TUTTI I DETTAGLI E LE FOTO DI "GRANDE PASSO 4"
Durante la notte scorsa i Carabinieri del Nucleo
Investigativo e della Compagnia di Corleone hanno dato esecuzione ad una
ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Palermo – dott. Fabrizio
ANFUSO – su richiesta della Procura Distrettuale diretta dal dott. Francesco LO
VOI, a conclusione di articolate indagini coordinate dal Procuratore aggiunto
dott. Leonardo AGUECI e dai sostituti dott. Sergio DEMONTIS, dott.ssa Caterina
MALAGOLI e dott. Gaspare SPEDALE, nei confronti di 12 persone ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione di tipo mafioso, estorsione, tentata
estorsione e danneggiamento, delitti aggravati dalla finalità di agevolare
l'attività dell’associazione mafiosa. GUARDA TUTTE LE FOTO
L’operazione costituisce la naturale prosecuzione delle precedenti
tre fasi dell’indagine “Grande Passo”
relative al mandamento mafioso di Corleone, all’esito delle quali, tra il
settembre del 2014 e il novembre del 2015, furono tratti in arresto molti
esponenti apicali del citato sodalizio, gettando, tra l’altro, le basi per
l’accesso ispettivo al Comune di Corleone e per il successivo scioglimento dell’Ente
per infiltrazioni mafiose.
Nell’ambito di tale contesto di indagine, nel marzo 2014, a seguito
della scarcerazione, dopo otto anni di reclusione, di Carmelo GARIFFO, nipote
di Bernardo PROVENZANO, venivano riavviate le attività d’intercettazione all’interno
dell’ufficio in uso ad Antonino DI MARCO, custode del campo sportivo di Corleone,
vicino ai vertici corleonesi di Cosa nostra.
Partendo da tale attività di ascolto, le complesse indagini nel tempo sviluppate
e condensate nelle operazioni convenzionalmente denominate “Grande Passo” (eseguita il 23 settembre 2014),
“Grande Passo 2” (eseguita il 27
gennaio 2015) e “Grande Passo 3” (eseguita
il 20 novembre 2015), hanno permesso, tra l’altro di:
-
Individuare
il vertice del mandamento mafioso di Corleone in Rosario Salvatore LO BUE,
appartenente all’area di fede provenzaniana;
-
Identificare
i reggenti delle famiglie mafiose di Chiusa Sclafani e Palazzo Adriano, rispettivamente,
in Vincenzo PELLITTERI e Pietro Paolo MASARACCHIA;
-
delineare
il ruolo di Antonino DI MARCO quale supervisore delle attività della famiglia
mafiosa di Palazzo Adriano;
-
accertare
la responsabilità conferita a Pietro POLLICHINO quale responsabile della
gestione del territorio di Contessa Entellina, sottoposto all’influenza della
famiglia di Chiusa Sclafani.
Quest’ultima tranche dell’indagine ha consentito di
integrare ulteriormente gli elementi acquisiti:
-
documentando, a seguito delle
precedenti operazioni di polizia, la riorganizzazione territoriale dello storico
mandamento di
Corleone e delle citate famiglie ricadenti nell’area dell’Alto Belice, con l’individuazione
dei vertici e dei nuovi assetti;
-
confermando
l’aspra contrapposizione tra le diverse consorterie presenti sul territorio;
-
ricostruendo
nove episodi estorsivi in danno di commercianti ed imprenditori operanti nel
settore edilizio, vittime di numerosi atti intimidatori.
