RadioArticolo1 pubblica l'appello di oltre 90 tra giuristi, docenti
universitari e avvocati esperti nelle materia del diritto del lavoro. La
riforma realizza un forte e pericoloso accentramento dei poteri. E sui temi del
diritto del lavoro le novità introdotte non sono affatto convincenti. Più
debole la partecipazione democratica delle forze economiche e sociali. Oltre 90
le firme raccolte
Desideriamo esprimere il nostro parere sulla legge costituzionale recante
disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del
numero dei parlamentari, il contenimento dei costi, la soppressione del CNEL e
la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione. Il nostro giudizio
è negativo, sia per una valutazione complessiva della riforma che si sottopone
al voto e dell’assetto istituzionale che si intende porre in essere, sia per
ragioni specifiche attinenti alla materia del lavoro. Con riferimento
all’assetto istituzionale desideriamo evidenziare che la riforma realizza un
forte e pericoloso accentramento dei poteri, introducendo nel contempo
innovazioni tanto discutibili quanto confuse.
Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre perché la
formazione del Senato prevista è priva di senso. Avremmo infatti un Senato
composto, a rotazione, da presidenti di regione, consiglieri regionali e
sindaci appartenenti a diversi schieramenti politici. Non quindi un Senato in
rappresentanza unitaria dei territori, come nel sistema tedesco. E neppure un
Senato dotato di una forte legittimazione politico-territoriale come nel
modello USA. Ma una improbabile sommatoria di soggetti diversi, nessuno dei
quali potrà vantare una vera rappresentanza territoriale e neppure una
trasparente legittimazione politica.
Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre perché è del tutto
inaccettabile lo scambio che si realizza tra Stato e regioni (a statuto
ordinario). Le regioni vengono private di essenziali funzioni
politico-legislative, offrendosi loro la consolazione di uno pseudo “Senato
delle regioni”. Il fatto che numerosi esponenti della attuale rappresentanza
regionale si dichiarino favorevoli a questo misero scambio dimostra il declino
del regionalismo italiano, che pure a suo tempo qualcosa aveva rappresentato.
Con specifico riferimento ai temi lavoristici desideriamo sottolineare che le
novità introdotte, pur essendo relativamente limitate, in quanto la materia
rimane, come è attualmente, nella competenza pressoché esclusiva dello Stato,
non sono affatto convincenti.
Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre perché l’abolizione
della competenza concorrente di Stato e regioni nella materia della tutela e
sicurezza del lavoro avrebbe l’effetto di riportare tutte le funzioni ora
svolte dai Servizi per l’impiego regionali o provinciali alla gestione del
Ministero del lavoro. Tale modifica comporterebbe un notevole dispendio di
risorse per il trasferimento e la riorganizzazione delle funzioni che, in
assenza di uno stanziamento adeguato di fondi, non ne garantisce in alcun modo
un miglioramento qualitativo. I servizi per l’impiego sono stati trasferiti
alle Regioni e alle province nel 1997 proprio a causa delle gravi inefficienze
a cui aveva dato luogo la gestione ministeriale e non vi è alcuna ragione per
ritenere che il ritorno all’amministrazione centrale possa oggi di per sé
migliorare la situazione. Si ripropone inoltre il vizio d’origine del sistema,
costituito dalla separazione tra politiche per il lavoro, che tornerebbero alla
competenza centrale, e formazione professionale, che resterebbe di competenza
regionale.
Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre anche perché
l’inserimento in Costituzione di un esplicito riferimento alle “politiche
attive del lavoro” tra le competenze dello Stato, è solo apparentemente
innovativo, in quanto la materia rientrerebbe comunque nella più ampia
definizione di tutela e sicurezza del lavoro. Tale inserimento si realizza,
inoltre, in un contesto caratterizzato dalla sempre più marcata sottoposizione
del cittadino e della cittadina bisognosi di lavorare a vincoli e condizioni
strettissimi, la cui legittimità, sotto il profilo del rispetto del diritto al
lavoro e della libertà di scegliere un’occupazione corrispondente alle proprie
possibilità e aspirazioni garantiti dall’art. 4 della Costituzione e dall’art.
