Sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana di ieri è stato pubblicato il decreto del Presidente della Repubblica dello scorso 12 agosto, con cui sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose gli organi istituzionali del Comune di Corleone. Allegate al Decreto sono state pubblicate sia la relazione del ministro dell'interno al Presidente della Repubblica del 4 agosto 2016, sia la relazione del prefetto di Palermo al ministro dell'interno del 23 maggio 2016. Interessanti le 51 pagine della relazione prefettizia (CLICCA QUI PER LEGGERLA), con cui si spiegano in dettaglio (anche se con tanti omissis, perché ancora le indagini continuano sul piano giudizio) i motivi che hanno spinto lo Stato a sciogliere il consiglio comunale di Corleone. Leggiamola... (dp)
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
12 agosto 2016
Scioglimento del comune di Corleone e
nomina della commissione straordinaria. (16A06573) (GU
Serie Generale n.210 del 8-9-2016)
IL PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA
Considerato
che nel comune
di Corleone (Palermo)
gli organi elettivi sono stati
rinnovati nelle consultazioni amministrative
del 6 e 7 maggio 2012;
Considerato che, dall'esito
di approfonditi accertamenti,
sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata
che hanno esposto
l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento
e l'imparzialita' dell'attivita' comunale;
Rilevato,
altresi', che la permeabilita' dell'ente
ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata
ha arrecato grave pregiudizio
agli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita'
dell'istituzione locale;
Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla
situazione di grave inquinamento e
deterioramento dell'amministrazione comunale
di Corleone, si rende
necessario far luogo
allo scioglimento del consiglio comunale e disporre il conseguente
commissariamento, per rimuovere
tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico e per assicurare
il risanamento dell'ente locale;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18
agosto 2000, n. 267;
Ritenuto, inoltre, di dare
adeguata informazione al Presidente della Regione Siciliana;
Vista la proposta del Ministro dell'interno,
la cui
relazione e' allegata al presente
decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei
ministri, adottata nella riunione del 10 agosto 2016, alla quale
e' stato debitamente invitato il Presidente della Regione Siciliana;
Decreta:
Art. 1
Il consiglio comunale di Corleone (Palermo)
e' sciolto.
Art. 2
La gestione del comune di Corleone (Palermo) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da:
dott.ssa Giovanna Termini, viceprefetto;
dott.ssa Rosanna Mallemi viceprefetto aggiunto;
dott.ssa Maria Cacciola, funzionario economico-finanziario.
Art. 3
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Selva di Val Gardena, addi' 12 agosto 2016
MATTARELLA
Renzi, Presidente del Consiglio
dei ministri
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RELAZIONE DEL MINISTRO DELL'INTERNO
Al Presidente della Repubblica
Nel comune di Corleone (Palermo) sono state riscontrate forme di
ingerenza da parte della criminalita' organizzata che hanno
compromesso la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi
eletti nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 maggio 2012,
nonche' il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento
dei servizi.
Le risultanze di alcune indagini della magistratura, unitamente
ad un'attenta attivita' informativa svolta dalle forze dell'ordine,
hanno fatto emergere i vincoli familiari e i rapporti che legano
amministratori ed esponenti dell'organizzazione mafiosa denominata
cosa nostra, nonche' alcuni significativi elementi, anche relativi a
procedimenti amministrativi, che rendono plausibili tentativi di
infiltrazione mafiosa all'interno dell'ente.
La descritta situazione ha indotto il prefetto di Palermo a
disporre, con decreto del 15 gennaio 2016, l'accesso presso il
comune, ai sensi dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18
agosto 2000, n. 267 (TUOEL), per gli accertamenti di rito.
Al termine dell'indagine ispettiva il prefetto, su conforme
parere del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica,
integrato con la partecipazione del Procuratore della Repubblica
presso il Tribunale di Palermo - D.D.A. e del Procuratore della
Repubblica presso il Tribunale di Termini Imerese, ha redatto
l'allegata relazione in data 23 maggio 2016, che costituisce parte
integrante della presente proposta, in cui si da' atto della
sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti
diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita'
organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli
stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione della
misura prevista dall'art. 143 del TUOEL.
