Raffaele Basile |
Caro nonno Raffaele,
Ti scrivo oggi, 8 settembre, perché ogni 8 settembre io penso a te, anche se da alcuni anni sei "altrove" (chissà dove). Penso al nonno "analfabeta allittrato" che declamava a memoria Leopardi (il nome di Silvia Basile è stato solo il tuo ultimo regalo) e si innamorava di ogni nuova parola appresa, poi trascritta in pezzi di carta e infine assimilata nel tuo lessico personale...da te ho imparato l'immensa forza della parola, il mistero della sua verità, e se oggi sono un insegnante di italiano lo debbo anche a te. Debbo a te però anche l'amore per la Storia. Mi raccontavi la guerra ed io ti ascoltavo estasiato. Era la testimonianza vera e vissuta di un sergente della Divisione Acqui che per l'Italia e per il suo Re aveva scalato montagne, rischiato la vita nelle trincee e ucciso a sangue freddo altri soldati. Rifacevo poi tutto a casa mia con i soldatini, ma non mi era chiara una cosa: prima noi eravamo con la Germania (i soldatini grigi), poi contro. A te invece era tutto chiaro.
Ti scrivo oggi, 8 settembre, perché ogni 8 settembre io penso a te, anche se da alcuni anni sei "altrove" (chissà dove). Penso al nonno "analfabeta allittrato" che declamava a memoria Leopardi (il nome di Silvia Basile è stato solo il tuo ultimo regalo) e si innamorava di ogni nuova parola appresa, poi trascritta in pezzi di carta e infine assimilata nel tuo lessico personale...da te ho imparato l'immensa forza della parola, il mistero della sua verità, e se oggi sono un insegnante di italiano lo debbo anche a te. Debbo a te però anche l'amore per la Storia. Mi raccontavi la guerra ed io ti ascoltavo estasiato. Era la testimonianza vera e vissuta di un sergente della Divisione Acqui che per l'Italia e per il suo Re aveva scalato montagne, rischiato la vita nelle trincee e ucciso a sangue freddo altri soldati. Rifacevo poi tutto a casa mia con i soldatini, ma non mi era chiara una cosa: prima noi eravamo con la Germania (i soldatini grigi), poi contro. A te invece era tutto chiaro.
L'8 settembre era stato uno spartiacque, la data che avreste ricordato per tutta la vita, tu e i tuoi commilitoni di Cefalonia e Corfù: la notizia dell'armistizio vi lasciò scioccati, orfani di una nazione che sembrava sul punto di collassare, con il tuo amato sovrano in fuga dalla capitale e gli eserciti ovunque in rotta.
Gli alleati di un tempo ad un tratto divennero ostili nemici, che vi chiedevano di cedere le armi e arrendersi al Fuhrer. "No", fu la secca e ferma risposta della tua Divisione consultata dal generale Gandin, "Piuttosto la morte!". E iniziò per voi un'altra guerra, per difendere l'onore di una Patria che sembrava solo macerie ed invece in quei giorni alzava il capo e iniziava a scrivere - con i suoi figli migliori - le pagine indimenticate della Resistenza.
Molti di voi morirono, in quelle isole greche che oggi ci ricordano solo estate e vacanze. Tu riuscisti a scampare dalla mattanza nazista, ma catturato e internato in un campo di prigionia in Jugoslavia, nonostante gli stenti e le sevizie, trovasti il coraggio di rifiutare l'arruolamento nelle fila della Repubblica di Salò. Ancora un "No, piuttosto la morte!".
Non moristi e sono nato e scrivo oggi grazie al tuo ritorno e al tuo smisurato amore per la giovane Nina da cui è nato papà. Ma la cosa più importante è che grazie a patrioti come te e ai vostri fratelli partigiani non morì nemmeno la nostra Patria. Ci avete regalato la democrazia, la Costituzione più bella del mondo e la libertà.
Per questo ogni 8 settembre vorrei dirti grazie nonno, da nipote
e da italiano. Per il tuo NO: perché in Italia il coraggio è di chi si oppone
alle imposizioni, di chi ogni giorno umilmente resiste.
Tuo Pierluigi
1 commento:
grazie a tutti i nonni partigiani che ci hanno donato il benessere in cui viviamo oggi
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