GIANNI BONINA
Un romanzo ricostruisce aneddoti, luoghi e personaggi della società
palermitana in un affresco della città che spazia dal Cafè Nobel allo Speak
Easy Da un’ottica privilegiata
FU ALLA VISTA della tempera di Francesco Zerilli sull’Acquasanta che
Franco Arabia fortificò il suo amore per Palermo, dove poi diresse per molti
anni Villa Igiea e l’Hotel delle Palme e dove nel 1999 fu arrestato per
concorso esterno in associazione mafiosa e condannato a venti mesi. Nell’ambito
del processo Andreotti, un pentito lo accusava di avere comprato autobotti
dalla “famiglia” dell’Acquasanta dove sorge il grande hotel voluto dai Florio.
La tempera di Zerilli raffigura il borgo dopo l’arrivo a Palermo da Bagnara
Calabra dei fratelli Paolo e Ignazio Florio, i capostipiti della dynasty
siciliana. Per Arabia, anche lui calabrese e siciliano d’adozione (appartato
oggi nell’isola di Salina nel cui silenzio ha scritto Il giardino degli
intoccabili, Lombardi Editori, euro 20), quella veduta paesaggistica
costituì la madeleine proustiana per rivivere la saga dei Florio e da
essi partire per definire il giardino al centro del quale la “Villa”, come
nel dipinto, si erge e cresce.
Quello che allora appare un romanzo ((dove il protagonista è sempre Arabia,
l’io narrante che poi si duplica in Giovanni Saltalamacchia, il direttore
dell’hotel ) è piuttosto il resoconto di una ricerca con effetto domino
sui fatti e le figure che a Villa Igiea convergono a raggiera da tutta Palermo
e oltre, a ricostruire così una storia generale della città, dei suoi totem e
dei suoi miti: “u Fistinu”, l’Olivuzza, il ribelle Turi Miceli, il questore
Sangiorgi, Raffaele Palizzolo e poi Dalla Chiesa e l’interminata galleria di
figure mafiose, uomi- ni di chiesa e di Stato, dame, eroi, martiri e
sacripanti degli ultimi duecento anni. Una galleria dove compaiono due
misteriosi docenti palermitani, Dario e Gino, «sciamani buontemponi » che un
giorno al bar commentano il diario Calandra, il maresciallo di scorta del
ministro Aldisio, il quale nell’albergo aveva offerto un sontuoso pranzo a
prefetto, avvocati e parlamentari invitando pure i patriarchi della mafia
Calogero Vizzini e Genco Russo . Gino era “vizioso” e amoreggiava con
“Clotilde”, «personaggio della Palermo che contava », forse anche lui docente.
Di don Calò Vizzini i due svelano ad Arabia quell’esempio di grande mafia
che diede la volta in cui al Foro Italico fece fermare la macchina al suo
autista e urinò per strada beccandosi da un vigile una multa di cinquanta lire.
Gliene diede cento e non ricevendo il resto invitò l’autista a scendere per
urinare anche lui.
Nella Palermo degli anni Ottanta il Caffè Nobèl trasformava via Libertà in
una via Veneto per lo stile belle époque del bar, ritrovo di giovani gaudenti,
affaristi e signore in cerca di novità. Ma la meta della meglio gioventù era
viale Strasburgo dove la discoteca Speak Easy offriva disco-music, divani
morbidi e la sensazione di viaggiare senza masticare cannabis: «Un giardino
incantato, l’Eden del piacere». Piacere diverso da quello che attiravai picciotti alla
Favorita, giardino a pagamento in una Palermo sempre meno felice.
Romanzo insolito, sterniano, regesto di storia contemporanea, il libro di
Arabia, appare anche un atto d’amore per Palermo: da ricordare anziché
dimenticare.
La Repubblica Palermo, 6 nov 2016
La
“lezione” di mafia di don Calogero Vizzini che urinò per strada pagando il
doppio della multa Il pranzo offerto da Aldisio a parlamentari avvocati e
“uomini d’onore” Una passerella di totem cittadini
L’AUTORE
Franco Arabia, ex direttore di Villa Igiea e
hotel delle Palme È calabrese ma vive a Salina
LA SCHEDA
La copertina de “Il giardino degli
intoccabili” di Franco Arabia Lombardi editori 343 pagine 20 euro È la terza
edizione
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