Il sindaco Raggi e l'assessore Muraro |
di Paolo Flores
d'Arcais
Ben tre settimane fa, il 15 agosto, ho messo in rete il seguente tweet:
"Se il sindaco #Virginia #Raggi continua con il 'raggialemanno magico'
(#Marra #Romeo #Viggiano ...) porta la #giunta e il M5S al disastro".
Dieci giorni prima, esattamente un mese fa, il tweet era invece stato: "Se
il #sindaco #Virginia #Raggi continua a servirsi anche di una sola persona del
giro #Alemanno tradisce coloro che l'hanno votata".
Il "raggialemanno magico" è più che mai dominante nella giunta, è riuscito a far fuori tutti i possibili "competitor", in compenso la giunta è a pezzi e il M5S rischia il disastro. L'assessore Muraro è indifendibile, e ogni ora di sua permanenza e arroccamento del sindaco sul suo nome peggiora una situazione già disastrosa. Indifendibile non tanto per l'indagine (dipende dall'imputazione e dagli elementi a carico) ma per la plateale e reiterata menzogna, e soprattutto per le frequentazioni, le scelte, le decisioni, spesso scellerate, nel caso Ama, che gli articoli di Iacoboni e Sarzanini, che riportiamo qui sotto, documentano dettagliatamente. E la nomina di De Dominicis al bilancio, un ex magistrato della Corte dei Conti consigliato dall'avvocato Sammarco e ammiratore sfegatato e ditirambico di Giulio Andreotti (altro che rifiuto dei "poteri forti"!) aggiunge buio a buio.
Il "raggialemanno magico" è più che mai dominante nella giunta, è riuscito a far fuori tutti i possibili "competitor", in compenso la giunta è a pezzi e il M5S rischia il disastro. L'assessore Muraro è indifendibile, e ogni ora di sua permanenza e arroccamento del sindaco sul suo nome peggiora una situazione già disastrosa. Indifendibile non tanto per l'indagine (dipende dall'imputazione e dagli elementi a carico) ma per la plateale e reiterata menzogna, e soprattutto per le frequentazioni, le scelte, le decisioni, spesso scellerate, nel caso Ama, che gli articoli di Iacoboni e Sarzanini, che riportiamo qui sotto, documentano dettagliatamente. E la nomina di De Dominicis al bilancio, un ex magistrato della Corte dei Conti consigliato dall'avvocato Sammarco e ammiratore sfegatato e ditirambico di Giulio Andreotti (altro che rifiuto dei "poteri forti"!) aggiunge buio a buio.
Sembra che purtroppo i "competitor" possibili in seno alla giunta, il superassessore Marcello Minenna e il capo di gabinetto Carla Raineri, fossero sensibili alle sirene delle Olimpiadi-Malagò e altri richiami di establishment. Sembra insomma che di uno scontro tra due pezzi di establishment (anche se "diversamente impresentabili") si sia trattato, mentre gli elettori che hanno votato M5S a Roma lo hanno fatto per voltare radicalmente pagina, cioè per avere una giunta radicalmente libera da qualsiasi "inciucio" con qualsiasi establishment.
I vertici nazionali del M5S sono stati assolutamente incapaci, "per opere o per omissioni", come si dice nel catechismo (anche nel M5S ai vertici nazionali e locali i cattolici assai fedeli sono in sovrabbondanza), con le due personalità di punta, Di Maio e Di Battista, che ricordavano i surplace di Maspes e Gaiardoni anziché la capacità di decisione e responsabilità politica degli statisti.
Questo il quadro. Desolante. E tuttavia al momento il voto M5S resta l'unico possibile, visto che le alternative sono il disastro in atto di mediocrità autoritaria e vuoto arrogante e ipocrisia e menzogne in quantità industriale dei Renzi e Berlusconi (che vuole tornare per interposta persona). Oggi la lucida disperazione impone di votare ancora M5S, anche perché il sindaco di Roma non è quello di Torino, ma il consenso per disperazione (ancorché lucida) non dura a lungo. Nella società civile le risorse cui potrebbe attingere il M5S ci sono, e abbondantissime. Una stolta autoreferenzialità sta portando invece questo movimento/speranza a innescare un processo di implosione: autoreferenzialità che al dunque diventa inciucio con poteri opachi e brutti assai, come il caso di Roma sta evidenziando.
