Un momento della cerimonia davanti alazzo dei Normanni |
PALERMO. Un percorso tra i gioielli dell'arte arabo-normanna, riconosciuti dall'Unesco come Patrimonio dell'umanità. Un ponte, fatto di storia e cultura, che unisce Palermo, Monreale e Cefalù. A distanza di poco più di un anno dalla nomina, stamattina si è svolta la cerimonia ufficiale di intitolazione, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Una targa è stata apposta dinanzi all’ingresso dei nove monumenti che compongono il percorso. A Palermo, Palazzo Reale e Cappella Palatina, la Cattedrale, Chiesa di San Giovanni degli Eremiti e Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, Palazzo della Zisa, Chiesa di San Cataldo, Ponte dell’Ammiraglio; quindi, Cattedrale di Monreale, Cattedrale di Cefalù.
Signor
Presidente,
La
ringrazio per l'attenzione che rivolge alla nostra terra.
Una
terra per quale, Ella, si è sempre battuto per portare i valori di libertà, di
convivenza democratica, di trasparenza e lotta all'illegalità, di
valorizzazione dell'immensa bellezza, della sua natura e del suo patrimonio culturale.
Il
riconoscimento da parte dell'Unesco dell'itinerario Arabo – Normanno, non è
solo un attestato della Comunità Internazionale al valore artistico e
monumentale delle città siciliane e dei nostri beni culturali, rappresenta il
riconoscimento di una grande storia e della civiltà umana che ha coinvolto la
nostra terra.
La
nostra Isola, per millenni, è stata il crocevia naturale di incontri tra i
popoli, tra culture e religioni differenti, dando vita in Sicilia ad un modello
di confronto, di coesione, di convivenza solidale e pacifica tra i popoli, che
ha abbattuto pregiudizi e intolleranze.
La
magnificenza dei nostri beni culturali, l'intrecciarsi di linguaggi e culture
diverse, all'interno delle testimonianze artistiche presenti in tutta l'isola,
mostrano con chiarezza l'amore profondo di popoli che erano arrivati da
dominatori e che invece, infine, sono divenuti abitanti pacifici dell'Isola.
Greci, arabi, normanni hanno vissuto da siciliani.
L'immensa
letteratura presente nei nostri archivi, è testimonianza viva e pungente di
tale innamoramento.
Come
non rimanere stupiti dalla traduzione dei poeti arabi siciliani realizzata
dall'Amari, laddove un poeta arabo siciliano, in esilio dalla nostra terra
scrive: “Come potrò io vivere lontano dalla mia patria”.
Quegli
arabi, quei musulmani, si consideravano siciliani.
Il
lavoro che dobbiamo fare oggi, tutti quanti, in Europa non solo in Sicilia, è
quello di far sentire siciliani, italiani, europei, minoranze che hanno scelto
di vivere nel nostro continente, e noi
abbiamo scelto di accogliere.
Signor
Presidente, ci impegniamo di fronte a Lei, che rappresenta l'unità della
Nazione, per sviluppare in Sicilia quella cultura di dialogo e confronto, che è
coerente coi nostri valori europei e cristiani.
Episodi
come quello accaduto l'altro giorno in un paesino d'Italia, laddove è stata
rifiutata l'accoglienza a 11 donne e 8 bambini, noi confidiamo che non accadano
mai in Sicilia, con l'impegno di tutti, quello dei cittadini che sono chiamati
a fare propria la cultura del confronto, e quella delle istituzioni che dovono
lavorare per l'ossequio della nostra Costituzione democratica e per il rispetto
e l'attuazione della Carta dei diritti fondamentali dell'uomo
Il
nostro dialetto, signor Presidente, come lei ben sa, sconosce la parola
straniero, termine che noi mutuiamo dalla lingua italiana.
Noi
consideriamo chiunque viva in Sicilia o che occasionalmente si trovi nella
nostra Isola, non uno straniero, ma un cittadino, che in quanto tale, ha
diritti e doveri.
Con
questo spirito noi crediamo che possano essere abbattute violenza ed ostilità,
che hanno alla base, diffidenze reciproche e integralismi contrapposti.
Grazie
signor Presidente, per avere con la Sua presenza, valorizzato il grande riconoscimento che
l'Unesco ha espresso nei confronti della città di Palermo e della Sicilia.
Rosario Crocetta
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