I lavori della commissione hanno preso in esame, oltre all'intero
andamento gestionale dell'amministrazione comunale, la cornice
criminale ove si colloca l'ente locale, con particolare riguardo ai
rapporti tra gli amministratori e la locale consorteria.
Il contesto mafioso del mandamento di Corleone - che si e'
connotato per il clima di omerta', di connivenze e per la forte
contiguita' delle diverse consorterie locali - ha espresso, negli
anni, un'organizzazione criminale particolarmente efferata ed
autorevole, i cosiddetti corleonesi, che annovera personaggi la cui
portata criminale ha travalicato i confini locali, mantenendo
integra, nel tempo, l'organizzazione economica e sociale dei clan,
nonostante le diverse vicende che hanno interessato i sodali.
La cattura di esponenti storici e di personaggi di spicco del
sodalizio e le successive condanne a lunghe pene detentive hanno
fatto si' che la conduzione degli interessi di cosa nostra venisse
affidata a fiduciari, legati agli esponenti criminali da stretti
vincoli familiari. In tal modo, il figlio di uno stretto congiunto di
un capomafia corleonese assumera' la carica di capo mandamento di
Corleone in assenza del vertice mafioso, gestendo, insieme ad un
altro congiunto, importanti interessi economici legati ad affari
illeciti. Analogamente, nel periodo di latitanza, un diverso vertice
di cosa nostra, affidera' al figlio di un vicino parente, di cui e'
stato comprovato il ruolo apicale all'interno dell'organigramma
corleonese, la cura degli affari dell'organizzazione criminale e la
gestione dell'aspetto logistico della latitanza del boss mafioso. Lo
stesso reggente del sodalizio costituira' anche il fondamentale
tramite per dare esecuzione agli ordini impartiti dal latitante e per
la riscossione delle tangenti sul territorio.
Dopo l'arresto dei due fiduciari di cui si e' fatto cenno,
secondo quanto risulta dalle indagini condotte dalla magistratura
inquirente, il mandamento e' stato affidato ad altro sodale, che ha
mantenuto stretti rapporti con le citate famiglie mafiose, essendo ad
esse legato per vincoli familiari. Nel novembre 2015, il predetto
sodale reggente del mandamento e' stato arrestato per il reato di
associazione a delinquere di stampo mafioso, all'esito di attivita'
investigative svolte a seguito della denuncia di un funzionario di
altro ente, destinatario di un episodio estorsivo.
Le indagini hanno evidenziato la presenza sul territorio di
un'organizzazione criminale prevalentemente dedita alla commissione
di reati estorsivi col tipico metodo mafioso ed hanno definito ruoli
e funzioni degli appartenenti al sodalizio, permettendo cosi' anche
la ricostruzione dell'assetto della famiglia mafiosa di un comune
contermine. A tal riguardo, infatti, le investigazioni hanno messo in
luce il ruolo di riferimento e di collegamento tra la famiglia
mafiosa del predetto comune e' il mandamento corleonese, svolto da un
dipendente del comune di Corleone, che si e' dimostrato in grado di
risolvere i conflitti tra i due gruppi criminali, con determinazione
ed esercitando un potere carismatico, pur mantenendo un atteggiamento
di basso profilo per non insospettire le forze dell'ordine.
Il predetto dipendente comunale e' stato tratto in arresto nel
settembre 2014 in quanto ritenuto responsabile, in concorso con
altri, del reato di estorsione ed associazione per delinquere di
stampo mafioso e lo scorso 22 febbraio 2016 e' stato condannato, in
primo grado, alla pena di anni 12 di reclusione. Fonti tecniche di
prova hanno consentito di appurare il ruolo centrale svolto dallo
stesso all'interno dell'organizzazione criminale, in occasione degli
incontri tra soggetti affiliati mafiosi, per programmare attivita'
delittuose.
