Mario Ridulfo, segretario Cgil Palermo |
"...... in qualche luogo le strade
costrutte rimangono con manutenzione insufficiente, talchè deperiscono e
bisogna talvolta quasi rifarle." Sicilia,1876
Le opere pubbliche. (1)
" Fra i
principali mezzi per rimediare ai mali non solo amministrativi, ma di ogni
specie, devesi annoverare la facilità delle comunicazioni, la costruzione di
una fitta rete di strade ruotabili e di ferrovie. Certamente le strade da sè
sole non potrebbero recare grande utilità almeno in breve tempo, ma senza di
esse, qualunque altro rimedio perderebbe ogni efficacia. .....Di fronte allo
spreco di forze e di denari adesso cagionato dal mancare l’unità di direzione
per la costruzione della rete stradale siciliana, di fronte all’urgente bisogno
di compierla nel più breve tempo possibile, .... Il personale dovrebbe.. essere
intelligente, istruito, laborioso e coraggioso per potere studiare sui luoghi
le condizioni dei terreni e i tracciati. Dovrebbe essere inaccessibile alle
influenze e pressioni di ogni genere…e per ciò dovrebbe essere composto
esclusivamente di persone del Continente....Abbiamo detto che lo Stato per
salvar la Sicilia deve governarla senza la cooperazione dei Siciliani..."
(1) LEOPOLDO
FRANCHETTI E SIDNEY SONNINO "LA SICILIA NEL 1876. LIBRO PRIMO CONDIZIONI
POLITICHE E AMMINISTRATIVE DELLA SICILIA
Perché
iniziamo con la citazione della famosa relazione Franchetti-Sonnino?
Perché sull’isola più a sud d’Europa, gran
parte della viabilità interna risale al periodo dei Borbone: e in qualche caso
la manutenzione dell’ultimo secolo e mezzo non ha cambiato più di tanto il
volto delle strade siciliane. Una rete
infrastrutturale che deriva dai vecchi sentieri tracciati dai contadini,
battuti sotto i Borbone, promosse a Regie Trazzere.
Perché anche se la situazione oggi è
naturalmente diversa, essa rappresenta in questa sintesi la migliore analisi e
la peggiore conclusione di come affrontare la questione.
Due esempi di come il Nord e il Sud uniti sono
nel disastro:
- 10 aprile 2015: un viadotto della
Autostrada Palermo-Catania cede a seguito di una frana verificatasi al piede di
un pilastro. Nessun danno a cose o persone, solo disagi per gli utenti.
- 28 ottobre 2016: un cavalcavia della SP
49 (Provincia di Lecco) crolla sulla piattaforma sottostante SS 36. 1 morto, 1
ferito grave, strada interrotta.
Dunque seppure a distanza di 140 anni il tema
della viabilità secondaria è ancora, come abbiamo riportato nel titolo della
iniziativa, una questione di primaria importanza.
Il crollo del viadotto “Himera”, sulla A19 che
collega Palermo a Catania, rimane ancora oggi, solo la “punta dell’iceberg”.
In molti, e non sporadici casi, sembra una
rete viaria da terzo mondo, e invece è lo stato delle infrastrutture di gran
parte della nostra provincia, … pardon città metropolitana.
Strade senza nessuna illuminazione, con il
manto stradale deformato, con gallerie senza aeratori, a volte, spesso al buio
o quasi, con l’asfalto vecchio di anni, con la segnaletica che praticamente non
esiste.
È bastato che chiudessero due chilometri di
ponte per accorgersi che l’intera viabilità siciliana era tutta appesa a
quell’autostrada vecchia di quarant’anni.
Dopo il crollo del viadotto sulla
Palermo-Catania, la Regione ha scoperto di non avere alcuna viabilità
alternativa: i percorsi che dovrebbero sostituire l’autostrada ed essere le vie
di fuga in caso di calamità naturali, sono infatti a loro volta crollati,
franati e/o comunque pericolose.
