di CATERINA PASOLINI
La Corte ha dichiarato illegittima "l'automatica attribuzione" di quello paterno in presenza di una diversa volontà dei genitori. Cognome della madre ai figli: via libera della Consulta
ROMA - Hanno vinto le donne, hanno vinto le madri. Ora i figli potranno finalmente portare il loro cognome accanto a quello del padre dal giorno in cui vengono al mondo. Senza pratiche burocratiche, attese. Dopo secoli in cui le origini materne in nome del pater familias sono state ignorate, cancellate, perse, inesistenti nei registri delle parrocchie, nelle anagrafi, adesso cambia tutto. Sempre se tutti e due i genitori lo vogliono. La Consulta ha infatti accolto la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte di appello di Genova sul cognome del figlio e ha dichiarato l'illegittimità della norma che prevede l'automatica attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, in presenza di una diversa volontà dei genitori. Da adesso in poi, se d'accordo, i genitori potranno dare il doppio cognome. In caso di mancato accordo tra padre e madre sembra che il bambino terrà il cognome paterno.
La Corte ha dichiarato illegittima "l'automatica attribuzione" di quello paterno in presenza di una diversa volontà dei genitori. Cognome della madre ai figli: via libera della Consulta
ROMA - Hanno vinto le donne, hanno vinto le madri. Ora i figli potranno finalmente portare il loro cognome accanto a quello del padre dal giorno in cui vengono al mondo. Senza pratiche burocratiche, attese. Dopo secoli in cui le origini materne in nome del pater familias sono state ignorate, cancellate, perse, inesistenti nei registri delle parrocchie, nelle anagrafi, adesso cambia tutto. Sempre se tutti e due i genitori lo vogliono. La Consulta ha infatti accolto la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte di appello di Genova sul cognome del figlio e ha dichiarato l'illegittimità della norma che prevede l'automatica attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, in presenza di una diversa volontà dei genitori. Da adesso in poi, se d'accordo, i genitori potranno dare il doppio cognome. In caso di mancato accordo tra padre e madre sembra che il bambino terrà il cognome paterno.
La questione infatti non è normata per legge. E' sempre stata consuetudine dare
il nome del padre ai bambini. La legge che affronta il problema e finalmente
sancisce la possibilità per i figli ad avere entrambi i cognomi, approvata alla
Camera nel 2014, sta infatti sepolta da due anni al Senato. Forse questa
sentenza della Consulta, che arriva dopo tirate di orecchie dall'Europa, spingerà
alla sua approvazione. Nel caso di mancanza di identità di vedute tra i neo
genitori, o di battaglia per quale cognome mettere per primo, questa legge
ancora sospesa in aula e in attesa di approvazione, prevede l'ordine
alfabetico.
Ancora una volta è stata la magistratura, la Corte Costituzionale ad aprire un varco, a dare la linea, a superare la politica su problemi che toccano la vita quotidiana della gente. Dalla fecondazione assistita, a quella eterologa, dal riconoscimento dei figli di coppie gay, sono sempre stati i tribunali e infine la Consulta a delineare il cambiamento
riconoscendo le richieste che venivano dalla società.
Sino ad oggi l'unico modo per ottenere il doppio cognome è stato quello di fare richiesta al Prefetto, come si fa, ad esempio, quando il proprio cognome è ridicolo o offensivo. Ma la concessione è sempre stata a discrezione. Oppure, nel caso di coppie non sposate, molte hanno scelto di far riconoscere il piccolo prima alla madre e solo in un secondo tempo al
padre in modo da fare avere al bambino i due cognomi.
La storica sentenza nasce dal ricorso di una coppia italo-brasiliana residente a Genova che aveva chiesto di poter registrare il proprio bambino con il doppio cognome. Per senso di parità ma anche per armonizzare la condizione anagrafica del piccolo, che ha la doppia cittadinanza, tra il Brasile dove è identificato con il nome materno e paterno, e l'Italia dove ha soltanto il cognome del padre. Ma la richiesta della coppia - assistita dall'avvocata Susanna Schivo - era stata respinta per quella "norma implicita" secondo la quale ai figli nati nel matrimonio va attribuito soltanto il cognome paterno.
Ora sarà necessario attendere il deposito della sentenza, relatore il giudice Giuliano Amato, per capire quali siano le motivazioni della Corte alla base della decisione presa oggi. Già nel 2006 la Consulta aveva trattato un caso simile, in cui si chiedeva di sostituire il cognome materno a quello paterno: in quell'occasione i 'giudici delle leggi' pur definendo l'attribuzione automatica
Ancora una volta è stata la magistratura, la Corte Costituzionale ad aprire un varco, a dare la linea, a superare la politica su problemi che toccano la vita quotidiana della gente. Dalla fecondazione assistita, a quella eterologa, dal riconoscimento dei figli di coppie gay, sono sempre stati i tribunali e infine la Consulta a delineare il cambiamento
riconoscendo le richieste che venivano dalla società.
Sino ad oggi l'unico modo per ottenere il doppio cognome è stato quello di fare richiesta al Prefetto, come si fa, ad esempio, quando il proprio cognome è ridicolo o offensivo. Ma la concessione è sempre stata a discrezione. Oppure, nel caso di coppie non sposate, molte hanno scelto di far riconoscere il piccolo prima alla madre e solo in un secondo tempo al
padre in modo da fare avere al bambino i due cognomi.
La storica sentenza nasce dal ricorso di una coppia italo-brasiliana residente a Genova che aveva chiesto di poter registrare il proprio bambino con il doppio cognome. Per senso di parità ma anche per armonizzare la condizione anagrafica del piccolo, che ha la doppia cittadinanza, tra il Brasile dove è identificato con il nome materno e paterno, e l'Italia dove ha soltanto il cognome del padre. Ma la richiesta della coppia - assistita dall'avvocata Susanna Schivo - era stata respinta per quella "norma implicita" secondo la quale ai figli nati nel matrimonio va attribuito soltanto il cognome paterno.
Ora sarà necessario attendere il deposito della sentenza, relatore il giudice Giuliano Amato, per capire quali siano le motivazioni della Corte alla base della decisione presa oggi. Già nel 2006 la Consulta aveva trattato un caso simile, in cui si chiedeva di sostituire il cognome materno a quello paterno: in quell'occasione i 'giudici delle leggi' pur definendo l'attribuzione automatica
del cognome del papà
un "retaggio di una concezione patriarcale della famiglia", dichiarò
inammissibile la questione sottolineando che spettava al legislatore trovare la
strada risolutiva. Ma quella legge ancora aspetta in Senato.
La Repubblica, 08
novembre 2016
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