Piana, la protesta dei fedeli di rito ortodosso |
di CLAUDIA BRUNETTO
PROTESTA DELLE COMUNITA’ CHE ADERISCONO AL CRISTIANESIMO ORIENTALE. LE
ACCUSE: “DICE LA MESSA IN ITALIANO E NON IN GRECO. E POI NON CI ASCOLTA”
L’Eparca Giorgio Demetrio Gallaro, a capo della comunità albanese della
Sicilia da circa un anno. Originario di Pozzallo e per lungo tempo negli Stati
Uniti, da quando è arrivato a Piana degli Albanesi non è riuscito a entrare nel
cuore della sua gente. Per questo, ieri mattina, in centinaia si sono radunati
davanti al Palazzo vescovile di Piana con striscioni e cartelli di protesta.
Sono arrivati con i pullman da tutto il comprensorio e anche da Palermo. Anche
la comunità della parrocchia di San Nicolò dei Greci, nota come Martorana,
infatti, fa parte dell’eparchia. I fedeli hanno chiesto udienza al vescovo, ma
le porte del palazzo sono rimaste sempre chiuse. Sembra che l’Eparca, in vista
della manifestazione di protesta, abbia lasciato il paese di mattina molto
presto. E non è stato possibile raggiungerlo per tutta la giornata.
«Ci sta
destabilizzando – dice Zef Chiaramonte di Santa Cristina Gela – Non sta
servendo nel modo giusto la sua comunità. Non ci ascolta, neppure ci conosce».
Chiaramonte indica il simbolo dell’aquila sul portone del palazzo vescovile.
«Ecco – continua Chiaramonte – Non è l’aquila simbolo del rito greco-bizantino,
è un’altra cosa. La nostra comunità va protetta, siamo l’ultimo residuo del
cristianesimo orientale. Questo al nostro Eparca non interessa». A tanti
non va giù che don Gallaro abbia accantonato l’uso della lingua greca durante
la messa. «La funzione religiosa ha una parte in greco – dice Dimitri Eschirò
di Piana degli Albanesi – Lui recita tutto in italiano, poi c’è anche parte in
arbëreshë, anche questo viene ignorato. Quest’anno non si è neppure visto per
le prime comunioni dei nostri ragazzi. Erano le sue prime comunioni
dall’elezione a vescovo». Alla manifestazione c’erano anche i fedeli
palermitani che si oppongono soprattutto al trasferimento del loro parroco,
Nicola Cuccia, già notificato dall’Eparca. «Ha deciso di spostarlo a Contessa
Entellina – dice Giuseppe Sciascia della comunità della Martorana – Non ci
stiamo, è il nostro parroco. Siamo venuti a Piana anche qualche giorno fa per
parlare con il vescovo e lui per tutta risposta ha chiamato i carabinieri. Il
vescovo, a un anno dalla sua elezione, non ha mai costituito e convocato
il nuovo Consiglio pastorale e non ha organizzato visite pastorali nelle
parrocchie dell’eparchia». Della comunità religiosa della Martorana di Palermo,
ieri a Piana, erano in tanti. Sono arrivati davanti al Palazzo vescovile già
alle 8 del mattino. «Siamo davvero addolorati - dice Rosa Nuccio della comunità
di Palermo - Chiediamo soltanto di essere ascoltati e di continuare insieme il
nostro cammino di fede. Ci sono tante cose che non vanno da quando si è
insediato il nuovo vescovo. Siamo stati in attesa, adesso non possiamo più
rimanere ancora in silenzio». E poi c’è la questione della Misericordia di
Piana, associazione no profit che opera sul territorio dal 2010 e assiste con
il banco alimentare oltre 300 famiglie indigenti. L’associazione ha sede in un
immobile dell’eparchia in virtù di un comodato d’uso. Adesso è sotto sfratto e
c’è una causa in corso. «Dobbiamo lasciare la sede che abbiamo ristrutturato
con le nostre forze – dice Vito Petrotta, presidente della Misericordia – e
interrompere le nostre attività. Non capiamo il motivo e da tempo chiediamo un
incontro. Inoltre il vescovo ha trasferito il nostro correttore spirituale a 80
chilometri di distanza. Davvero la sua strategia ci sfugge. È lontano dai suoi
fedeli».
La Repubblica, domenica 9 ottobre 2016
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