In teoria l’isola è piena di strade statali e
provinciali, che costituiscono spesso l’unica rete viaria per collegare i
centri dell’entroterra con le città principali. E se la SS 643 ha guadagnato la
notorietà a causa dell’emergenza, non va meglio altrove, lì dove la viabilità
provinciale non ha mai ricevuto la giusta manutenzione.
Come ci ha raccontato Antonella, gran parte
delle strade secondarie sono in condizioni pietose, eppure un giorno sì e uno
no vengono annunciati stanziamenti pubblici per milioni di euro.
Oggi, questa si intreccia in maniera
inscindibile con questioni complesse che ruotano attorno:
- alla messa in sicurezza del territorio,
-
alla prevenzione del dissesto idrogeologico,
-
alla manutenzione, (soprattutto quella idraulico-forestale),
-
alla mobilità (cioè al diritto delle persone),
-
alla inter-modalità (cioè il trasporto combinato di persone e merci).
Ma a differenza di quanto teorizzato da
Franchetti e Sonnino, la questione non può essere rimessa a nessun “liberatore”
proveniente dal Continente, come non può essere rimessa all’idea diffusa in
tanta gente che di questi problemi “qualcuno se ne deve occupare”, perché è
anche così che si è arrivati a questa situazione.
Situazione che deve essere affrontata, qui e
adesso, innanzitutto da coloro i quali questa condizione di disagio, la vivono
ogni giorno: cioè i cittadini, gli operatori economici, le lavoratrici e i
lavoratori.
Per questo pensiamo che su questo tema, come
anche su altri (ambiente, salute, etc..) le nostre Camere del lavoro zonali possono diventare luogo di incontro di idee
e di iniziative.
Occorre creare sul territorio un sistema di alleanza tra coloro i quali
rappresentano interessi generali come le istituzioni
locali e il sindacato, interessi economici (come il sistema associativo delle
imprese), interessi diffusi (come quello dell’associazionismo dei
cittadini e degli utenti), fino al mondo religioso, per incalzare coloro i
quali hanno responsabilità di governo nazionale, regionale, o sovracomunale
come è oggi la Città metropolitana.
Per dirla in una battuta, il piano strategico per
la Città Metropolitana di Palermo, non può finire al “Ponte Corleone” o se
volete sulle sponde del fiume “Oreto”.
Qualche tempo fa (nel 2015) la direzione
infrastrutture della ex Provincia di Palermo ha quantificato in 200 mln di € le
risorse che servono per mettere in sicurezza la propria viabilità interna e per
la manutenzione delle strade in provincia di Palermo.
In realtà, prima del crollo del viadotto “Himera”
a destare particolari preoccupazioni alla Regione non era l’autostrada
Palermo-Catania, che è gestita dall’Anas.
A preoccupare era più che altro lo stato di
salute della autostrada A20, quella che collega Palermo con Messina.
Un’autostrada famosa, perché ci sono voluti 37 anni per costruirla. Inaugurata
almeno quattro volte (l’ultima nel 2004 dall’allora premier Silvio Berlusconi)
dopo meno di 10 anni l’A20 è una delle autostrade più pericolose del
Mezzogiorno.
Anche qui, una situazione drammatica, fatta di:
“mancanza di segnaletica orizzontale e verticale, di disfunzioni negli impianti
di ventilazione delle gallerie, di carenza delle colonnine di soccorso, di
manto stradale deformato, di assenza manto stradale drenante”.
Perché, “Viabilità secondaria: necessità primaria”?
Perché siamo fortemente convinti che la
questione della viabilità, della mobilità era, ed è ancora una questione di
primaria importanza, almeno per tre motivi:
1) il primo motivo, economico:
come
abbiamo sempre sostenuto la prima grande ricchezza dell’Italia e dunque anche
della nostra provincia è sé stessa, il suo territorio, la sua cultura, il suo
patrimonio storico e artistico ed ambientale.