15 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, è oggi fortemente
discussa.
Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre perché il c.d. voto
a data certa, imponendo al parlamento di pronunciarsi in via definitiva entro
settanta giorni, limita fortemente la possibilità per le competenti Commissioni
della Camera di svolgere quelle indagini e quelle ricerche che spesso sono
necessarie per avere piena contezza della situazione che si intende regolare e
degli effetti che la nuova legge può produrre. In tale attività istruttoria è
frequente, nelle materie lavoristiche e previdenziali, il ricorso all’audizione
delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro, degli
enti previdenziali, degli enti esponenziali degli interessi che si vanno a
regolare, nonché di esperti della materia.
La ristrettezza dei tempi del procedimento legislativo avrebbe dunque
l’effetto di limitare fortemente la possibilità per le formazioni sociali,
garantite dall’articolo 2 della Costituzione, di partecipare alla vita politica
economica e sociale del Paese, come previsto dall’art. 3, comma secondo, della
Costituzione ed impedirebbe che nel dibattito parlamentare si individuino
quelle mediazioni tra le diverse istanze e interessi che sono elemento
essenziale della democrazia. Conferma della linea della riforma volta a
limitare fortemente il ruolo dei corpi intermedi si ha, del resto, nelle
previsioni relative all'abolizione del Cnel, il quale, pur non avendo avuto
sinora quel ruolo consultivo che i Padri costituenti avevano immaginato,
avrebbe potuto essere riformato in modo da farne un vero organo di
partecipazione democratica delle forze economiche e sociali alla definizione
dell'indirizzo del Paese.
Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre anche perché la
riforma costituzionale nulla innova in materia di previdenza sociale, mentre il
ritorno della previdenza complementare e integrativa alla competenza esclusiva
statale, senz’altro condivisibile, ha un effetto praticamente nullo: di fatto,
anche dopo il 2001, la materia, che con la precedente riforma del Titolo V
della Costituzione è stata discutibilmente attribuita alla competenza
concorrente di Stato e Regioni, ha continuato ad essere regolata esclusivamente
con leggi dello Stato, legittimato a intervenire sulla base dell’attinenza
della materia sia all’ordinamento civile, sia alla tutela del risparmio.
Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre anche perché
l’attribuzione allo Stato della competenza ad emanare disposizioni generali e
comuni per la tutela della salute e per le politiche sociali introduce un
elemento di incertezza ulteriore circa l’esatto riparto di competenze
(dovendosi stabilire cosa si intenda per generali e comuni) ed è foriera di un
contenzioso tra Stato e regioni, attinente sia alla distinzione tra funzioni
spettanti all’uno o all’altro nelle specifiche materie, sia alla distinzione
tra politiche sociali e assistenza sociale, che sinora è stata di competenza
esclusiva regionale, ma per le prestazioni economiche ha continuato di fatto ad
essere regolata su base nazionale.
Infine, voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre anche
perché nel riscrivere la clausola di supremazia, mediante la quale lo Stato può
sostituirsi alle regioni e agli enti locali, si fa un generico riferimento alla
tutela dell’unità giuridica ed economica dello Stato, omettendo lo specifico
riferimento, attualmente previsto, alla tutela dei livelli essenziali delle
prestazioni concernenti di diritti civili e sociali. Ciò se in linea generale
non impedisce l'intervento dello Stato su questo aspetto, d'altra parte conferma
la mancanza di attenzione dell’attuale legislatore costituente a questa
fondamentale istanza.
