di SALVO PALAZZOLO
L’indagine sulla “Black Axe”, un’organizzazione che ha base anche a Palermo
e si occupa di riscuotere crediti, prostituzione e droga
PALERMO - Un'operazione della polizia, coordinata dalla
Direzione distrettuale antimafia di Palermo, è in corso nei confronti dei
componenti di una organizzazione mafiosa transnazionale, con base in Nigeria,
denominata "Black Axe". Gli investigatori della squadra mobile di
Palermo diretta da Rodolfo Ruperti stanno eseguendo complessivamente 23
provvedimenti di fermo in tutta Italia. Gli indagati avrebbero gestito in modo
diretto o indiretto, la gestione ed il controllo di attività economiche
illecite: dalla riscossione di crediti allo sfruttamento della prostituzione e
al traffico di stupefacenti e di esseri umani.
E' stato un pentito a svelare i segreti della mafia nigeriana in Italia, che fa capo ai Black Axe. Ad agosto, un giovane componente del gruppo, arrestato e condannato, ed è stato convinto dagli investigatori della squadra mobile di Palermo a collaborare con la giustizia. Dichiarazioni importanti le sue: il primo pentito della mafia nigeriana ha svelato i nomi dei componenti di una “cupola” nazionale: il personaggio più autorevole, Festus Pedro Erhonmosele, e’ stato fermato a Padova. A Palermo, operava il “ministro della difesa” dell’organizzazione, Kenneth Osahon Aghaku, quarta carica nazionale, a cui era demandata la gestione delle punizioni dei disubbidienti, era in costante contatto con i vertici dei “forum” italiani.
“Fra i reati contestati ai 19 fermati c’è la tratta di esseri umani”, dice il questore Guido Longo. Il gruppo si occupava anche della gestione del racket della prostituzione. “Il gruppo si muoveva con la metodologia dell’organizzazione mafiosa”, spiega il procuratore aggiunto Leonardo Agueci. Il fermo doveva scattare nei prossimi giorni, ma il capo della Cupola nigeriana stava per tornare in Africa, gli investigatori della squadra mobile diretta da Rodolfo Ruperti hanno eseguito stanotte il fermo emesso dai pm Sergio Demontis e Gaspare Speciale.
L'indagine, coordinata dai sostituti procuratori Sergio Demontis e Gaspare Spedale, dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci, ha consentito di azzerare i vertici dell'organizzazione
criminale e di
ricostruirne la struttura verticistica basata su rigide regole fatte di
"battesimi", riti di affiliazione dei membri e precisi ruoli
all'interno del sodalizio. Tra i fermati c'è anche il capo supremo della base
italiana dell'organizzazione, denominato "Head della Zone", in
costante contatto con il vertice nigeriano e con i membri più autorevoli delle
altre articolazioni nazionali, europee e mondiali.
La Repubblica-Palermo,
18 nov 2016
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