giovedì, gennaio 05, 2017

IL NUOVO LIBRO DI DON LEO PASQUA: "SONO FORSE IO IL CUSTODE DI MIO FRATELLO?"

La presentazione avverrà SABATO 21 GENNAIO, ALLE 17.00, NELLA CHIESA DI SANT'AGOSTINO A CORLEONE, CON L'INTERVENTO DI MONS. CORRADO LOREFICE, ARCIVESCOVO DI PALERMO.
di NINO DI SCLAFANI
"Sono forse io il custode di mio fratello?". E' questa la colpevole e sfidante risposta di Caino alla chiamata del Signore che gli chiede conto delle sorti di Abele il giusto. Ed è, quello in esame, uno dei brani della Bibbia che più spesso interroga la mia coscienza. Saremo, un giorno, chiamati davanti al Signore a rispondere delle sorti dei nostri fratelli? Possibile che il giudizio finale possa prescindere dal nostro solitario ed intimistico rapporto con la nostra Fede ma ci interroghi anche sulle nostre mancanze nel convertire i fratelli? A questi interrogativi risponde l'ultimo libro-catechesi di Padre Leoluca Pasqua: "Fatta per amore - La correzione fraterna" (Edizioni Paoline).  Mi piace considerare questo scritto come un'ideale prosecuzione di altri due testi dell'autore: "Lottare per vivere - Il combattimento spirituale" e "Dal rancore al perdono".  Il percorso intrapreso da padre Pasqua insegue un'idea: solo cambiando noi stessi potremo ricondurre la comunità umana a quei valori di pacifica convivenza ed evangelica fraternità.
Le strutture di peccato che stanno soffocando l'umanità non sono che il frutto  di una deriva relativistica personale, del fallimento delle relazioni con il nostro prossimo e dell'assenza di un intimo combattimento spirituale.  Scaturiscono da tali arroccamenti pericolose monadi tronfie di autoreferenzialità e individualismo, con spiccata presunzione di bastare a se stessi, poco inclini alla ricerca del volto dell'altro.
Un volto da cercare, incontrare, in cui riflettersi alla scoperta della comune origine e del medesimo approdo. E' facile e comodo accettare la figliolanza divina, più arduo è digerire la fratellanza universale. Immaginarci unici figli dell'unico Dio, sempre pronto ad intervenire al nostro comando ad esaudire i nostri desideri e i nostri bisogni, come se non esistesse altra umanità desiderosa e bisognosa di cure paterne. Così il richiamo di Genesi 4, 9, ci infastidisce poiché è già tanto provvedere alla nostra salvezza.
Nelle parole di padre Pasqua scopriamo l'imperativo comandamento del Padre che ci indica la "cura che bisogna avere per colui con cui si condivide il cammino", poiché "l'altro costituisce parte di me stesso, che devo amare per quello che è, e non per come vorrei che fosse." Ecco che scaturisce l'esigenza della correzione fraterna. Pratica abbondantemente documentata nella scrittura, nella prassi della chiesa primordiale e nelle comunità monastiche.  Basti pensare al ruolo svolto dai profeti nel farsi portavoce della volontà di Dio per il suo popolo, generalmente poco incline ad essere corretto. Con Cristo la correzione, amorevolmente,  cammina per le strade di Galilea, dove le storie di conversione si moltiplicano, coinvolgendo coloro che, più lontani dai comandamenti divini, trovano nello sguardo del Maestro quel perdono che mai avrebbero potuto osare dallo sterile dogmatismo sacerdotale del tempo. Il Vangelo rilancia così il dovere della correzione del fratello che vive nell'errore e nel peccato e convalida questa prassi caricandola, se non eseguita, del peccato di omissione che richiama quasi alla correità del peccato del prossimo.
L'autore non minimizza certo la delicatezza del compito. Buona parte del libro è dedicata alla preparazione di  una consapevole azione di correzione fraterna. La prassi proposta è basata su di un principio di gradualità che tende a modulare ogni passaggio al caso personale, poiché ogni storia è diversa e richiede un discernimento preliminare che coinvolga anche le intime motivazioni di chi corregge. Sono troppi i rischi che si corrono ad affrontare con leggerezza questo compito; solo un forte coinvolgimento nell'azione consolatoria, nello sforzo empatico finalizzato al chiarimento, al perdono, e che manifesti tangibilmente l'infinita misericordia divina quale balsamo risanante,  può sortire l'effetto desiderato. Effetto positivo che non è mai scontato poiché spesso il fratello corretto reagisce con violenza, cercando giustificazione al proprio errore o, peggio, accusando egli stesso chi lo corregge. Paura, senso di inadeguatezza, timore, rischio di cadere in un atteggiamento paternalista, frenano l'azione di correzione che richiede tanta umiltà e amore nell'essere praticata. Non è escluso, peraltro, che oltre ad essere chiamati alla correzione del fratello si possa essere oggetto di correzione, nel volume si evidenzia anche quale atteggiamento assumere in questa circostanza. In fondo il segreto di un'efficace fraterna correzione risiede proprio in questo duplice ruolo in cui oggi si corregge e domani si potrà essere corretti, ciò segna la comune appartenenza alla perfettibile famiglia umana, a quella fragilità che nella comunanza del cammino condivide gli affanni dell'esistenza alla luce dell'esempio del perfetto uomo-Dio che è Cristo Gesù.

Nino Di Sclafani

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