Un momento della commemorazione a Villa Azoti |
Enzo Campo (Cgil): “Azoti punto di
riferimento della storia del movimento sindacale”
Palermo
21 dicembre 2016 - La Cgil ha ricordato oggi Nicolò Azoti, segretario della
Camera del lavoro di Baucina, ucciso 70 anni fa. La commemorazione, con la
deposizione di una corona d'alloro nella villetta col cippo e la targa a lui
intestata, è avvenuta alla presenza della figlia Antonella, dell'assessore
Giusto Catania, del mondo dell'associazionismo, Anpi, Libera, Arci e di tutta
la Cgil.
“Azoti
è stato un punto di riferimento per la storia del movimento sindacale siciliano
e nazionale – ha detto il segretario generale Cgil Enzo Campo, ricordandone la
figura - Era un lavoratore, un bracciante, che lottava assieme ai contadini del
suo paese per la giusta divisione del prodotto agricolo. Era un dirigente che
aggregava intorno a se decine, centinaia di lavoratori che lottavano per una
paga giusta, e contro il latifondo assai diffuso in quelle zone. Una persona
che alla testa di un movimento cercava di restituire a tutti la dignità del
lavoro. La mafia riconobbe in lui un rivale, che poteva mettere in discussione
il nuovo blocco sociale che si andava formando con la Dc e il partito liberale.
Azoti con le sue iniziative diventò il pericolo numero uno. Fu ucciso con 5
colpi di pistola alle spalle e morì due giorni dopo, a 47 anni, lasciando due
figli piccoli”. GUARDA IL VIDEO
Per
la Cgil è importante ricordare i suoi martiri. Spiega Enzo Campo: “Non erano
solo i dirigenti sindacali che lottavano per la dignità delle persone, per il
lavoro, la giustizia, la libertà. Sono stati i partigiani che hanno costruito
la democrazia in Italia. Oggi – ha proseguito Campo - stiamo cercando di ridare
onore ai nostri dirigenti uccisi perché allora venivano denigrati e le famiglie
lasciate sole a subire la vergogna. Omicidi derubricati come delitti
fisiologici, scaturiti da interessi personali o liti, se non ritenuti delitti
passionali. I nostri dirigenti venivano così uccisi due volte. Oggi stiamo
togliendo il manto dell'oblio che ha coperto tanti nostri sindacalisti uccisi.
Stiamo riscoprendo figure che sono state dimenticate anche dalla famiglia della
Cgil, facendo autocritica. Stiamo togliendo il velo a quella che è stata la
migliore memoria d'Italia”.
Azoti
lottava per il lavoro, tema centrale in provincia di Palermo, da qui
l'attualità del ricordo. “Il lavoro da noi mancava 70 anni fa e manca ancora
oggi. Da queste lotte del dopoguerra prendiamo lo spunto per la nostra
battaglia sui diritti universali dei lavoratori – ha concluso Campo - La mafia
non può uccidere la memoria. Noi siamo più forti. Se non ci fossero stati
questi contadini che a mani nude affrontavano i mafiosi, se non ci fosse stato
un uomo come Pio La Torre, che ha teorizzato e dimostrato che la mafia si può
sconfiggere, non ci sarebbe stato il movimento antimafia degli anni 80 e 90,
che viene da molto lontano, dai nostri dirigenti sindacali uccisi”.
“La
figura do mio padre – ha detto la figlia Antonella Azoti, che nel pomeriggio ha
presentato la nuova edizione del suo libro “A testa alta” alla Bottega della
Legalità di Libera a piazza Castelnuovo – è rimasta nel buio per 46 anni in cui
io e la mia famiglia siamo rimasti soli a scalare le montagne alla ricerca di
una normalità mai raggiungibile. Ho avuto la forza di rivendicare la sua morte
solo a un mese dalla strage Falcone, nel corso di una commemorazione davanti
all'albero di via Notarbartolo in cui presi il microfono e gridai: la mafia non uccide solo adesso, ha
ucciso anche mio padre, Nicolò Azoti, il 21 dicembre 1946, e prima e dopo di
lui ha assassinato tanti altri sindacalisti, che lottavano insieme ai contadini
per la libertà e la democrazia in Sicilia”.
“La
memoria condivisa – ha aggiunto Dino Paternostro, Responsabile legalità della
Cgil Palermo – è da stimolo per l'azione sindacale. Nel nostro calendario della
memoria dei sindacalisti uccisi stiamo riportando alla luce anche le storie di
tanti personaggi sconosciuti, per dare un volto a ognuno dei nomi di tutti quei
sindacalisti che fanno parte dell'elenco delle vittime della mafia approvato
dall'Ars nel 1999. Abbiamo riscoperto da poco la storia di Giuseppe Puntarello
e siamo riusciti a metterci in contatto con i nipoti e con la figlia che ha 90
anni”.
Ha concluso l'iniziativa il segretario della
Funzione Pubblica Filippo Romeo, con un'articolata ricostruzione del periodo
storico. “Oggi – ha detto Romeo - ci sono molte similitudini con quelle lotte.
C'è un valore a noi rimasto caro, che è quello del lavoro. Valore fondante di
quella Costituzione che noi difendiamo e che Azoti non poté conoscere”.
Nessun commento:
Posta un commento