Francesco Bentivegna |
di SILVIA BENTIVEGNA
In
occasione del 160° anniversario della fucilazione di F B ho sentito
il dovere di scrivere due righe affinché il messaggio che Francesco
ci ha lasciato in eredità morendo, arrivi a chiunque desideri
ascoltarlo.
“Io
muoio per la libertà del mio popolo, il mio sangue germoglierà e
farà libero il popolo oppresso. Confortati
e spera nell’avvenire.”
Queste
furono le ultime strazianti parole pronunciate da Francesco
Bentivegna alla Madre Teresa Cordova dei Marchesi della Giostra
durante l’ultimo incontro concessogli prima di avviarsi al
patibolo.
Francesco
Bentivegna fu fucilato all’alba del 20 dicembre 1856 nella Piazza
principale di Mezzoiuso davanti la casa della cognata Rosaria Aparo.
Si
concludeva così, con una sentenza di morte emessa in meno di 24 ore
da un tribunale illegittimo, con un omicidio di stato e la sua
esecuzione, l’ultima rivolta siciliana pre-risorgimentale ad opera
di Francesco Bentivegna, che vedeva coinvolti moltissimi paesi
dell’entroterra siciliano del palermitano.
Con
la rivolta della Lacca, in cui l’eroe corleonese voleva liberare la
Sicilia dal dominio borbonico, si chiudeva un capitolo tragico e al
tempo stesso glorioso della vita di Francesco, di suo fratello
Stefano e di tutta la sua famiglia.
L’ultimo
baluardo di libertà, il sogno dei fratelli Bentivegna, in cui
avevano creduto fortemente, veniva definitivamente infranto con
l’esecuzione della condanna.
Ma
nelle ultime parole di Francesco non c’è rassegnazione, non c’è
ombra di dubbio che possa incrinare minimamente la sua speranza, la
sua convinzione. Egli infatti rincuora la madre e la esorta a essere
forte perché il suo sacrificio non sarà vano perché un giorno non
molto lontano, nei cuori e nelle vene dei giovani delle future
generazioni, il suo sangue possa ancora scorrere e battere generando
lo stesso ardente desiderio di libertà che lo portò a combattere
per una società civile migliore per tutti.
Francesco
infatti scelse il martirio perché amava la sua gente e perché non
riuscì mai ad accettare quel modello di società in cui i poveri
erano vessati, maltrattati e schiacciati dai prepotenti.La sua intera
esistenza, quella di suo fratello Stefano e Giuseppe, soprattutto
dopo la tragica morte del fratello Filippo, perseguitato
ingiustamente dal regime borbonico e dai suoi tirapiedi, si svolse
nel tentativo di realizzare un progetto di società civile in cui il
riscatto sociale avrebbe permesso alla sua gente condizioni di vita
più dignitose.
Per
questo motivo oggi noi nipoti, orgogliosi della grande eredità
morale che Francesco ci ha lasciato, gli dedichiamo questo ricordo
commosso, per non dimenticare mai cosa può fare un uomo mosso
dall’amore per la sua gente, ma anche per trasmettere alle nuove
generazioni gli insegnamenti che attraverso il suo sacrificio
Francesco ci ha voluto lasciare.
Le
giovani generazioni hanno bisogno di riferimenti sani, forti e puri
per poter prendere spunto e condurre una vita all’insegna di quei
principi per cui la vita stessa vale la pena d’essere
vissuta.
In
questo periodo, è innegabile, stiamo vivendo un momento di decadenza
morale ed etica, per questo dobbiamo riportare alla nostra memoria
coloro che con la propria vita rappresentano un esempio da seguire
per tutti.
Voglio
concludere il mio omaggio con le parole del Professore Vincenzo
Bacceri durante la commemorazione della morte di Francesco del 1885:
“O
prode, o martire, o precursore della libertà, BENTIVEGNA, se è vero
che da un mondo invisibile tu vedi il nostro pianto…
moristi
a Mezzoiuso, fucilato, senza baci, senza pianto, né ti fu accanto,
in quell’eterno passaggio, una sposa affettuosa, un amico devoto,
un servo fedele;
né
gli occhi ti furono chiusi dalla tua madre vereconda madre… colei
che ti diede alla luce, novella… si consuma lentamente in un
angoscioso dolore.
…e
tu passasti, morto, nel bacio della religione, confortato dalla
parola dolce di un sacerdote incorrotto, che ti volle salvare
dall’ingiuria del tempo.
Ma
oggi noi siamo qui, amici, tutti compagni, tutti fratelli, vi è il
popolo per cui soffristi, gli oppressi per cui sudasti e i giovani ai
quali legasti un testamento civile.”
La
commemorazione si terrà la mattina del 20 dicembre a Corleone verso
le 11.00 e primo pomeriggio a Mezzoiuso con la deposizione
della corona di fiori sul luogo della fucilazione intorno le 15.00.
Nel tardo pomeriggio, alle 19.00 si terrà la messa a suffragio nella
Chiesa Madre di Corleone. Chiunque volesse partecipare può farlo. La
cittadinanza sarà la benvenuta.
Silvia
Bentivegna
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