Alle 16,30 la presentazione della riedizione del libro di Antonella Azoti “A testa alta” alla Bottega dei sapori e dei saperi della Legalità in piazza Castelnuovo 13. E l'annullo postale
Palermo 19 dicembre 2016 – Mercoledì alle 9,30 la Cgil Palermo ricorda Nicoló Azoti, segretario della Camera del Lavoro di Baucina ucciso 70 anni fa, nel dicembre del 1946. La commemo-razione e la deposizione di una corona avverranno presso il Giardino dedicato ad Azoti a Palermo, in via Girolamo Savonarola. L’omaggio alla figura di uno dei dirigenti sindacali caduti sarà reso nella villa inaugurata due anni fa dalla Cgil e dall’amministrazione comunale, davanti al cippo con la targa. Terrá l’introduzione Dino Paternostro, responsabile dipartimento Legalità della Cgil Palermo. Interventi del segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo, di Antonella Azoti, figlia di Nicolò Azoti, dell'Anpi e del Comune di Palermo. Conclude Filippo Romeo, segretario generale Fp Cgil Palermo. “Con Azoti inauguriamo un anno impegnativo per il nostro calendario della memoria: tra poco, il 4 gennaio, ricorrono i 70 anni dell'uccisione di Accursio Miraglia e poi, a maggio, i 70 anni dell'eccidio di Portella della Ginestra - dice Dino Paternostro - Si tratta di fare una profonda riflessione sulle lotte di ieri e su quello che dobbiamo fare oggi nella nostra realtà per rilanciare con forza la battaglia dei diritti e del lavoro”. Dichiara il segretario Cgil Palermo Enzo Campo: “Ricordare ogni anno Nicolò Azoti assieme ai familiare è importante non solo per mantenere alta la memoria, come fondamento di identità. Così come Nicolò Azoti lottava per la dignità dei lavoratori così oggi noi continuiamo a portare avanti il tema dell'emancipazione degli uomini attraverso il lavoro”. La Cgil è in attesa dall'amministrazione comunale del via libera al progetto di intestare una trentina di strade ai sindacalisti uccisi dalla mafia nel quartiere Bonagia. “Chiediamo all'amministrazione – spiega Enzo Campo - che si facciamo tutti i passi per portare avanti quest'iniziativa da noi progettata e alla quale il sindaco ha dato la sua disponibilità affinché si realizzi”.
Nel pomeriggio del 21 alle ore 16:30 alla Bottega “I sapori e i saperi della legalità”, a piazza Castelnuovo, 13, si terrà la presentazione della nuova edizione del libro di Antonella Azoti: “Ad alta voce, il riscatto della memoria in terra di mafia”, Terre di mezzo editore. Per l'occasione sarà presentato l'annullo postale. Intervengono per la Cgil il segretario Cgil Palermo Enzo Campo e il segretario generale Spi-Cgil Sicilia Maurizio Calà.
Per l'occasione del 70esimo anniversario del martirio di Azoti sarà presentato l'annullo postale.
La giornata è organizzata da Cgil Palermo, Funzione Pubblica Cgil Palermo, Comune di Palermo, Anpi, Arci, Centro Studi Pio La Torre, Libera, Spi Cgil Sicilia.
SCHEDA SU NICOLÒ AZOTI
Il 21 dicembre 1946 (cinque mesi prima della strage di Portella) Nicolò Azoti, segretario della Camera del Lavoro, fu ferito a Baucina con cinque colpi di pistola da killer rimasti sconosciuti. Morì in ospedale dopo due giorni di agonia, il 23 dicembre successivo. Quando fu ucciso, Azoti, che aveva organizzato i braccianti nullatenenti di Baucina, si apprestava a fondare una cooperativa agricola. Era nato a Ciminna il 13 settembre 1906 da Melchiorre Azoti e da Orsola Lo Dolce. A otto anni, assieme ai suoi familiari, si trasferì nella vicina Baucina. Nel 1939 il matrimonio con Domenica Mauro, con la quale farà due figli. Fu protagonista nel dopoguerra delle battaglie del sindacato: organizzò la Cgil in paese, si batté per la riforma agraria, chiedendo l’applicazione delle leggi nazionali che in Sicilia si volevano fermare in nome del latifondo. Fondò l'ufficio di collocamento e si scontrò con diversi imprenditori agricoli e con i gabelloti della zona. Più volte fu minacciato perché le sue iniziative furono viste come una dichiarazione di guerra: la legge prevedeva che parte dei terreni incolti o mal coltivati fossero assegnati proprio alle cooperative. Cercarono di fermarlo. Ma lui preferì andare avanti nelle sue battaglie. Dopo l'omicidio la magistratura e i carabinieri individuarono il gabelloto che aveva ordinato l'omicidio. Ma il mandante riuscì a dimostrare la sua estraneità ai fatti consegnando un falso alibi e l'inchiesta fu archiviata in fase istruttoria. Quando gli spararono alle spalle, rimase in vita altri due giorni. Ebbe il tempo di dire quello che sapeva, di parlare con la moglie, con i carabinieri, con la polizia. Il gabellato denunciato da Azoti non si fece trovare in casa. Tornò dopo una decina di giorni, il tempo di preparare alibi e testimoni. A Baucina la morte di Azoti cadde nel silenzio. Il parroco, che benedisse solo la salma lungo il corso del paese, non volle fargli un funerale in chiesa perché si trattava di un “morto ammazzato”. E per molti anni la famiglia, sola nel suo dolore, visse senza risorse, sentendosi abbandonata anche dal partito. Azoti era un ebanista: la vedova e i due figli piccoli andarono a vivere nella falegnameria umida,con l’acqua che scorreva dai muri, senza pensione e senza aiuti, vendendo il grano coltivato in un piccolo pezzo di terra. Un silenzio che fece vivere i figli allora piccoli nel sospetto “che il padre fosse stato colpevole”, anche solo di imprudenza. La figlia Antonella, oggi unica superstite, a 18 anni scopre leggendo il libro di Michele Pantaleone “Mafia e politica” che il nome del padre è nell’elenco dei sindacalisti uccisi. Ma la storia del padre non la racconta per anni, per non correre il rischio che l’uccisione di Nicolò Azoti fosse liquidata come “fatti di mafia”, in anni in cui ufficialmente si diceva che la mafia non esisteva. Solo nel 1999 l’associazione “Non solo Portella” ha ottenuto il riconoscimento di vittime della mafia per tutti i sindacalisti uccisi nel dopoguerra. Antonella Azoti, che quando le uccisero il padre aveva 4 anni (suo fratello Pinuccio 6) ha raccontato la sua storia in un libro premiato nel 2004 alla XX edizione del premio “Pieve-Banca Toscana”. Nel diario lei, maestra ormai in pensione, racconta di essersi fatta coraggio dopo la strage di Falcone, davanti alla gente in lacrime sotto l’albero di via Notarbartolo. “Presi il microfono e gridai: la mafia non uccide solo adesso, ha ucciso anche mio padre, Nicolò Azoti, il 21 dicembre 1946, e prima e dopo di lui ha assassinato tanti altri sindacalisti, che lottavano insieme ai contadini per la libertà e la democrazia in Sicilia”.
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