La presentazione avverrà SABATO
21 GENNAIO, ALLE 17.00, NELLA CHIESA DI SANT'AGOSTINO A CORLEONE, CON L'INTERVENTO
DI MONS. CORRADO LOREFICE, ARCIVESCOVO DI PALERMO.
di NINO DI SCLAFANI
"Sono forse io il custode di mio fratello?". E' questa la colpevole e sfidante risposta di Caino alla chiamata del Signore che gli chiede conto delle sorti di Abele il giusto. Ed è, quello in esame, uno dei brani della Bibbia che più spesso interroga la mia coscienza. Saremo, un giorno, chiamati davanti al Signore a rispondere delle sorti dei nostri fratelli? Possibile che il giudizio finale possa prescindere dal nostro solitario ed intimistico rapporto con la nostra Fede ma ci interroghi anche sulle nostre mancanze nel convertire i fratelli? A questi interrogativi risponde l'ultimo libro-catechesi di Padre Leoluca Pasqua: "Fatta per amore - La correzione fraterna" (Edizioni Paoline). Mi piace considerare questo scritto come un'ideale prosecuzione di altri due testi dell'autore: "Lottare per vivere - Il combattimento spirituale" e "Dal rancore al perdono". Il percorso intrapreso da padre Pasqua insegue un'idea: solo cambiando noi stessi potremo ricondurre la comunità umana a quei valori di pacifica convivenza ed evangelica fraternità.
Le strutture di peccato che stanno soffocando l'umanità
non sono che il frutto di una deriva
relativistica personale, del fallimento delle relazioni con il nostro prossimo
e dell'assenza di un intimo combattimento spirituale. Scaturiscono da tali arroccamenti pericolose
monadi tronfie di autoreferenzialità e individualismo, con spiccata presunzione
di bastare a se stessi, poco inclini alla ricerca del volto dell'altro."Sono forse io il custode di mio fratello?". E' questa la colpevole e sfidante risposta di Caino alla chiamata del Signore che gli chiede conto delle sorti di Abele il giusto. Ed è, quello in esame, uno dei brani della Bibbia che più spesso interroga la mia coscienza. Saremo, un giorno, chiamati davanti al Signore a rispondere delle sorti dei nostri fratelli? Possibile che il giudizio finale possa prescindere dal nostro solitario ed intimistico rapporto con la nostra Fede ma ci interroghi anche sulle nostre mancanze nel convertire i fratelli? A questi interrogativi risponde l'ultimo libro-catechesi di Padre Leoluca Pasqua: "Fatta per amore - La correzione fraterna" (Edizioni Paoline). Mi piace considerare questo scritto come un'ideale prosecuzione di altri due testi dell'autore: "Lottare per vivere - Il combattimento spirituale" e "Dal rancore al perdono". Il percorso intrapreso da padre Pasqua insegue un'idea: solo cambiando noi stessi potremo ricondurre la comunità umana a quei valori di pacifica convivenza ed evangelica fraternità.
Un volto da cercare, incontrare, in cui
riflettersi alla scoperta della comune origine e del medesimo approdo. E'
facile e comodo accettare la figliolanza divina, più arduo è digerire la
fratellanza universale. Immaginarci unici figli dell'unico Dio, sempre pronto
ad intervenire al nostro comando ad esaudire i nostri desideri e i nostri
bisogni, come se non esistesse altra umanità desiderosa e bisognosa di cure
paterne. Così il richiamo di Genesi 4, 9, ci infastidisce poiché è già tanto
provvedere alla nostra salvezza.
Nelle parole di padre Pasqua scopriamo l'imperativo
comandamento del Padre che ci indica la "cura che bisogna avere per colui
con cui si condivide il cammino", poiché "l'altro costituisce parte
di me stesso, che devo amare per quello che è, e non per come vorrei che
fosse." Ecco che scaturisce l'esigenza della correzione fraterna. Pratica
abbondantemente documentata nella scrittura, nella prassi della chiesa
primordiale e nelle comunità monastiche.
Basti pensare al ruolo svolto dai profeti nel farsi portavoce della
volontà di Dio per il suo popolo, generalmente poco incline ad essere corretto.
Con Cristo la correzione, amorevolmente, cammina per le strade di Galilea, dove le
storie di conversione si moltiplicano, coinvolgendo coloro che, più lontani dai
comandamenti divini, trovano nello sguardo del Maestro quel perdono che mai
avrebbero potuto osare dallo sterile dogmatismo sacerdotale del tempo. Il
Vangelo rilancia così il dovere della correzione del fratello che vive
nell'errore e nel peccato e convalida questa prassi caricandola, se non eseguita,
del peccato di omissione che richiama quasi alla correità del peccato del
prossimo.
L'autore non minimizza certo la delicatezza
del compito. Buona parte del libro è dedicata alla preparazione di una consapevole azione di correzione fraterna.
La prassi proposta è basata su di un principio di gradualità che tende a
modulare ogni passaggio al caso personale, poiché ogni storia è diversa e
richiede un discernimento preliminare che coinvolga anche le intime motivazioni
di chi corregge. Sono troppi i rischi che si corrono ad affrontare con
leggerezza questo compito; solo un forte coinvolgimento nell'azione
consolatoria, nello sforzo empatico finalizzato al chiarimento, al perdono, e
che manifesti tangibilmente l'infinita misericordia divina quale balsamo risanante,
può sortire l'effetto desiderato.
Effetto positivo che non è mai scontato poiché spesso il fratello corretto
reagisce con violenza, cercando giustificazione al proprio errore o, peggio,
accusando egli stesso chi lo corregge. Paura, senso di inadeguatezza, timore,
rischio di cadere in un atteggiamento paternalista, frenano l'azione di
correzione che richiede tanta umiltà e amore nell'essere praticata. Non è
escluso, peraltro, che oltre ad essere chiamati alla correzione del fratello si
possa essere oggetto di correzione, nel volume si evidenzia anche quale
atteggiamento assumere in questa circostanza. In fondo il segreto di
un'efficace fraterna correzione risiede proprio in questo duplice ruolo in cui
oggi si corregge e domani si potrà essere corretti, ciò segna la comune
appartenenza alla perfettibile famiglia umana, a quella fragilità che nella
comunanza del cammino condivide gli affanni dell'esistenza alla luce dell'esempio
del perfetto uomo-Dio che è Cristo Gesù.
Nino Di Sclafani
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