Quanto all'amministrazione comunale, e' innanzitutto
significativo che gran parte degli amministratori eletti nel corso
delle consultazioni amministrative del 2012 avesse gia' fatto parte
degli organi di governo dell'ente nella precedente consiliatura e,
talora, anche in quella eletta nel 2002. Nella consiliatura
2007-2012, infatti, oltre la meta dei consiglieri dell'ente erano
gia' stati componenti del consiglio comunale e, in particolare, il
sindaco in carica aveva svolto le funzioni consiliari ed il
vicesindaco quelle di presidente del consiglio comunale.
Dalle risultanze dell'accesso emerge anche una contiguita' tra
esponenti della criminalita' organizzata corleonese o tra persone ad
essi vicine e gli amministratori comunali, favorita da un fitto
intreccio di legami parentali, da rapporti di frequentazione o da una
comunanza di interessi economici.
Gli accertamenti ispettivi hanno, inoltre, messo in luce alcune
circostanze indicative dei rapporti tra i componenti del governo
locale e cosa nostra.
I legami tra la famiglia del sindaco e la locale famiglia mafiosa
sono suggellati anche da particolari vincoli che assumono, in quel
territorio, un alto valore simbolico all'interno delle consorterie:
si tratta della scelta del "padrino" o della "madrina" in occasione
della celebrazione di sacramenti religiosi. Emblematica e' la
circostanza che i "padrini" sia del primo cittadino che di un suo
stretto parente siano esponenti o persone strettamente imparentate
con personaggi della mafia locale.
Tra gli amministratori, assume rilievo l'incontro tra un
assessore ed un soggetto condannato per associazione di stampo
mafioso avvenuto all'interno di un esercizio commerciale, nel
febbraio 2015, nel corso del quale i due si sono salutati
scambiandosi il rituale "doppio bacio" mafioso.
Quanto ai consiglieri comunali, rileva ai fini della presente
relazione il danneggiamento ad un escavatore subito da un
amministratore, eletto tra le fila della maggioranza ma passato
all'opposizione per contrasti con il sindaco.
L'evento - secondo le successive indagini - e' da ritenere una
forma di ritorsione nei confronti del consigliere, considerato troppo
vicino ad un imprenditore - titolare di una ditta individuale e di
altra societa' - con il quale aveva costituito una societa'
imprenditoriale di fatto, non legalmente formalizzata. Infatti,
l'escavatore, di proprieta' dell'imprenditore era in realta' in uso
esclusivo dell'amministratore che, nella circostanza, dichiarava agli
inquirenti di aver acquistato il mezzo, ma di non aver ancora
provveduto al relativo passaggio di proprieta'. Dell'imprenditore, il
cui nominativo risulta nell'albo delle ditte di fiducia dell'ente,
relativo agli anni 2012/2015, il prefetto di Palermo segnala i
rapporti con la consorteria mafiosa.
Nel corso di indagini finalizzate ad individuare gli autori di un
reato di tentata estorsione ai danni di un imprenditore - titolare di
una ditta che e' risultata affidataria nel 2013 di lavori presso il
campo sportivo comunale - e' emerso che un soggetto, poi divenuto
consigliere comunale a Corleone, si era interessato affinche' il
predetto imprenditore facesse lavorare, all'interno del cantiere, una
ditta vicina a cosa nostra, nonche' il congiunto di un sodale e un
mafioso appena scarcerato, parente e fiancheggiatore del locale
capomafia, di cui si e' detto in precedenza.
Nella vicenda e' coinvolto anche il predetto dipendente comunale
- allora custode del campo sportivo, nei cui uffici si svolgevano
incontri tra associati ed affiliati mafiosi per programmare attivita'
delittuose - che ha esercitato pressioni finalizzate all'assunzione
dell'esponente malavitoso.
Emblematica e' la circostanza che il comune non si sia costituito
parte civile nel procedimento penale instaurato dopo l'arresto del
proprio dipendente.