Firmatari
Andrea Allamprese, professore aggregato di diritto del lavoro, Università
degli studi di Modena e Reggio Emilia
Piergiovanni Alleva, già professore ordinario di diritto del lavoro,
Università Politecnica delle Marche
Amos Andreoni, già ricercatore di diritto del lavoro, Università La
Sapienza di Roma
Cataldo Balducci, professore associato di diritto del lavoro, Università
del Salento
Maria Vittoria Ballestrero, professoressa emerita di diritto del lavoro,
Università degli studi di Genova
Marco Barbieri, professore ordinario di diritto del lavoro, Università di
Foggia
Vincenzo Bavaro, professore associato di diritto del lavoro, Università Aldo
Moro di Bari
Alessandro Bellavista, professore ordinario di diritto del lavoro
Università di Palermo
Olivia Bonardi, professoressa associata di diritto del lavoro, Università
degli Studi di Milano
Piera Campanella, professoressa ordinaria di diritto del lavoro, Università
di Urbino Carlo Bo
Umberto Carabelli, già professore ordinario di diritto del lavoro,
Università Aldo Moro di Bari
Rosa Casillo, ricercatrice di diritto del lavoro, Università di Napoli
Federico II
Mario Cerbone, ricercatore di diritto del lavoro, Università degli Studi
del Sannio
Gisella De Simone, professoressa ordinaria di diritto del lavoro,
Università degli Studi di Genova
Antonio Di Stasi, professore ordinario di Diritto del lavoro, Università
Politecnica delle Marche
Franco Focareta, ricercatore di diritto del lavoro, Università di
Bologna
Alessandro Garilli, professore ordinario di diritto del lavoro, Università
degli Studi di Palermo
Enrico Gragnoli, professore ordinario di diritto del lavoro, Università
degli Studi di Parma
Andrea Lassandari, professore ordinario di diritto del lavoro, Università
di Bologna
Gabriella Leone, ricercatrice di diritto del lavoro, Università Aldo Moro
di Bari
Antonio Loffredo, professore associato di diritto del lavoro, Università
degli Studi di Siena
Gianni Loy, già professore ordinario di diritto del lavoro, Università
degli Studi di Cagliari Federico Martelloni, professore associato di diritto
del lavoro, Università di Bologna
Luigi Mariucci, già professore ordinario di diritto del lavoro, Università
Ca’ Foscari di Venezia
Monica Mc Britton, ricercatrice di diritto del lavoro, Università del
Salento
Pasquale Monda, assegnista di ricerca, Università degli studi del
Sannio
Gaetano Natullo, professore associato di diritto del lavoro, Università
degli Studi del Sannio
Giovanni Orlandini, professore associato di diritto del lavoro, Università
degli Studi di Siena
Natalia Paci, professoressa a contratto di diritto del lavoro, Università
di Urbino Carlo Bo
Vito Pinto, professore associato di diritto del lavoro, Università Aldo
Moro di Bari
Umberto Romagnoli, già professore ordinario di diritto del lavoro,
Università di Bologna
Stefania Scarponi, già professoressa ordinaria di diritto del lavoro,
Università degli studi di Trento
Anna Trojsi, professoressa associata di diritto del lavoro, Università
degli studi "Magna Graecia" di Catanzaro
Bruno Veneziani, già professore ordinario di diritto del lavoro, Università
Aldo Moro di Bari
Roberto Voza, professore ordinario di diritto del lavoro, Università Aldo
Moro di Bari
Lorenzo Zoppoli, professore ordinario di diritto del lavoro, Università di
Napoli Federico II
Velia Addonizio, avvocata giuslavorista, Foro di Milano
Giorgio Albani, avvocato giuslavorista, Foro di Milano
Stefania Algarotti, Avvocata giuslavorista, Foro di Milano
Elisabetta Balduini, avvocata giuslavorista, Foro di Milano
Raffaella Ballatori, avvocata giuslavorista, Foro di Bologna
Paolo Berti, avvocato giuslavorista, Foro di Torino
Alessandro Brunetti, avvocato giuslavorista, Foro di Roma
