ROMINA MARCECA
È un colpo d’occhio. Quando si arriva al mercato di Ballarò sono più i neri
che i bianchi. Sono più le botteghe degli extracomunitari di quelle dei
palermitani e sono di più i delinquenti stranieri di quelli italiani. La mafia
nigeriana c’è e si vede tra le bancarelle di uno dei Suk più suggestivi della
città. «Eccome se c’è. Loro spacciano agli angoli della strada e fanno
prostituire le loro donne nei nostri territori e nelle case che prendono in
affitto. Non hanno paura di niente. Ma noi – racconta Saro, pregiudicato di
lungo corso di Ballarò – con quelli non ci parliamo, i nivuri (neri,
ndr) si fanno gli affari loro e noi ci facciamo i nostri. Il rispetto da parte
mia è solo per i palermitani».
Sono le 11 e il mercato è un tripudio di odori e colori. I ristorantini
espongono su strada i piatti del giorno: melanzane fritte, pesce alla griglia,
peperoni arrostiti. Qualcuno parla ancora sulla visita di Renzi in città a voce
alta: «Sia chiaro a tutti, io voto no», dice un fruttivendolo mentre vende
primizie. Ma la storia del giorno, quella che si racconta sottovoce, è
l’arresto dei nigeriani della “Black Axe”. «Proprio con un’ascia uno di loro
qualche mese fa ha tagliato un braccio a un connazionale. Sono terribili, fanno
paura », racconta un ristoratore.
Ma la mafia nigeriana come si è radicata a Ballarò dove la criminalità
organizzata ha un’identità molto forte? C’è un accordo coi palermitani? I
delinquenti guardano con disprezzo all’organizzazione nigeriana che avrebbe
messo radici a Ballarò da almeno cinque anni. «Sono violenti. Noi li
odiamo e spesso ci sono risse anche tra noi e loro», dice un ladro della zona.
«Spacciano soprattutto eroina che arriva dall’Africa. E fanno affari d’oro
perché una dose la vendono 10 euro nei locali. Per vendere droga in strada gira
voce che paghino qualcosa, un pizzo, ai palermitani», dice Franco, un
tossicodipendente che conosce bene le dinamiche della zona. Ma i nigeriani sono
arrivati anche nel mercatino illegaledell’Albergheria, un Suk dal sapore tutto
palermitano. Dalla persiana di casa sua, a pianterreno, Tommaso parla con
rabbia. È un venditore ambulante arrestato qualche mese fa per furto, racconta:
«Sono stato buttato fuori dal mio posto nel mercatino dell’Albergheria, ma
appena mi scarcerano dai domiciliari ce la discutiamo con questi». La maggior
parte dei nigeriani abita tra piazza Carmine e via Porta di Castro. «Lo vede?
Qui le case sono tutte in mano a loro», dice un ragazzo che abita in zona
da generazioni.
La piazza si paga, sembrerebbe. Tutt’altra storia è la tratta di donne
costrette a prostituirsi a suon di botte e riti woodoo. Don Enzo Volpe,
direttore della comunità dei salesiani di Santa Chiara, da anni si impegna sul
fronte dello stop alla tratta. «L’organizzazione nigeriana è soprattutto
maschile e maschilista. Fa leva sulla debolezza delle ragazze – dice don Enzo
mentre organizza la giornata alla sua scrivania - che vivono in villaggi e in
famiglie povere. Solo durante il viaggio verso l’Italia conoscono il loro
destino. Le ragazze vengono vendute soprattutto alla Favorita e in via Crispi.
È giusto dire però che il flusso di donne dalla Nigeria è aumentato del 300 per
cento. La richiesta c’è, queste povere donne sono costrette a prostituirsi per
soli dieci euro».
Caterina, assistente sociale, ha conosciuto il dolore dei figli dei
nigeriani violenti. «Il papà di una bambina che seguivo a Ballarò è stato
arrestato. Un giorno ho visto la fotografia sul giornale e poi ho saputo che in
macchina aveva una lista di donne che faceva prostituire al Foro Italico. La
figlia non l’ho vista più. Ma abbiamo saputo anche di altri papà e di altre
mamme invischiate nella prostituzione». Molte catapecchie di Ballarò sono in
mano alle maman, mentre agli angoli delle strade si incontrano gli spacciatori
che ti avvicinano con sfacciataggine. Basta stare fermi qualche minuto in uno
dei vicoli del mercato storico. «Serve qualcosa? Buona eroina? Cocaina?», dice
un ragazzo di colore. Qui neanche il blitz della polizia ha messo paura, gli
affari vanno avanti.
Alle 13 il mercato inizia a svuotarsi. Il tirolare di una bottega si guarda
attorno e ammette: «Gli affari sono in calo e anche io mi sono arreso. Ho
affittato il mio negozio ai nigeriani. Ballarò è in mano a loro».
La Repubblica/Palermo, 19 nov 2016
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