Gli accertamenti ispettivi della commissione d'accesso
tratteggiano una struttura amministrativo-burocratica formata da
soggetti legati tra loro da rapporti parentali o adusi a
frequentazioni controindicate.
L'apparato burocratico ha subito, nel tempo, diversi interventi
di riorganizzazione, con frequenti cambi ai vertici dei settori e con
la costituzione di due ulteriori uffici tecnici posti alle dipendenze
di persone assunte con contratto a tempo determinato e part-time, cui
sono state attribuite mansioni sottratte alle strutture gia'
esistenti. L'iniziativa di nominare i due nuovi capi-settore, secondo
quanto riferito da due amministratori dell'ente, sarebbe stata
assunta direttamente dal sindaco, senza consultazioni con la
maggioranza consiliare e con la giunta, ed avrebbe inciso sulle
competenze di due dirigenti tecnici di molo del comune, preposti ai
servizi le cui attribuzioni sono state ridotte.
La rete familiare e la comunanza di interessi con la criminalita'
organizzata ha costituito il substrato nel quale si e' esplicato il
condizionamento dell'amministrazione, comprovato da una serie di
fatti gravi e concreti, che hanno determinato una situazione di
vantaggio per soggetti facenti parte di cosa nostra o vicini alla
consorteria, la cui responsabilita' deve essere ricondotta all'ente.
Le attivita' connesse alla gestione del ciclo dei rifiuti sono
quelle che suscitano maggiore interesse da parte della criminalita'
organizzata, sia per gli enormi proventi che ne derivano, sia per la
possibilita' di esercitare un capillare controllo del territorio.
Il comune di Corleone - che insieme ad altri comuni faceva parte
dell'Area Territoriale Ottimale Palermo 2 (ATO PA 2), oggi in
fallimento - sfruttando le difficolta' incontrate dalla societa'
incaricata della raccolta, ha garantito a societa' private, collegate
a consorterie mafiose locali, lo svolgimento del servizio di raccolta
rifiuti.
Secondo quanto emerge anche dagli atti della commissione
d'accesso, il comune ha perseguito gli interessi delle locali
famiglie mafiose, fin dai primi momenti di crisi dell'ATO,
ostacolando le procedure comunali relative all'istituzione dell'Area
di raccolta ottimale (ARO), prevista da specifiche disposizioni
regionali in materia di gestione del ciclo dei rifiuti.
Grave e', infatti, la circostanza che nonostante, nel 2014,
l'Ufficio tecnico comunale avesse preparato tutta la documentazione
costitutiva dell'ARO, nonche' il Piano di intervento per la raccolta
dei rifiuti solidi urbani sul territorio di Corleone, dopo
l'approvazione da parte della giunta, la relativa delibera consiliare
non sia mai stata adottata, per espressa volonta' del sindaco.
Per contro, il sindaco, dal mese di febbraio 2015, ha dato avvio
ad una gestione straordinaria del servizio disponendo, con proprie
ordinanze contingibili ed urgenti, interventi sussidiari attraverso
noli affidati a due imprese, di cui una riconducibile ad un soggetto
vicino alla locale famiglia mafiosa, che ne e' di fatto
l'amministratore, e l'altra amministrata da un componente del
consiglio di amministrazione della prima.
Nei' confronti delle predette ditte, il prefetto di Palermo, lo
scorso 15 luglio 2016, ha emanato distinti provvedimenti
interdittivi, disponendo anche, per una delle imprese, la
cancellazione e, per l'altra, il diniego dell'iscrizione nella
cosiddetta white list, istituita presso la prefettura di Palermo.
Gli accertamenti svolti dalla commissione di accesso hanno reso
evidente che i noli contratti dall'amministrazione comunale celano un
vero e proprio affidamento di appalto del servizio.
Il prefetto osserva che, solo nel novembre 2015 e nel febbraio
2016, i rapporti con la seconda ditta saranno disciplinati con due
contratti stipulati in forma pubblica, ma privi dei piu' elementari
requisiti dell'atto pubblico e, cioe', dell'indicazione circa
l'esatta durata del contratto e della specificazione del costo del
servizio in un arco temporale preciso. Infatti, la durata
dell'appalto viene collegata "all'esaurimento delle risorse
impegnate".
