Strade trasformate in torrente per decine di
chilometri, muri di contenimento franati, piante cresciute nei crateri al
centro delle strade, lunghi tratti senza asfalto, cartelloni stradali
scoloriti, posizionati in modo inadeguato, tratti segnalati come off limits per
chilometri ma con i varchi lasciati liberi al transito degli automobilisti.
Guard rail appesi nel vuoto a delimitare strade ormai precipitate di alcuni
metri. Percorsi con l'asse stradale completamente deviato, carreggiate
ristrette della metà a causa delle frane. Strade che all'improvviso scompaiono
alla vista, costringendo, a salti nel buio. É la rete stradale che collega i
centri dell'entroterra della provincia di Palermo. La Cgil ha effettuato un
viaggio in 4 tappe lungo circa mille km, attraversando le strade che collegano
le zone più interne e impervie della provincia di Palermo.
Abbiamo viaggiato in tutte e cinque le aree
della nostra area metropolitana, l'Alto Belice Corleonese, la Costiera
occidentale Partinicense, la costiera orientale termitana, la Lercarese Sicana
e le Madonie. Abbiamo percorso mille chilometri tra strade statali come la SS
120, la strada dell'Etna, strade provinciali come la 4, che collega San
Cipirrello a Corleone, la Sp 45, la 107, la 624. Abbiamo attraversato anche
mulattiere, le regie trazzere dei Borbone, addentrandoci in quella cosiddetta
viabilità alternativa, tornata in auge dopo il crollo del viadotto sulla
Palermo-Catania. Abbiamo solcato i tragitti della targa Florio, su cui appaiono
i cartelli di ambiziosi progetti per ripristinare il glorioso circuito
finanziati dall'Unione europea ma mai iniziati. Percorsi alternativi solo
sulla carta, perché a loro volta crollati o franati. Spesso, uniche vie
percorribili per collegare i paesi che insistono in queste 5 zone.
Nella
prima tappa abbiamo percorso 173,3 km di strade tra cui la Sp4, la Sp45, la Sp
107, la Sp. 624, la Sp 59 e abbiamo attraversato, partendo da Palermo, i paesi
di Borgetto, Partinico, San Giuseppe Jato, Corleone, Campofiorito, Roccamena.
La strada da Partinico a Corleone presenta 17,4 km di circuito con
interruzioni, smottamenti, frane. Basta percorrere la Sp 4 da Corleone a San
Cipirrello per capire la condizione di degrado delle nostre strade: il percorso
è segnato da ripetute frane. Nella strada manca completamente l'asfalto e ci
sono continui abbassamenti di livello. In alcuni tratti, emblematica la zona di
“pietra lunga”, tra Corleone e san Giuseppe Jato, l'originale tracciato non
esiste più: ci sono duecento metri circa di viabilità interrotta dove si
percorre una bretella realizzata arbitrariamente da privati, che hanno
effettuato i lavori con i propri mezzi, chiedendo un contributo alla gente del
posto. Una storia che si è conclusa con risvolti penali. Man mano che ci si
avvicina a Corleone, le strade sono tutte franate, si sale e si scende su
cumuli di terra come sulle montagne russe, l'asfalto è un tappeto devastato. La
strada che collega Corleone con gli aeroporti di Palermo e Trapani, e con le
località balneari, la Corleone-mare, era al centro di un progetto di 40
miliardi di vecchie lire nel piano opere pubbliche della Provincia del '93. Nel corso degli ultimi 15/20 anni, sono stati realizzati solo
sporadici interventi di manutenzione, per ripristinare il fondo stradale.
Lavori che si sono dimostrati inefficaci: in molti casi si sono limitati a
spianare un po’ di ghiaia sulle buche. La Sp 59 per Roccamena,
fino al km 4 è chiusa, possono entrare solo i mezzi agricoli e gli
automobilisti accorti. Dopo poche decine di metri si è costretti a tornare
indietro: la strada diventa il letto di un torrente.