Nel
Piano del Lavoro della CGIL, la
messa in sicurezza, la prevenzione e la valorizzazione del territorio, rappresentano
di per sé un piano straordinario di creazione diretta di lavoro, attraverso
programmi per la bonifica (a finanziamento pubblico e privato) del territorio,
da effettuarsi necessariamente con modalità innovative.
In
Italia Il 9,8% della superficie nazionale è ad alta criticità idrogeologica e i
comuni interessati da aree ad alta criticità idrogeologica sono (6.633),
l'81,9%.
Ma per
intenderci è l’incuria della collina che frana, che provoca la caduta del
pilone autostradale.
A
questa condizione dobbiamo sommare il fatto che la crescita, esponenziale della
mobilità degli individui è un elemento caratteristico delle nostre moderne
società.
A questa esigenza di domanda di mobilità,
delle merci come delle persone, si è risposto, nella nostra provincia,
soprattutto nelle aree interne, quasi esclusivamente ricorrendo al trasporto su
strada, dunque, quando queste strade diventano stabilmente impraticabili, ecco,
che le stesse strade, da occasione di sviluppo, diventano ostacolo a qualsiasi
ipotesi di rilancio, crescita economica.
2) il secondo motivo, una questione di
civiltà:
Il
criterio di costruzione delle strade romane era molto ingegnoso e funzionale: Le “viae” avevano la
caratteristica di essere costruiti a strati, venivano tecnicamente chiamate “via strata”. In siciliano ancora oggi il
termine “strata” indica la via.
Le
strade sono il segno della civiltà, dicono quanto una cultura, un popolo, una
società, una città, sono vivi, aperti, liberi di muoversi, di commerciare.
La
strada, tuttavia, non è soltanto un mezzo di circolazione di cose e di uomini;
è anche mezzo di comunicazione tra gli uomini, per molti oggi l’unica voce
della strada è quella del navigatore che ti parla come un triste robot: “Ricalcolo..”.
3) il terzo motivo, la sicurezza.
Secondo
gli ultimi dati Istat disponibili, quelli del 2014 e del 2015, su 995.315
veicoli circolanti in provincia di Palermo, nel 2014 ci sono stati: 4312
feriti, 45 vittime. Dunque 4,5 vittime ogni 100 mila veicoli.
Nello
stesso periodo a Napoli le vittime, sono state: 4,1 ogni 100 mila veicoli,
mentre a Milano, sono state: 4,4 ogni 100 mila veicoli.
Anche
i dati del 2015 confermano questa situazione : 2852 incidenti, 3993 feriti, 44
vittime.
Noi
pensiamo, che "la sicurezza delle persone, nella circolazione stradale,
rientra, tra le finalità primarie di
ordine sociale ed economico perseguite dallo stato", esattamente come il legislatore ha previsto all'art.1 del “codice
della strada” (Decreto Legislativo 30 aprile 1992 n. 285 e successive
modifiche).
Per
questo poniamo, come prioritaria, non solo la questione della salute, della
sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici nel posto di lavoro, ma anche di
questi e di queste nel tempo e nel percorso che impiegano per recarsi al lavoro
e/o per tornare dal lavoro, ai propri
cari, ai propri affetti, così come, di tutte le persone, uomini, donne e
bambini che per motivi diversi debbono percorrere le nostre strade.
Questo
tempo e questo spazio, non possono essere, il gioco tragico della "roulette russa".
Per
questo occorre promuovere tutte le iniziative possibili di miglioramento dei
livelli di sicurezza sulle nostre strade.
Prendiamo
ad esempio una strada a scorrimento veloce, come la SS 121 e la SS 189 “Palermo-Agrigento”,
o se volete la SS 624 “Palermo-Sciacca”, in attesa che si sviluppino i
progetti, o si recuperano i finanziamenti, o si completino i lavori di
ammodernamento dell’intera tratta, perché non si rimuovono quante più
interferenze possibili? , che trasformano (soprattutto la notte) queste strade
in tunnel da incubo.
Ad
esempio le interferenze rappresentate dalle altre strade comunali,
intercomunali, interpoderali che li attraversano e/o li “tagliano.