Singolare e' anche la circostanza che i due contratti siano stati
sottoscritti in vigenza di un atto di indirizzo della giunta che -
esercitando una competenza impropria - dichiara cessato lo stato di
emergenza ed incarica il responsabile del servizio di espletare una
regolare procedura di' gara.
Il comune di Corleone ha esternalizzato il servizio di
accertamento e riscossione dei tributi, scegliendo un concessionario
tra le societa' selezionate da un'associazione costituita per
l'espletamento di alcuni servizi, alla quale l'ente ha aderito con
delibera di giunta del dicembre 2013. L'iniziativa
dell'amministrazione aveva lo scopo di abbattere i tempi necessari
per l'indizione di una eventuale gara da gestire in proprio,
perseguendo, nel contempo, obiettivi di economicita', convenienza e
contenimento dei costi.
La scelta del comune ha trovato, tuttavia, la ferma opposizione
del collegio dei revisori che aveva contestato la convenienza
economica dell'iniziativa, evidenziando anche un non proficuo
utilizzo del personale del competente ufficio comunale. Peraltro,
anche l'Autorita' nazionale anticorruzione aveva obiettato che la
ditta prescelta non rispondeva ai modelli organizzativi previsti
dalla vigente normativa e che le gare espletate dalla societa'
risultavano prive del presupposto di legittimazione.
Nonostante i rilievi, il servizio risulta ancora esternalizzato
ed e' svolto da una ditta subentrata alla prima societa'
assegnataria, la quale detiene il 45% delle quote azionarie
dell'attuale gestore. Dall'esame della situazione economica del
comune, a far data dall'affidamento del servizio al concessionario,
si registra un calo di oltre 40 punti percentuali nella riscossione
ordinaria dei tributi, che passa dal 73% al 25%.
Tra gli utenti morosi vi sono esponenti della locale consorteria
e familiari di amministratori ed e' inoltre significativo che il
referente della societa' sia stato consigliere della prima
assegnataria e sia affine del capo di un mandamento contiguo a quello
di Corleone, come e' stato accertato nel corso di indagini condotte
dalle forze di polizia.
Come rileva il prefetto di Palermo, i titolari di molte delle
imprese iscritte all'albo si trovano in rapporti di forte contiguita'
o addirittura di appartenenza alle locali consorterie mafiose. Dette
ditte sono risultate destinatarie di affidamenti diretti o a
trattativa privata per l'esecuzione di lavori o per l'espletamento di
servizi di competenza comunale. Si fa, in particolare, riferimento ai
lavori eseguiti negli anni 2012-2015 da una ditta il cui titolare e'
aduso a frequentazioni controindicate ed e' stato coinvolto nella
vicenda relativa alla tentata estorsione di cui si e' gia' parlato ed
a quelli affidati in via diretta ad altra ditta, i cui soci sono
stati reiteratamente notati dalle forze di polizia in compagnia di
esponenti, anche di spicco, del clan locale.
Quanto ai servizi, viene segnalato quello relativo alla mensa
scolastica, assegnato ad una ditta vicina alla criminalita'
organizzata, con procedura anomala caratterizzata dal frazionamento
dell'appalto, che e' quindi rimasto sempre sotto-soglia.
Anche in occasione dell'affidamento di incarichi legali, l'azione
dell'ente e' stata condizionata dagli interessi della criminalita'
organizzata: nonostante il comune si sia dotato di un albo di legali
di fiducia e la relativa attivita' sia disciplinata da disposizioni
regolamentari, la difesa dell'amministrazione in tutti i contenziosi
stragiudiziali e' stata affidata ad un avvocato legato da vincoli
parentali con la famiglia mafiosa corleonese.