(Da MicroMega)
* * *
Le mani della Muraro sull’Ama. Ecco la lista delle epurazioni
di Jacopo Iacoboni, da La Stampa, 5 settembre 2016
Il boccone è Ama. Ma il boccone è anche uno strumento: per controllare la politica, avere voti e stare nelle partite economiche. Attorno ai rifiuti, a Roma si è giocata e si sta giocando una partita feroce e sanguinosa, per le sorti della giunta Raggi, del suo assessore all’ambiente e naturalmente per la qualità del servizio ai romani. Paola Muraro si è scontrata pesantemente con Marcello Minenna sul piano di ristrutturazione dell’azienda, che l’assessora ha scritto e La Stampa è in grado ora di raccontare nel dettaglio. Un progetto che finirà sul tavolo dei pm, in cui non c’è alcun riferimento alla ristrutturazione industriale, né un piano economico-finanziario, né delle linee guida strategiche o un ripensamento della macrostruttura, ma emerge invece prepotente un’urgenza: epurare i dirigenti nemici e sostituirli con dirigenti fidati. Per assecondare alcune logiche che qui possiamo spiegare.
Le mani di Paola Muraro su Ama si allungano risolutivamente in una riunione del 26 agosto. Alla riunione partecipano Marcello Minenna e la Muraro, dal Campidoglio, Alessandro Solidoro e Stefano Bina (presidente e dg) in collegamento telefonico. Il verbale viene trasmesso dal gabinetto del sindaco all’azienda (col protocollo Roma Capitale, Gabinetto del sindaco, 27 agosto 2016, N. Prot. RA/55796). La trasmissione è firmata Marcello Minenna. Il primo a essere rimosso è Pietro Zotti, direttore industriale da cui dipendono anche i due impianti di trattamento biomeccanico dei rifiuti di Ama (il dirigente è Marco Casonato, anche lui rimosso). Rimuovere Zotti significa togliergli qualunque arma di difesa, un domani qualunque cosa dicesse contro la Muraro passerebbe per la vendetta di un dirigente rimosso. Il secondo è Leopoldo D’Amico, già fatto fuori da Panzironi, il presidente dell’era Alemanno, e tornato, nella gestione Fortini, come capo del progetto degli Ecodistretti. Non un fulmine di guerra, ma una persona di cui tutti in azienda parlano bene. La sua rimozione serve a Muraro nel quadro del mantenimento del consenso interno con i comitati di Rocca Cencia.
Il terzo da far fuori è Saverio Lopes, 41 anni, proveniente da Acea e poi Atac, direttore delle risorse umane. E qui la storia incrocia direttamente interessi elettorali. Lopes è giovane, capace. Ma ha tanti nemici. Facendo fuori Lopes, Muraro fa cosa gradita alle Usb e ad Alessandro Bonfigli, il potente capo della Cisl in Ama e amico di Marcello De Vito, una comune simpatia ideologica (a destra). Lopes è particolarmente inviso perché la sua battaglia cardine è stata contro l’assenteismo e il consociativismo nella gestione aziendale; Lopes denunciò brogli nell’accaparramento delle deleghe sindacali, e favorì il licenziamenti dei 41 di Parentopoli. Favorì, anche, una scissione sindacale che portò via 500 tessere dalla Cisl di Ama (tessere che valgono 120mila euro all’anno). Bonfigli, che chiede e ottiene la testa di Lopes, era stato estromesso dalla Cisl nel maggio 2016; ma a giugno vince la Raggi, e contemporaneamente lui torna in sella in come capo Cisl in Ama.
Insomma: destra (network Alemanno), carabinieri, sindacati di base e pezzi (non i migliori) di Cisl sono sullo sfondo di questa Muraro story, e dei voti che essa significa per Virginia Raggi. In quella riunione del 26 agosto, Muraro decide dunque di togliere Zotti e D’Amico (le loro deleghe vanno tutte al nuovo dg Bina, che non ne è affatto contento, perché si trova gravato di un carico enorme di responsabilità, e connessi rischi giudiziari), e soprattutto di epurare Lopes. Solidoro, allora presidente, e Minenna, sono contrari a rimuovere Lopes (addirittura pensavano di nominarlo dg), ma la Muraro fa la voce grossa, alla sua maniera. A quel punto lo scontro è totale. Minenna, amico e mentore di Solidoro, qualche giorno dopo si dimette. Solidoro strappa l’ordine di servizio per la rimozione di Lopes e si dimette pure lui.
