi riposizionare
sul mercato). Una via per uscire dall’impasse potrebbe essere la costituzione
di una Fondazione sul modello dell’ospedale Giglio di Cefalù, inserito nel
circuito pubblico ma a gestione privata. Di questo l’assessore sta discutendo
con i vertici del cda delle due società confiscate (centro San Gaetano srl e
Villa Santa Teresa spa) che offrono i servizi di Radiodiagnostica e Oncologia.
Ma l’obiettivo resta entrare in possesso dell’immobile.
g.sp.
La Repubblica Palermo, 3 gennaio 2017
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