Nonostante la precaria situazione finanziaria e le
raccomandazioni del collegio dei revisori, l'amministrazione ha
erogato un generoso contributo ad una associazione, consentendole
anche di realizzare una manifestazione per le vie cittadine, senza
versare il pagamento per l'occupazione del suolo pubblico. Anche in
questo caso, rilevano i vincoli familiari degli amministratori
dell'associazione - di cui e' vicepresidente un amministratore
comunale - con un esponente malavitoso locale.
Dalle risultanze dell'accesso emergono, inoltre, i rapporti tra
l'amministratore protagonista del citato fatto avvenuto all'interno
dell'esercizio commerciale e un'associazione sportiva, reiteratamente
destinataria di contributi negli anni 2012, 2013 e 2015, nonostante i
pareri contrari espressi dal responsabile del servizio - che aveva
osservato la mancata produzione della documentazione prevista dal
regolamento dell'ente - e dal Segretario generale che, in qualita' di
responsabile dell'anticorruzione, rilevava l'assoluta inopportunita'
ed incoerenza dell'elargizione rispetto al Piano triennale per la
Prevenzione della Corruzione.
Il prefetto di Palermo segnala anche una serie di vicende che
meritano, in questa sede, una particolare attenzione.
La prima riguarda la partecipazione ad una manifestazione
internazionale di una ditta riconducibile alla criminalita'
organizzata, il cui titolare ha attivamente sostenuto la candidatura
dell'attuale sindaco. Nell'occasione, la selezione dei partecipanti -
che in adesione alle previsioni di un progetto europeo avrebbe dovuto
riguardare un massimo di venti operatori agro-alimentari della
provincia - e' stata gestita dall'amministrazione comunale in modo da
assicurare la partecipazione all'evento esclusivamente alla predetta
ditta e, per di piu', con oneri a carico del comune. Sulla vicenda e'
stato avviato un procedimento penale, in fase di indagini
preliminari.
Un'altra vicenda riguarda l'assunzione, nel mese di aprile 2015,
di uno stretto congiunto del locale capomafia, presso una scuola
statale, in relazione ad una sentenza del Tribunale amministrativo
regionale Sicilia che sanciva l'obbligo per l'ente di assegnare una
assistenza igienica in favore di un minore. La procedura di
reclutamento e' connotata da lacune ed anomalie, tanto evidenti da
indurre al deferimento all'autorita' giudiziaria del funzionario
responsabile.
Viene, infine, segnalato il comportamento del sindaco in
relazione ad un progetto commerciale per la raccolta del latte
proveniente dall'Alto Belice, da convogliare presso un impianto di
proprieta' comunale per essere poi trasferito fuori regione ed
immesso nella grande distribuzione. Fonti tecniche di prova attestano
l'interesse di cosa nostra a monopolizzare l'intera raccolta del
latte nell'area corleonese, attraverso un accordo sul prezzo di detto
bene primario che avrebbe consentito all'organizzazione criminale di
essere piu' competitiva sul mercato.
E' un dato fattuale la circostanza che al sopralluogo presso
l'impianto comunale - organizzato da un esponente malavitoso locale
sfruttando i solidi rapporti con un congiunto del sindaco - abbia
partecipato il primo cittadino, che ha accolto i partecipanti
all'incontro. Secondo quanto risulta dalle predette prove tecniche,
al termine della visita all'impianto il boss ha riferito ad un
proprio parente la disponibilita' del congiunto del sindaco ad
intercedere presso l'amministrazione comunale per ottenere un canone
d'affitto conveniente.
Le vicende analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite
nella relazione del prefetto hanno rivelato una serie di
condizionamenti nell'amministrazione comunale di Corleone, volti a
perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che determinano lo
svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale,
nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo
necessario l'intervento dello Stato per assicurare il risanamento
dell'ente.
Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Corleone
(Palermo), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto
2000, n. 267.
In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza
criminale, si rende necessario che la durata della gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Roma, 4 agosto 2016
Il Ministro dell'interno: Alfano
RELAZIONE DEL PREFETTO DI PALERMO DEL 23 MAGGIO 2016
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