L’ordinanza di custodia cautelare, che compendia il quadro
probatorio complessivamente raccolto, ha interessato:
-
Carmelo
GARIFFO, nipote di Bernardo PROVENZANO;
-
Leoluca
LO BUE (allevatore), figlio di Rosario Salvatore LO BUE, già a capo del mandamento
mafioso di Corleone;
-
Antonino
DI MARCO, già tratto in arresto nel settembre del 2014 nel corso
dell’operazione “Grande Passo” e condannato
in primo grado lo scorso febbraio a 12 anni di reclusione per associazione di
tipo mafioso ed altro;
-
Vincenzo
PELLITTERI, già tratto in arresto nel novembre del 2015 nel corso
dell’operazione “Grande Passo 3”;
-
MASARACCHIA
Pietro Paolo, già tratto in arresto nel settembre del 2014 nel corso
dell’operazione “Grande Passo” e
condannato in primo grado lo scorso febbraio a 11 anni di reclusione per
associazione di tipo mafioso, nonché Vito Biagio FILIPPELLO (operaio forestale
stagionale), nuovo reggente della famiglia mafiosa di Palazzo Adriano a seguito
dell’arresto di MASARACCHIA;
-
Bernardo
SAPORITO (allevatore), Francesco SCIANNI (cantoniere) e Vincenzo COSCINO (operaio
forestale stagionale), ritenuti organici alla famiglia mafiosa di Corleone;
-
Francesco
GERACI, 45enne, e Francesco GERACI, 49enne, entrambi imprenditori agricoli,
rispettivamente nipote e figlio dell’anziano capo famiglia Gaspare GERACI,
deceduto lo scorso 5 dicembre 2015, nonché Pietro VACCARO (allevatore), tutti appartenenti
alla famiglia mafiosa di Chiusa Sclafani.
Contestualmente è stata
applicata la misura di sicurezza provvisoria della libertà vigilata per anni 2
nei confronti di Gaspare GEBBIA e del figlio Pietro mandanti di un progetto
omicidiario in danno di un bracciante agricolo di Chiusa Sclafani.
LE ESTORSIONI
Quest’ultima
fase dell’indagine ha consentito di acclarare come i vertici delle famiglie di
Palazzo Adriano e Chiusa Sclafani pianificassero le attività delittuose da
porre in essere sul territorio sotto la supervisione e con l’autorizzazione del
capo mandamento corleonese.
In particolare, nel corso
dell’attività è stato possibile accertare una lunga serie di estorsioni
consumate e tentate ai danni, per lo più, di ditte impegnate nell’esecuzione di
lavori pubblici. L’elemento
di novità rispetto al passato è rappresentato dalla caduta del muro di omertà
di imprenditori e commercianti, che - stanchi di sottostare ad imposizioni e
minacce di ogni genere - hanno iniziato a collaborare.
In tale contesto, è emblematica la vicenda che ha
interessato, nel luglio del 2014, un imprenditore della provincia di Palermo,
aggiudicatario dell’appalto dei lavori di manutenzione di abbeveratoi rurali
nel comune di Palazzo Adriano, il quale denunciava l’incendio di due mezzi da
lavoro.
Il contenuto della denuncia è stato suffragato dalle attività
tecniche telefoniche e ambientali, in parte riportate nel video allegato, che
hanno consentito di appurare i ruoli degli indagati nella vicenda estorsiva e,
più in generale, in seno all’organizzazione mafiosa.
Il dato emerso con ricorrenza nel corso delle
indagini, per
tutte le vicende estorsive, è l’insistente
e pressante azione degli indagati per la riscossione della “messa a
posto”, come documentato dalle intercettazioni.
IL PROGETTO DI OMICIDIO IN DANNO DI UN BRACCIANTE
AGRICOLO DI CHIUSA SCLAFANI
Nel medesimo contesto investigativo sono
stati altresì raccolti elementi comprovanti il ruolo di Gaspare GEBBIA (coltivatore)
e del figlio Pietro quali istigatori e mandanti di un progetto di omicidio in
danno di un bracciante agricolo di Chiusa Sclafani. Le indagini hanno permesso
di documentare tutte le fasi di pianificazione del progetto di omicidio e di
individuare il movente.