La
seconda tappa. Il secondo giorno siamo partiti da Palermo verso Sciara, Cerda,
Montemaggiore Belsito, Alia, Valledolmo. In tutto 207,6 km percorrendo la A 19,
la SS 13, la Sp 21, la SS 120, la Sp 7, la Sp 53, la Sp 8, la Sp 64. La strada
provinciale 7, che collega Cerda con Montemaggiore Belsito e con Alia, è ancora
chiusa al transito dal km 12 al km 22, malgrado sia oggetto di un finanziamento
con progetto esecutivo del 2012, dell'importo di 2.565 mila euro. Il cartello
che prevedeva la fine, nel maggio 2015, dei lavori di manutenzione straordinaria
e di ricostruzione del muro della strada, è lì ma le opere dopo quattro anni
non sono mai iniziate. Lungo la via si incontra anche un altro cartello, che
avverte che il traffico per Alia si interrompe a Montemaggiore Belsito, e la
chiusura della strada, infinita, dura da 13 anni, è stata disposta da una
determina della Provincia del 2003. Un altro cartello avverte l'automobilista
che la strada è chiusa e chi transita incurante del divieto ha la
responsabilità di eventuali danneggiamenti alla propria auto. Chi passa
ugualmente – come fanno tutti da anni – trova la segnaletica piazzata in mezzo
alla strada, acqua che scende lungo i muri di contenimento, muri a secco
sospesi nel vuoto, pezzi di guard rail che delimitano il nulla. Nella strada
per Caltavuturo, dissestata, col fango incrostato al centro del cammino, dove
si procede a passo d'uomo, esiste, quasi per burlarsi dei viaggiatori, un
rilevatore per l'alta velocità. La strada provinciale 41 è chiusa dal
chilometro 5. Sulla strada provinciale 8, Valledolmo-Palermo, le frane
provocate dalle piogge hanno reso il manto stradale scivoloso. Una tabella
annuncia lavori d'emergenza dell'ex Provincia per la sistemazione del piano
viario. Mai iniziati. Dovevano terminare a gennaio 2015.
La
terza tappa. Nella terza tappa abbiamo percorso 217 chilometri, da Palermo a
Caltavuturo e Castellana Sicula e ritorno. La strada statale 120 dell'Etna e
delle Madonie è chiusa dal Km 10-500 al km 20-300. Una strada che alterna
smottamenti, cespugli cresciuti in mezzo alla strada, frane che coprono metà
carreggiata, margini di strada che scorrono a livelli differenti, case
cantoniere a rischio crollo. In tale contesto di mulattiere in dissesto,
sorgono i cartelloni con i progetti di musealizzazione del circuito della targa
Florio. Nel tratto bivio Cerda- Caltavuturo ci sono 4 frane e forti dislivelli
nel piano stradale. Nel tratto Caltavuturo-Tremonzelli, in numerosi punti le
cunette di scolo dell'acqua sono otturate e determinano allagamenti al manto
stradale e frane. La strada provinciale 24 di Scillato, svincolo
Scillato-Caltavuturo, 8 km di strada, attualmente è chiusa perché franata: è
quella utilizzata come via di fuga per l'autostrada A 19 nel tratto
Tremonzelli-Scillato.