Perché,
non illuminare,
con pannelli autonomi e fotovoltaici
tutti gli svincoli e gli attraversamenti, almeno quelli riconosciuti a rischio
o addirittura pericolosi.
Le “strate”
palermitane e il ruolo della Città metropolitana
Con la crisi economica di questi anni si è
registrata una minor domanda di mobilità privata, per cui l’offerta pubblica si
sarebbe dovuta dedicare meglio alla gestione e al miglioramento dell’esistente.
Ma da un lato i continui e sempre maggiori
tagli di trasferimenti (in alcuni casi si è arrivati all’inversione del flusso
dei trasferimenti) dal centro alla periferia, e dall’altro, la incompletezza
della riforma delle province, che ha stabilito, entro certi limiti, le
competenze metropolitane ma non ne ha definite le risorse, ha determinato un passaggio
di modello, delle ex province, da espansionistico a gestionale, con il
conseguente cambiamento della metodologia: si è passati da una concentrazione
di risorse su progettazione e realizzazione, ad una concentrazione sui servizi
manutentivi.
Servizi manutentivi che nel caso delle ex
province continuano a riguardare la :
• Manutenzione
della piattaforma stradale;
• Manutenzione
delle strutture;
• Gestione
degli impianti di illuminazione;
• Manutenzione
delle aree limitrofe (sfalcio erba e fossi);
• Gestione
dei servizi invernali nelle zone di montagna;
• Gestione
degli impianti tecnologici.
Un passaggio di questa portata avrebbe dovuto
essere accompagnato da uno spostamento di risorse dagli investimenti alla spesa
corrente: al contrario, gli investimenti sono stati azzerati e la spesa
corrente è stata azzerata.
In uno studio recente della FP Cgil Nazionale è stato calcolato che
Le Città Metropolitane italiane, come riformate dalla L. 56/2014, escludendo
Catania e Messina, nate dalla autonomia legislativa della Regione Siciliana,
rappresentano il 33% della popolazione italiana e devono quindi fornire servizi
essenziali al 33% della popolazione, al 13% del territorio ed al 12,5% dei
Comuni.
Una delle funzioni fondamentali, come
sappiamo, riguarda la viabilità, ossia la gestione integrata dei servizi
viabilistici.
Alcuni dati della elaborazione
della FP nazionale:
L’evoluzione della rete ed il passaggio di
risorse, quali:
·
Estensione della
rete;
·
Personale dedicato
ai servizi manutentivi;
·
Risorse su spesa
corrente e spesa di investimento (che comprende manutenzione straordinaria e
nuove infrastrutture);
·
Parametri
chilometrici;
·
Tempi di rinnovo
della rete.
Estensione della rete
|
2008
|
2015
|
2016
|
Bari
|
2 100
|
1 670
|
1 670
|
Bologna
|
1 400
|
1 400
|
1 400
|
Cagliari
|
800
|
800
|
800
|
Firenze
|
1 470
|
1 478
|
1 478
|
Genova
|
1 480
|
1 035
|
1 035
|
Napoli
|
1 277
|
832
|
798
|
Palermo
|
2 200
|
2 200
|
2 200
|
Roma
|
1 480
|
1 035
|
1 035
|
Torino
|
3 300
|
3 000
|
2 900
|
Somma
|
15 507
|
13 450
(-13%)
|
13 316
(-14%)
|
Personale dedicato ai servizi manutentivi
|
2008
|
2015
|
2016
