di ALBERTO SPAMPINATO
Giovedì 13 ottobre 2016 il Contatore di Ossigeno per l’Informazione ha superato quota tremila. Questo Contatore, partito da zero nel 2006
Il Contatore di Ossigeno dice quanti sono i giornalisti minacciati in Italia in vario modo: aggrediti, intimiditi, ostacolati anche con querele pretestuose, liti temerarie e altri abusi. E queste tremila vittime di gravi violazioni della libertà di stampa, questi nomi ignorati dai media e dalla politica, ma registrati e pubblicati da Ossigeno, sono soltanto la punta dell’iceberg. Secondo stime attendibili, rappresentano meno del dieci per cento dei nomi che potrebbero essere pubblicati se tutti gli episodi di questo genere fossero tracciati.
Il
Contatore prosegue inesorabile la sua corsa che, insieme all’attività di documentazione
di Ossigeno, sta cambiando il modo di parlare di queste cose- molti segnali lo
confermano- I rimedi, le misure politiche, legislative e organizzative
necessarie per arrestare la corsa tardano ancora ad arrivare. Ma arriveranno.
Il cambiamento è in gestazione lenta e silenziosa.Giovedì 13 ottobre 2016 il Contatore di Ossigeno per l’Informazione ha superato quota tremila. Questo Contatore, partito da zero nel 2006
Il Contatore di Ossigeno dice quanti sono i giornalisti minacciati in Italia in vario modo: aggrediti, intimiditi, ostacolati anche con querele pretestuose, liti temerarie e altri abusi. E queste tremila vittime di gravi violazioni della libertà di stampa, questi nomi ignorati dai media e dalla politica, ma registrati e pubblicati da Ossigeno, sono soltanto la punta dell’iceberg. Secondo stime attendibili, rappresentano meno del dieci per cento dei nomi che potrebbero essere pubblicati se tutti gli episodi di questo genere fossero tracciati.
Come
abbiamo scritto a gennaio del 2015, quando le minacce superarono quota 2100,
“sembra passato un secolo da quando parlavamo delle intimidazioni ai
giornalisti italiani come di fatti sporadici, da quando alcuni di noi, a novembre
del 2007, a Castellaneta Marina, al Congresso della FNSI, posero l’esigenza di
monitorare questi episodi. Avevamo degli indizi, ma neppure noi credevamo che
le intimidazioni fossero molto frequenti e diffuse, come sappiamo oggi. Oggi è
pacifico, ma a quell’epoca sembrava una bestemmia dire che, con l’abuso delle
querele e delle cause per diffamazione, si imponeva una censura impropria.
Prevaleva inoltre l’erronea convinzione che in Italia le minacce colpissero i
cronisti spericolati che osavano sfidare provocatoriamente i capi della mafia
sventolando un drappo rosso sotto il loro naso. Soltanto nel 2010, quando
“Ossigeno per l’Informazione” pubblicò i primi dati riassuntivi, fu evidente
che le cose andavano diversamente”.
Da quando dicevamo queste e altre cose (leggi), altra acqua è passata sotto i ponti
da allora e ha fatto girare i mulini della politica e della coscienza
collettiva. Ormai in tutta Europa e nelle grandi istituzioni internazionali
l’allarme di Ossigeno è una verità incontestabile, la diagnosi certa di una
malattia che non si può nascondere, che bisogna curare. Ormai anche i più
scettici cominciano ad ammettere che le minacce ai giornalisti e le querele
strumentali a scopo intimidatorio sono la nuova grave malattia che affligge la
libera informazione e i paesi democratici non possono permettere che continui
ad agire incontrastata, che la violenza e la prepotenza possano prevalere sulla
libertà e sul diritto per instaurare forme di censura nuove e antistoriche nei
paesi che sono nati e hanno prosperato mettendo al bando la censura
tradizionale.
Ossigeno per l’informazione, 13 ottobre
2016
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