La
quarta tappa. Quarta tappa: 280 km, da Palermo a Pollina, San Mauro
Castelverde, Gangi, Petralia, Castellana, Palermo. Strade percorse la A 19, la
Sp 25, la SS 113, la Sp 52, la Sp 60, la Ss 120. Ovunque lo stesso scenario:
strade franate, manto stradale alterato. Interi tratti di Sp 25 senza asfalto, con
avvallamenti. Nella strada provinciale 60 per Ganci i muri di contenimento in
cemento armato sono crollati per le frane : sono tenuti in piedi con opere
provvisorie e puntellati con dei bastoni. Idem nella strada provinciale 52
Gangi-San Mauro: strada totalmente dissestata in più punti con i muri di
sostegno franati. La strada provinciale delle Petralie (Petralia
Sottata-Petralia Soprana-Bivio Ferracci) presenta 7,200 km di strada sconnessa
con dislivelli in tutto il tratto stradale. La strada provinciale 9 bis “Di
Cammisini” Collesano-Bivio Firrionello-Scillato nel tratto
Scillato-Buonfornello è attualmente chiusa per due frane in due punti, con
disconnessioni e dislivelli nel tratto stradale. La strada ex consortile n° 10
“Di Catuso-Rurale5-Portella Pero”, che consente l'accesso alla discarica
consortile Rsu di Castellana Sicula ai camion e ai mezzi agricoli che vanno a
scaricare i rifiuti, è totalmente dissestata e sconnessa in diversi punti dei
suoi 8 km, perché allagata dalle acque di scolo dei terreni. La strada
intercomunale 6 Petralia Soprana-Archi romani-Bivio Valle Petrusa, anello di
congiunzione e accesso alla Sp 54 per Piano Battaglia e Ospedale di Petralia,
ha una grossa frana e il manto stradale sconnesso. L'intercomunale 19 di Raffo
Bivio Madonnuzza (km 4,600) presenta 3 frane e sconnessioni e dislivelli: è la
strada transitata giornalmente da diversi Tir che trasportano salgemma dalla
miniera di Petralia Soprana. L'altra strada che i camion percorrono è la
provinciale 11 di Blufi (km 8,100) che collega i comuni delle Madonie con lo
svincolo autostradale di Irosa: la strada ha 4 frane e si presenta dissestata
in larghi tratti. Anche la strada di collegamento intercomunale “Irosa”,
svincolo Irosa-Bivio Madonnuzza, nella parte di collegamento Irosa-Blufi si
presenta dissestata in più punti: nei primi 4 km viene giornalmente transitata
dai Tir della miniera di salgemma.
E
per finire, piano Battaglia, dove quest'anno partono gli impianti nella
stazione sciistica. La strada provinciale 54 (Petralia, Piano Battaglia, Piano
Zucchi, 34 km) presenta 4 frane nel tratto di 14 km Petralia-Piano Battaglia.
Un'altra frana nel tratto Collesano-Bivio Moncerrati e numerosi dislivelli nei
collegamenti dei viadotti con il tratto su terra. La strada provinciale 113, la
circonvallazione di Piano Battaglia, è dissestata in tre punti.
E
se un anno fa c'è stato il caso della strada statale
643, a sua volta franata e riaperta
in fretta, individuata da Anas come percorso alternativo per arrivare a Catania
dopo il crollo del viadotto sull'autostrada, è un dato di fatto che la viabilità provinciale non ha mai ricevuto la giusta manutenzione. Colpa di una rete
infrastrutturale che deriva dai vecchi
sentieri tracciati dai contadini,
ai tempi dei Borbone, promossi a Regie
Trazzere dai Savoia ed ereditati dalla
Repubblica, che le ha resi strade statali asfaltandoli a cadenza forse
decennale. In totale sono una trentina le strade chiuse al traffico in
provincia di Palermo. Ma l’elenco delle strade interrotte, sterrate, crollate e dei tratti franati è ormai sterminato.
I finanziamenti per i due servizi principali che l'ex Provincia cura, ovvero la manutenzione di 2.300 km di strade e la cura di 180 scuole, di cui metà in affitto, ormai scarseggiano. La manutenzione di scuole e strade è fortemente deficitaria: si è passati da una spesa di 50 milioni per gli edifici scolastici e di 80 milioni per le strade a 500 mila euro per entrambi i capitoli. Ma per le strade occorrerebbero almeno 200 milioni di euro (solo a Palermo).
Nella pianta organica della provincia nel 1990 c'erano 500 cantonieri, che controllavano lo stato delle strade. Oggi tra capocantonieri e cantonieri il numero si è ridotto a 40.
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