|
Bari
|
32
|
19
|
16
|
Bologna
|
194
|
143
|
108
|
Cagliari
|
|
(35)
|
(30)
|
Firenze
|
81
|
71
|
63
|
Genova
|
142
|
130
|
112
|
Napoli
|
|
(86)
|
(89)
|
Palermo*
*Su 500 cantonieri previsti in
pianta organica: presenti 49
|
235
|
123
|
61
|
Roma
|
142
|
130
|
112
|
Torino
|
350
|
250
|
210
|
Somma
|
1 176
|
866
(-26%)
|
682
(-42%)
|
Servizi di manutenzione ordinaria
|
2008
[€]
|
2015
[€]
|
2016
[€]
|
2015
|
2016
|
Bari
|
15 000
000
|
2 500
000
|
1 250
000
|
-83%
|
-92%
|
Bologna
|
5 000 000
|
2 400 000
|
3 000 000
|
-52%
|
-40%
|
Cagliari
|
2 000
000
|
2 000 000
|
1 600
000
|
0%
|
-20%
|
Firenze
|
8 000 000
|
2 500 000
|
3 500 000
|
-69%
|
-56%
|
Genova
|
3 200
000
|
3 200
000
|
3 200
000
|
-
|
-
|
Napoli
|
3 503
951
|
2 741
762
|
2 707
253
|
-22%
|
-23%
|
Palermo
|
800 000
|
50 000
|
200 000
|
-94%
|
-75%
|
Roma
|
3 200
000
|
3 200
000
|
3 200
000
|
0%
|
0%
|
Torino
|
15 680
000
|
10 175
000
|
9 000
000
|
-35%
|
-43%
|
Aggregato
|
56 385 959
|
28 768 777
|
18 659 269
|
-49%
|
-51%
|
Lavori di manutenzione straordinaria e nuove
infrastrutture
|
Manutenzione Straordinaria
|
Spese di
investimento
|
||||
|
2008
|
2015
|
2016
|
2008
|
2015
|
2016
|
Bari
|
6 000 000
|
1 300 000
|
1 300 000
|
20 000 000
|
16 000 000
|
16 000 000
|
Bologna
|
9 975
000
|
8 620
000
|
572 000
|
30 886 000
|
-
|
-
|
Cagliari
|
|
|
|
-
|
-
|
-
|
Firenze
|
3 000 000
|
1 000 000
|
1 000 000
|
4 000 000
|
-
|
-
|
Genova
|
14 000
000
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
Napoli
|
7 310
231
|
4 608
901
|
3 844
716
|
|
|
|
Palermo
|
1 500 000
|
800 000
|
800 000
|
|
|
|
Roma
|
14 000
000
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
Torino
|
27 548
000
|
4 500
000
|
-
|
10 100 000
|
3 000 000
|
-
|
Investimenti
|
2008
|
2015
|
2016
|
2008
|
2015
|
2016
|
Bari
|
26 000 000
|
17 300 000
|
17 300 000
|
100%
|
-33%
|
-33%
|
Bologna
|
40 861 000
|
8 620 000
|
572 000
|
100%
|
-79%
|
-99%
|
Cagliari
|
-
|
-
|
-
|
|
|
|
Firenze
|
7 000 000
|
1 000 000
|
1 000 000
|
100%
|
-86%
|
-86%
|
Genova
|
14 000
000
|
-
|
-
|
100%
|
-100%
|
-100%
|
Napoli
|
7 310
231
|
4 608
901
|
3 844
716
|
100%
|
-37%
|
-47%
|
Palermo
|
1 500 000
|
800 000
|
800 000
|
100%
|
-47%
|
-47%
|
Roma
|
14 000
000
|
-
|
-
|
100%
|
-100%
|
-100%
|
Torino
|
37 648
000
|
7 500
000
|
-
|
100%
|
-80%
|
-100%
|
Somma
|
148 321 239
|
39 830 916
|
23 518 732
|
100%
|
-73%
|
-84%
|
Spesa in manutenzione ordinaria per chilometro
|
2008
|
2015
|
2016
|
2008
|
2015
|
2016
|
Bari
|
7 143
|
1 497
|
749
|
100%
|
-79%
|
-90%
|
Bologna
|
3 571
|
1 714
|
2 143
|
100%
|
-52%
|
-40%
|
Cagliari
|
2 500
|
2 500
|
2 000
|
100%
|
0%
|
-20%
|
Firenze
|
5 442
|
1 691
|
2 368
|
100%
|
-69%
|
-56%
|
Genova
|
2 162
|
3 092
|
3 092
|
|
|
|
Napoli
|
2 744
|
3 295
|
3 393
|
100%
|
20%
|
24%
|
Palermo
|
364
|
23
|
91
|
100%
|
-94%
|
-75%
|
Roma
|
2 162
|
3 092
|
3 092
|
100%
|
43%
|
43%
|
Torino
|
4 752
|
3 392
|
3
103
|
100%
|
-29%
|
-35%
|
