Un
decalogo di interventi necessari per implementare la normativa antimafia e
renderla più adeguata per colpire il fenomeno mafioso e i suoi mutamenti in
questa fase storica. Una fase caratterizzata sempre più dalla crisi economica
globale, dalla corruzione e dalla spaventosa crescita della diseguaglianza tra
paesi e all’interno di essi. I
dieci punti sono un prospetto riassuntivo delle più importanti proposte emerse
nel corso del dibattito su "Evoluzione delle mafie, adeguamento della
legislazione e delle politiche antimafia" svoltosi a Palazzo Steri lo
scorso 10 ottobre e promosso dal Centro Pio La Torre in occasione dei
trent'anni della propria attività ed è stato inviato alle maggiori autorità
istituzionali, ai sindacati e alle associazioni antimafia. Tra
i punti in oggetto definire norme per colpire le mafie silenti, sommerse e gli
operatori economici contigui; l’introduzione dell'aggravante della corruzione
nel 416 bis; riaprire al livello europeo il dibattito sull’urgenza di istituire
una Procura europea antimafia, antiterroristica e antitratta; la definizione
della governance dell’Agenzia dei beni sequestrati e confiscati.
"Ribadiamo con forza che l’aggiornamento del sistema legislativo va di
pari passo con l’efficienza della sua applicazione - sottolinea Vito Lo Monaco,
presidente del Centro La Torre. Non bastano norme migliori ma occorre anche
un’applicazione migliore. L’impegno antimafia è una priorità politica ordinaria
non emergenziale".
Decalogo
tratto dal seminario del 10 ottobre allo Steri di Palermo per i trent’anni di
attività del Centro Studi Pio La Torre su: “Evoluzione delle mafie: adeguamento
della legislazione e delle politiche antimafia”.
A
trentaquattro anni dall’approvazione, la legge Rognoni-La Torre conferma per
intero la sua validità operativa. Essa va integrata con nuove previsioni
normative atte a colpire certi aspetti del fenomeno mafioso che si manifestano
in questa fase storica caratterizzata sempre più dalla crisi economica globale,
dalla corruzione e dalla spaventosa crescita della diseguaglianza tra paesi e
all’interno di essi. In particolare, si prospettano le seguenti dieci linee di
intervento.
1)
Oltre il concorso esterno: definire norme per colpire le mafie silenti,
sommerse e gli operatori economici contigui; rivedere la normativa che
favorisce la ribellione al racket e migliorarne l'attuazione.
2)
Introdurre l’aggravante della corruzione nel 416 bis, come proposto dalla DNA.
3)
Modernizzare ulteriormente gli strumenti di indagine con l’introduzione delle
nuove tecniche di captazione delle intercettazioni.
4)
Configurare per legge l’equivalenza della pericolosità sociale ed economica tra
“impresa corruttiva” e impresa mafiosa.
5)
Prevenire la corruzione rendendo obbligatoria nei piani triennali delle opere
pubbliche la mappatura e la valutazione del rischio di corruzione e di
infiltrazione mafiosa.
6)
Rafforzare gli strumenti di contrasto, gli organici della magistratura e delle
forze dell’ordine; interloquire con tutte le forze che operano in campo
internazionale.
7)
Consolidare e integrare i sistemi informativi, coordinando tutte le banche dati
che riguardano i procedimenti penali, le imputazioni, le inchieste in corso.
8)
Definire la governance dell’Agenzia dei beni sequestrati e confiscati,
separando le funzioni tecniche e operative del Consiglio d’amministrazione da
quelle di un comitato d’indirizzo al quale partecipino le associazioni
antimafia e le forze sociali; rafforzare i nuclei di supporto al livello delle
prefetture; definire limiti e norme per la nomina e la revoca degli
amministratori giudiziari; trasferire la competenza sull’Agenzia presso la
Presidenza del Consiglio per coordinare - d’intesa con i ministri
dell’Economia, dell’Interno e della Giustizia - il sequestro, le confische, la
valorizzazione sociale del bene, la tutela del lavoro e nel caso estremo la
vendita del bene.
9)
Riaprire al livello europeo il dibattito sull’urgenza di istituire una Procura
europea antimafia, antiterroristica e antitratta come primo passo significativo
per affrontare il complesso problema dell’armonizzazione delle legislazioni
antimafia nazionali.
10)
Approvare entro la fine dell’anno il ddl di modifica del c.d. Codice antimafia
e avviare la procedura per elaborare un testo (“Codice Unico”) che coordini le
previsioni processuali di diritto penale e sostanziale, la normativa antiracket
e antiusura, le procedure di sequestro e confisca dei beni, le discipline
dell’amministrazione giudiziaria, della gestione sociale dei beni confiscati o
della loro vendita, del contrasto al riciclaggio e all'auto-riciclaggio
Nessun commento:
Posta un commento