di SALVO PALAZZOLO
I clan più importanti della città gestiscono aziende
nel settore. La merce proviene spesso da furti e rapine L’ultimo sequestro due
giorni fa in via Crispi. La Finanza ha colpito gli investimenti del clan
dell’Acquasanta
L’ultima rivendita di surgelati in mano ai boss è stata sequestrata due
giorni fa. È la “Ice Fish” di via Crispi 78: le indagini del nucleo speciale di
polizia valutaria dicono che era gestita dal clan Galatolo dell’Acquasanta,
attraverso i soliti fidati prestanome. Il mercato dei surgelati è sempre più in
crescita, i boss l’hanno capito da tempo. La famiglia di Porta Nuova aveva la
“Worldfish” di via Cappuccinelle; la famiglia della Kalsa, la “Lcr Frescogel”
di via Tiro a Segno. Macchine sforna soldi, massimi guadagni e minimi
investimenti, soprattutto perché spesso la merce arriva da circuiti illegali.
L’anno scorso, uno dei manager prediletti di Matteo Messina Denaro, Mimmo
Scimonelli, organizzò una maxi rapina al porto di Palermo per razziare un
carico di surgelato da 100 mila euro. «Dove lo devo portare?», diceva
Bartolomeo Anzalone, rapinatore fra i piùesperti di Palermo. E Scimonelli,
intercettato dalla squadra mobile di Trapani, spiegava: «Portalo A Mazara». Ma
quel giorno, era il 24 aprile 2015, il nucleo di polizia tributaria di Palermo
bloccò prima il carico, lungo l’autostrada.
Teresa Marino, la lady di ferro chiamata a rimettere a posto i conti del
clan Porta Nuova, pagava le famiglie dei carcerati con «il coso dei surgelati».
Da moglie di un detenuto (oggi ai domiciliari pure lei) si rendeva conto delle
esigenze: «Siamo una famiglia grossa». E i suoi fedelissimi controllavano che
al mercato del Capo arrivasse solo la loro merce. Un giorno, qualcuno tentò di
rompere il monopolio. «Stanno svendendo tutte cose», urlava Giuseppe Ruggeri,
il genero dello Scintillone, il gran regista della Frescogel.
Avviarono un’indagine interna, e non sospettavano di essere intercettati dai
carabinieri del nucleo investigativo: «Io devo prendere un estraneo e lo
devo fare stare un paio di giorni a Porta Carini», diceva Giuseppe Di Giovanni,
fratello dell’ex reggente del mandamento attualmente detenuto. Ruggeri
chiosava: «Dobbiamo metterlo in via Castellana, di là esce tutto il
congelato... sono pratici, scendono con i furgoni la notte e glielo
spartiscono». C’era una grande concorrenza nel settore. «E loro non devono
parlare con nessuno», dicevano i boss di Porta Nuova riferendosi ai
commercianti. A loro è andata male, nel dicembre scorso sono stati arrestati.
Il clan di Brancaccio, invece, continuerebbe a gestire una ben avviata
rivendita di surgelati in zona centro.
Di recente, i Galatolo hanno rimesso in piedi anche il mercato dei
sacchetti di plastica per allargare i loro investimenti. È stato un anonimo a
svelare gli ultimi misteri di Cosa nostra: «Un boss mafioso
dell’Acquasanta — scriveva tre anni fa alla procura — ha un negozio in via
Montalbo per la vendita di carta e sacchetti». L’anonimo faceva anche i nomi di
due prestanome: «Sono riciclatori di Gaetano Galatolo attraverso l’acquisto di
immobili e depositi di denaro su conto correnti e libretti postali». Le
indagini della polizia valutaria hanno confermato.
Una linea di tendenza per Cosa nostra. Tre anni fa, la Dia ha fatto
scattare un sequestro da 25 milioni di euro per uno dei “re” siciliani della
surgelazione, Salvatore Vetrano, titolare della “Veragel” di Carini. Il
provvedimento del tribunale lo definisce «un collettore degli interessi mafiosi
nel commercio di prodotto surgelati». Di Salvatore Vetrano e del padre avevano
già parlato i pentiti nel 1999, raccontando che nelle loro celle frigorifero
era stato conservato un grosso carico di pesce trafugato dai boss di corso
Calatafimi. Nel 2002, per Vetrano erano arrivati nuovi guai giudiziari:
tornò in cella perché ritenuto responsabile di avere rapinato un carico di
pesce congelato. Ancora una volta, della banda avrebbero fatto parte soggetti
organici a Cosa nostra. Nel 2005, il nome di Vetrano saltò fuori nell’inchiesta
sui boss di Brancaccio: l’imprenditore veniva indicato come “vicino”
all’organizzazione. Ma lui si è sempre difeso, sostiene piuttosto di essere
vittima di Cosa nostra, ha anche denunciato e fatto arrestare quattro persone
che gli chiedevano il pizzo. Complice o vittima? È la storia di tanti imprenditori
che si muovono nella zona grigia della città. Nel 1992, il sequestro era
scattato per un altro impero legato ai surgelati, quello della “Brancagel”, 30
miliari delle vecchie lire, ma il processo ha poi portato alla restituzione del
patrimonio ai proprietari.
La Repubblica, 12.11.2016
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