Tutto da rifare? No. Muraro riconvoca tutti i dirigenti Ama il 2 settembre - agendo come fosse l’amministratore dell’azienda, non l’assessore - e comunica che in Ama ci sarà anche Giancarlo Ceci, responsabile della programmazione del M5S, a darle una mano. Un’occupazione stile prima repubblica. Infine, Muraro chiama Giuseppe Rubrichi, 66 anni, oggi dirigente per la sicurezza sui luoghi di lavoro, e gli offre il posto di Lopes. Rubrichi nel 2000 finì nell’inchiesta per l’inceneritore di Colleferro, dove bruciavano rifiuti che non dovevano essere bruciati. Non tirò in ballo nessun altro, allora. Una sua nomina potrebbe far rientrare di fatto in gioco, a dirigere gli impianti, quell’Alessandro Muzi, in buoni rapporti con Manlio Cerroni, l’imprenditore “re delle discariche” romane, che nella prima uscita pubblica della Raggi con Muraro, a Rocca Cencia, si fece fotografare accanto a sindaco e assessora esibendo potenza e copertura politica. È un grosso boccone, Ama. Chi controlla Ama ha in mano mezza Roma.
* * *
«Ecco il legame con il ras dei rifiuti»
di Fiorenza Sarzanini, dal Corriere della Sera, 7 settembre 2016
ROMA C’è un documento che dimostra in maniera chiara il legame tra Paola Muraro e le società di Manlio Cerroni, il ras dei rifiuti a Roma imputato proprio per la gestione della spazzatura e adesso indagato nel nuovo filone d’inchiesta. E avvalora il sospetto dei pubblici ministeri che nel suo ruolo di consulente di Ama, ricoperto per ben 12 anni, la donna abbia favorito le aziende private danneggiando la stessa municipalizzata. È l’elenco dei componenti del comitato tecnico-scientifico di Ecomondo 2016, la «piattaforma tecnologica per la Green e Circular Economy nell’area Euro-Mediterranea» che quest’anno si svolgerà a novembre a Rimini. La dicitura è eloquente: «Paola Muraro & Carlo Noto La Diega». Noto La Diega è il socio di Cerroni nella società Gesenu e in altre aziende del gruppo, oltre a essere stato il coordinatore per il monitoraggio ambientale della discarica romana di Malagrotta.
Perché l’assessore all’Ambiente del Campidoglio si muove in tandem con un personaggio così controverso, peraltro finito agli arresti lo scorso anno nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione dei rifiuti a Viterbo? Qual era la reale natura di questo rapporto che arriva direttamente a Cerroni? Per rispondere a questi interrogativi i magistrati stanno ricontrollando tutte le delibere e hanno deciso di acquisire le dichiarazioni dei redditi della Muraro proprio per controllare le «entrate», oltre alla consulenza con Ama che per dodici anni le ha fatto guadagnare oltre un milione di euro.
In realtà la donna era molto più che una semplice consulente. Legatissima a Franco Panzironi e Giovanni Fiscon — gli ex vertici di Ama scelti dall’ex sindaco Gianni Alemanno e poi imputati nel processo di Mafia Capitale — Muraro ha svolto un ruolo da funzionaria di alto livello, delegata alla gestione e al controllo degli impianti. Dunque una funzione pubblica e proprio questo consente agli inquirenti di contestarle — oltre alla violazione dei reati ambientali — anche l’abuso d’ufficio.
Nel fascicolo del pubblico ministero Alberto Galanti emerge il sospetto che abbia garantito una sorta di patto affinché gli impianti Ama funzionassero a ritmo ridotto proprio per consentire anche a quelli di Cerroni di smaltire una parte dei rifiuti della Capitale. Per questo, denunciano i carabinieri del Noe, sarebbero state alterate le quantità di materiale trattato e prodotto. Adesso bisognerà scoprire quale fosse la contropartita per questo interessamento, verificare se Muraro abbia tratto vantaggi. In questo caso scatterebbe infatti anche l’accusa ancor più grave di corruzione.
(6 settembre 2016)
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