Media
|
3 698
|
2 139
|
1 401
|
100%
|
-42%
|
-44%
|
Spesa in manutenzione ordinaria ed investimenti per chilometro
|
2008
|
2015
|
2016
|
2008
|
2015
|
2016
|
Bari
|
19 524
|
11 856
|
11 108
|
100%
|
-39%
|
-43%
|
Bologna
|
32 758
|
7 871
|
2 551
|
100%
|
-76%
|
-92%
|
Cagliari
|
2 500
|
2 500
|
2 000
|
100%
|
0%
|
-20%
|
Firenze
|
10 204
|
2 368
|
3 045
|
100%
|
-77%
|
-70%
|
Genova
|
11 622
|
3 092
|
3 092
|
|
|
|
Napoli
|
8 468
|
8 835
|
8 210
|
100%
|
4%
|
-3%
|
Palermo
|
1 045
|
386
|
455
|
100%
|
-63%
|
-57%
|
Roma
|
11 622
|
3 092
|
3 092
|
100%
|
-73%
|
-73%
|
Torino
|
16 160
|
5 892
|
3
103
|
100%
|
-64%
|
-81%
|
Media
|
13 201
|
5 100
|
3 167
|
100%
|
-61%
|
-71%
|
Tabella di sintesi
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2008
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2015
|
2016
|
Estensione della rete
|
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-13%
|
-14%
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Personale impiegato
|
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-26%
|
-42%
|
Spesa di manutenzione ordinaria
|
|
-49%
|
-51%
|
Spesa in investimenti
|
|
-73%
|
-84%
|
Rete gestita da unità di personale
|
|
+19%
|
+50%
|
Spesa per manut. ord. per km
|
|
-42%
|
-44%
|
Spesa aggregata per km
|
|
-61%
|
-71%
|
Gli Effetti delle riduzioni delle
risorse e le risorse disponibili
La diminuzione delle risorse disponibili
presenta una serie di effetti, non sempre misurabili ma comunque percettibili.
Il primo effetto è quello dell’abbassamento del Livello di Servizio
dell’infrastruttura: si riduce la frequenza del servizio erogato e si
abbassa il livello manutentivo della strada.
Ne consegue un abbassamento della qualità percepita del servizio erogato:
la conseguenza non è banale, in quanto si alimenta la cattiva opinione del
dipendente dell’Ente Locale e si ingigantisce il distacco fra l’Istituzione ed
il Territorio.
Si misurano in Migliaia di km le "strade
palermitane", tra autostrade (172) , strade di interesse nazionale (753),
strade regionali (102) e strade provinciali (1.806 o 2200?), di queste ultime
quasi 50 km sono chiuse: 19 strade provinciali e 2 strade ex consortili: ampi
tratti della sp8, sp 9, sp 9 bis, sp, 19, 24,33, 46, 50, etcc..
Un lungo elenco di disastri e disagi, come
lungo è l'elenco dei progetti che seppure inseriti ogni anno nei piani
triennali delle opere pubbliche (nel libro dei sogni), non hanno visto alcuna
realizzazione.
Il decreto n.14 (del 07/07/2016) del sindaco
della città metropolitana elenca gli interventi previsti nel piano della
viabilità: 63 interventi da effettuarsi tra il 2016 e il 2018, con un costo di
105 mln di euro, una media di 1.670 mln di euro:
-
11 interventi previsti nel 2016 per un importo medio di 340 mila €,
-
32 interventi previsti nel 2017 per un importo medio di 1 mln e 755 mila € e
-
20 interventi previsti per un importo medio di 2 mln e 264 mila € nel 2018.
