ANTONIO FRASCHILLA
ALLE OTTO in punto il sindaco Leoluca Orlando è già nella sua stanza a
Palazzo delle Aquile. Di solito preferisce andare a lavorare a Villa Niscemi,
ma stavolta fin dalla mattina vuole essere lì presente. «Voglio vedere chi sono
e quanti sono, voglio vedere chi li guida», confida ai suoi collaboratori. Alle
12, quando il corteo contro la Ztl organizzato da alcuni commercianti e
abitanti dei mercati di Ballarò, Capo, Sant’Agostino e Vucciria, suoi feudi
elettorali, riempie piazza Pretoria, quasi a darsi coraggio Orlando dice sicuro
ai suoi: «La vera Ballarò è con me, è quella che abbiamo incontrato domenica
scorsa, questa è solo l’anima nera, tranquilli, nei mercati prenderemo ancora
più voti».
Il vero timore di questa protesta per Orlando non è tanto la zona a
traffico limitato, ma il fatto che nella pancia di Palermo che ha sempre visto
nel «sinnacollando» un riferimento da quasi trent’anni qualcosa si inizia a
muovere contro di lui.
Nei giorni scorsi non a caso Orlando è andato ben due volte a Ballarò e
domenica ha voluto partecipare all’iniziativa dei giocolieri che hanno animato
il quartiere. Ha cercato di tranquillizzare tutti, commercianti e residenti,
cercando un contatto. Ma alla fine la protesta c’è stata e anche partecipata,
con la forza o meno. E questo lo preoccupa molto. Non a caso quando ha
saputo di alcuni atti violenti e dopo che sotto Palazzo delle Aquile aveva
visto i volti dei manifestati, che lui conosce bene, ha chiesto al suo addetto
stampa di mandare alle agenzie un comunicato di fuoco che sa quasi di minaccia
a quel ventre di Palermo che ha animato la manifestazione, costringendo anche
diversi commercianti ad abbassare la saracinesche con la violenza: «Pronti al
dialogo, ma non con violenti e mafiosi». E ai suoi ha aggiunto: «Oggi (ieri,
ndr) in piazza c’era la destra e aria di mafia, tranquilli, i mercati
veri sono con noi».
In realtà forse Orlando tanto tranquillo non è: di certo c’è che quello
di ieri per lui è stato un campanello d’allarme perché quel mondo che da cinque
anni a questa parte non si è più visto in piazza, perché Orlando sa come calmarlo,
stavolta è sceso in strada contro di lui. Non a caso a gongolare ieri era il
forzista Giulio Tantillo, che guida l’opposizione a Palazzo delle Aquile:
«Qualcosa si sta muovendo nei quartieri, Orlando è in difficoltà e per lui
oggi questa è stata una brutta giornata, è spaventato del risultato elettorale
in zone che da sempre sono una sua roccaforte», sussurra. Non a caso in testa
al corteo, fischietto in mano, c’era il deputato di Forza Italia Vincenzo
Figuccia.
A dire la verità in piazza c’erano anche esponenti dem, della prima e
dell’ultima ora, come Sandro Leonardi e Nadia Spallitta. Ma chi davvero Orlando
vedeva dietro la piazza era l’immagine di Fabrizio Ferrandelli, il vero
candidato contro di lui in questo momento. Anche se Ferrandelli fisicamente in
piazza non c’era e avanti ha mandato alcuni suoi ”Coraggiosi” come Maurizio
Castagnetta e il commerciante di via Roma, Alfredo Ragonese. Ferrandelli era
al lavoro, in banca, con poca voglia di parlare di una protesta che alla fine è
sfociata in qualche atto violento e quindi “scivolosa” da commentare:
«Condivido le ragioni di persone che non riescono più ad avere un dialogo con
il sindaco — dice — ma ho preferito non andare. Certo a Orlando che parla di
mafia e illegalità dico che i posteggiatori abusivi nel 2012 quando mi sono
candidato dicevano che per loro lui era il “papà”. Per il resto, questo è un
pezzo del suo mondo, che in parte lui ha creato, che si rivolta contro
lui». Il messaggio è chiaro: Ferrandelli punta certamente a prendere il posto
di Orlando. Ma chi conosce bene i mercati, li frequenta e ne sente gli umori,
ne è certo: «Al momento il cuore di Ballarò, del Capo e della Vucciria è
ingovernabile, anche se tutti vogliono metterci il cappello, ci sono molti cani
sciolti ».
Martedì il sindaco sarà di nuovo a Ballarò per incontrare i commercianti e
prepara «liste di ferro» da Borgo Vecchio, dove con lui potrebbe candidarsi
Mimmo Russo, a Ballarò dove cerca di candidare nomi di peso. Insomma, Orlando
il ventre di Palermo non lo vuole lasciare, ma forse un pezzo se n’è già
andato.
La Repubblica, 26 ottobre 2016
Nessun commento:
Posta un commento