Mario Cerutti, avvocato giuslavorista, Foro di Milano
Chiara Colasurdo, avvocata giuslavorista, Foro di Roma
Fabio Valerio Coppola, avvocato giuslavoristi, Foro di Napoli
Valentina D’Oronzo, avvocata giuslavorista, Foro di Bologna
Emiliano Fasan, avvocato giuslavorista, Foro di Roma
Lorenzo Fassina, giuslavorista dell’Ufficio giuridico della Cgil
Lello Ferrara, avvocato giuslavorista, Foro di Napoli, membro della
Consulta Giuridica Nazionale Fiom
Silvia Gariboldi, avvocata giuslavorista, Foro di Milano
Antonella Gavaudan, avvocata giuslavorista, Foro di Bologna
Tommaso Gianni, avvocato giuslavorista, Foro di Roma
Giovanni Giovannelli, avvocato giuslavorista, Foro di Milano
Katia Giuliani, avvocata giuslavorista, Foro di Roma
Corrado Guarnieri, avvocato giuslavorista, Foro di Torino
Francesca Romana Guarnieri, avvocata giuslavorista, Foro di Torino
Carlo Guglielmi, avvocato giuslavorista, Foro di Roma
Amelia Iannò, Avvocato Inail, Foro di Messina
Silvia Ingegneri, avvocata giuslavorista, Foro di Torino
Alessandro Lamacchia, avvocato giuslavorista, Foro di Torino
Anna Silvana Lamacchia, avvocata giuslavorista, Foro di Torino
Roberto Lamacchia, avvocato giuslavorista, Foro di Torino
Bruno Laudi, avvocato giuslavorista, Foro di Bologna
Bartolo Mancuso, avvocato giuslavorista, Foro di Roma
Stefania Mangione, avvocata giuslavorista, Foro di Bologna
Giovanni Marcucci, avvocato giuslavorista, Foro di Milano
Andrea Matronola, avvocato giuslavorista, Foro di Roma
Alvise Moro, avvocato giuslavorista, Foro di Milano
Piero Nobile, avvocato giuslavorista, Foro di Torino
Aurora Notarianni, avvocato giuslavorista, Foro di Messina
Angiolino Palermo, avvocato giuslavorista, Foro di Milano e Reggio
Calabria
Chiara Panici, avvocata giuslavorista, Foro di Roma
Ilaria Panici, avvocata giuslavorista, Foro di Roma
Pierluigi Panici, avvocato giuslavorista, Foro di Roma
Sara Antonia Passante, avvocata giuslavorista, Foro di Bologna
Bruno Pezzarossi, avvocato giuslavorista, Foro di Reggio Emilia
Alberto Piccinini, avvocato giuslavorista, Foro di Bologna
Luca Pigozzi, avvocato giuslavorista, Foro di Torino
Elena Poli, avvocata giuslavorista, Foro di Torino
Giuliana Quattromini, Avvocata giuslavorista, Foro di Napoli
Filippo Raffa, avvocato giuslavorista, Foro di Milano
Guido Reni, avvocato giuslavorista, Foro di Bologna
Domenico Roccisano, avvocato giuslavorista, Foro di Milano
Annalisa Rosiello, avvocata giuslavorista, Foro di Milano
Dario Rossi, avvocato giuslavorista, Foro di Genova
Giorgio Sacco, avvocato giuslavorista, Foro di Bologna
Ettore Sbarra, avvocato giuslavorista, Foro di Bari
Maria Faustina Serrao, avvocata giuslavorista, Foro di Milano
Maria Spanò, avvocata giuslavorista, Foro di Torino
Chiara Spera, avvocato giuslavorista, Foro di Roma
Francesca Stangherlin, avvocata giuslavorista, Foro di Bologna
Lidia Undiemi, consulente giuslavorista
Sergio Vacirca, avvocato giuslavorista, Foro di Roma
Giovanni Ventura, avvocato giuslavorista, Foro di Trieste
Silvia Ventura, avvocata giuslavorista, Foro di Firenze
Alida Vitale, avvocata giuslavorista, Foro di Torino
1 commento:
Il prossimo 5 dicembre, sicuramente, rivivremo il 9 ottobre 1998, quando, per un solo voto, cadde il governo Prodi, il primo governo italiano di centrosinistra (ciò accadde perché parte della sinistra italiana – Bertinotti & C. - votò insieme al centro destra di Berlusconi, Bossi, Storace, ecc.).
Anche oggi, i voti di parte della sinistra italiana si uniscono a quelli di Berlusconi, Salvini, Meloni, Grillo, ecc.. Risultato: andremo a votare e consegneremo l’Italia o ai populisti guidati da Grillo, o a quelli guidati da Salvini/Meloni. Un bel risultato, una bella strategia suicida.
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