Le fonti di finanziamento sono quelle previste:
nel cd. patto per il sud, nella legge regionale 9 del 2015 e nel Fesr
2014/2020.
Nell'ambito dei finanziamenti previsti dal
Patto per il sud e limitatamente all'area della provincia di Palermo, sono
previsti:
-
14 interventi, per un totale di 32 mln 389 mila €, per un importo medio di 2 mln 313 mila
€, questi interventi interessano sia strade provinciali come la sp 47, sia
Strade statali come la SS 120 e SS 121.
Una significativa quantità di risorse che
sommate a quelle che anche l'Anas prevede per esempio nel suo programma di
manutenzione straordinaria pari a 872 mln € per la sola A19 sia a quelle
previste per la normale manutenzione ordinaria (in corso 5 interventi per 10
mln € con un importo medio di 2 mln €), potrebbero segnare finalmente una
inversione di tendenza importante.
Criticità
Finita (o quasi, ed è il caso tipico delle
Città Metropolitane) l’era dell’espansione sul territorio, ci si è posto, ormai
“da tempo”, l’obiettivo di creare nuove forme di mobilità, cioè creare un
modello integrato di trasporti: navi-treno-tram-metropolitana-autobus.
In provincia di Palermo, questo modello tarda
ad affermarsi, esempio ne sono le criticità attorno il passante ferroviario
che avrebbe dovuto collegare già da tempo Cefalù, all’aeroporto Falcone e
Borsellino, fino a Carini.
Se guardiamo lo stato dei lavori, dove spesso
sono impegnate aziende importanti di rilievo nazionale e/o europeo, come ad esempio
il raddoppio ferroviario fiumetorto - Ogliastrillo, (non contiamo quelli che
sono serviti per la progettazione, il finanziamento, etc..), per realizzare 20 km di ferrovia ci sono
voluti 8 anni di tempo e ancora i lavori non sono terminati del tutto, oppure sempre
a titolo di esempio: il proseguimento della tratta Ogliastrillo – Castelbuono,
o del passante ferroviario nella tratta cittadina.
Per questo la Cgil chiede a tutti i livelli, sia
alla Regione e alle amministrazioni locali di insediare cabine di regia per
monitorare l’andamento dei Patti per la Sicilia e per le città metropolitane e
rimuovere eventuali intoppi che possano rallentarne l’attuazione, come quelli
che subiscono le gare d'appalto negli Urega (Ufficio regionale per
l'espletamento di gare per l'appalto di lavori pubblici).
La nostra è una posizione critica verso misure
che raccolgono progetti esecutivi con interventi parcellizzati che non
rispondono a un’idea di fondo dello sviluppo della Sicilia, ma nonostante
questo riteniamo che i Patti siano comunque un’opportunità da non perdere.
Permettetemi di terminare come ho iniziato,
leggendo la parte della relazione del 1876, nella parte dedicata agli
“Effetti della scarsa viabilità.
Il risultato,
bisogna dirlo, non è brillante,....Il linguaggio delle cifre diventa anche più
doloroso,....l’avere in 7 anni potuto erogare soltanto una somma di circa un
milione, mentre il preventivo sommario della rete complessa tocca per lo meno i
40 milioni, dimostra quanto siamo lontani dall’avere finora a nostra
disposizione un mezzo efficace per raggiungere lo scopo.
Continuando
in queste proporzioni, non venti nè venticinque, ma duecento ottanta anni
occorrerebbero per compiere la rete obbligatoria delle strade comunali in
Sicilia".(1)
(1)LEOPOLDO FRANCHETTI E SIDNEY SONNINO
"LA SICILIA NEL 1876. LIBRO PRIMO CONDIZIONI POLITICHE E AMMINISTRATIVE
DELLA SICILIA
Speriamo, dunque, che la
profezia di Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino non si avveri perché, sono
passati dalla relazione del 1876, esattamente 140 anni, ne servirebbero ancora
altri 140!
Mario Ridulfo
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