L’omicidio non ha trovato alcuna
concreta attuazione, venendo sventato
grazie all’intervento degli inquirenti che sottoponevano a fermo di indiziato
di delitto, il 23 settembre del 2014, Pietro Paolo MASARACCHIA, ed il 20
novembre 2015, Vincenzo PELLITTERI, rinvenendo in quella occasione, all’interno
del suo ovile di Chiusa Sclafani, le armi da fuoco, dallo stesso illegalmente
detenute, che dovevano essere utilizzate per la commissione del delitto.
Nei confronti
dei mandanti, alla cui identificazione si è giunti nel corso di quest’ultimo
sviluppo di indagine, è
stata applicata della misura di sicurezza della libertà vigilata.
CONCLUSIONI
È evidente, come rilevato durante tutto lo sviluppo
dell’attività investigativa, che il racket delle estorsioni, oltre ad essere
uno strumento di accumulazione illecita di risorse, costituisce un’attività
funzionale al concreto esercizio del potere mafioso e al controllo del
territorio secondo la logica dell’intimidazione e della sopraffazione. Un modus
operandi che produce, di converso, uno stato di sudditanza da parte delle
vittime o, diversamente, una sorta di rapporto solidaristico con i membri del
gruppo criminale.
In conclusione, le indagini hanno ancora una volta
documentato l’andamento pressoché costante della pressione mafiosa sul tessuto
produttivo nell’entroterra della provincia palermitana, che ha ingenerato un
clima di paura e un muro di omertà, per la prima volta incrinato dalla
collaborazione spontanea di imprenditori locali.
È evidente come i rilevanti risultati conseguiti,
proprio poiché contestualizzati in un’area fortemente condizionata dalla
criminalità organizzata e per la vastissima diffusione del fenomeno delle
estorsioni, non potrà che infondere ulteriormente fiducia nell’operato della
Magistratura e dei Carabinieri.
ELENCO DEGLI
ARRESTATI:
-
Gariffo Carmelo, nato a Corleone (Pa) l’11 agosto 1958, ivi
residente;
-
Vaccaro Pietro, nato a Chiusa Sclafani (Pa) il 25 novembre
1961, ivi residente;
-
Coscino Vincenzo, nato a Chiusa Sclafani il 26 febbraio 1971,
ivi residente;
-
Saporito Bernardo, nato a Corleone il 22 aprile 1970, ivi
residente;
-
Di Marco Antonino, nato a Corleone il 29 settembre 1956, ivi
residente, in atto detenuto presso la casa circondariale Pagliarelli di
palermo;
-
Lo Bue Leoluca, nato a Corleone il 29 maggio 1979, ivi
residente;
-
Pellitteri Vincenzo, nato a Chiusa Sclafani il 26 aprile 1952, ivi
residente, in atto detenuto presso la casa circondariale di Nuoro;
-
Scianni Francesco Paolo, nato a Corleone il 30 gennaio 1951,
ivi residente, in atto detenuto presso la casa circondariale Pagliarelli di
Palermo;
-
Filippello Vito Biagio, nato a Palazzo Adriano (Pa) il 27
maggio 1958, ivi residente;
-
Masaracchia Pietro Paolo, nato a Palazzo Adriano il 15 marzo
1950, ivi residente, in atto detenuto presso la casa circondariale di Prato;
-
Geraci Francesco, nato a Palermo il 9 marzo 1966, residente a Chiusa
Sclafani;
-
Geraci Francesco, nato a Palermo il 29 marzo 1971, residente a
Chiusa Sclafani;
Medesimo contesto sono stati sottoposti alla misura di
sicurezza provvisoria della libertà vigilata:
-
Gebbia Gaspare, nato a Chiusa Sclafani il 20 novembre 1941,
ivi residente;
-
Gebbia Pietro, nato a Palazzo Adriano (Pa) il 7 novembre
1984, residente a Chiusa Sclafani.
27 settembre 2016
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