mercoledì, agosto 03, 2016

SINDACALISTI UCCISI DALLA MAFIA, IL 5 AGOSTO LA CGIL RICORDA ANDREA RAIA A CASTELDACCIA E IL 7 AGOSTO FILIPPO INTILI A CACCAMO

Palermo 3 agosto 2016 – La Cgil ricorda venerdì Andrea Raia, il segretario della Camera del Lavoro di Casteldaccia ucciso il 5 agosto di 72 anni fa. E  domenica 7  ricorre l'anniversario di Filippo Intili, dirigente della Camera del Lavoro di Caccamo, ucciso il 7 agosto del 1952 dalla potente mafia del paese. Altre due ricorrenze nel calendario della memoria della Cgil, che ricorda ogni anno i suoi dirigenti assassinati.
     Dopodomani per  Andrea Raia, ucciso il 5 agosto 1944, primo delitto di mafia avvenuto nel secondo dopoguerra in Sicilia, la Cgil e l'Slc Cgil  alle 10,30 deporranno una corona di alloro sulla sua tomba al cimitero del paese di Casteldaccia.  Interverranno il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo, il responsabile dipartimento Legalità per la Cgil Palermo Dino Paternostro,  il segretario Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso, assieme all'amministrazione comunale, ai familiari e ai rappresentanti del comitato Andrea Raia. 
        
Domenica   7 agosto, per il 64° anniversario di Filippo Intili, la   Cgil e la Filcams Cgil porteranno  una corona d'alloro sulla tomba al cimitero di Caccamo. Seguiranno gli interventi del sindaco di Caccamo  Andrea Galbo, del responsabile dipartimento Legalità della Cgil Dino Paternostro, del nipote di Filippo Intili Filippo Campisi, del segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo e del segretario generale Filcams Cgil Palermo Monja Caiolo.

Andrea Raia. Quello di Raia fu il primo delitto di mafia avvenuto nel secondo dopoguerra in Sicilia. Il sindacalista  era membro per conto del Pci del Comitato di controllo dei “Granai del popolo” e gli venne affidato l’incarico di distribuire ai poveri tutte le provviste alimentari che arrivavano: farina, pasta, zucchero etc.  La sua azione andò in contrasto con quella dell'amministrazione comunale ed è stato ufficialmente riconosciuto che la sua fine  fu decretata  per via della  sua opposizione  alle speculazioni contro i granai del popolo.
Venne ucciso una sera d’agosto,  davanti alla sua abitazione. Significativa fu la testimonianza ai carabinieri della madre,  Rosalia Tomasello, che raccontò come, subito dopo il delitto,  sul posto arrivarono i “temibili  pregiudicati e maffiosi Tomasello Francesco e Onofrio, dimoranti nelle vicinanze dell’abitazione del Raia, i quali con contegno cinico, senza chiedere alla Tomasello che cosa fosse successo, dissero: 'E’ morto, possiamo andare', allontanandosi senza neppure salutare”. I fratelli Tomasello furono denunciati come presunti autori del delitto Raja, ma assolti per insufficienza di prove al processo. Nessuno pagò la sua morte con il carcere anche se “La voce comunista” indicava i mandanti nei grossi proprietari fascisti. 
Filippo Intili.
Filippo Intili, segretario della Camera del Lavoro di Caccamo, dava fastidio alla mafia per la rivendicazione dell'applicazione del decreto del ministro Gullo per l’equa distribuzione del raccolto, il 60 per cento al mezzadro e il quaranta al  proprietario. Inoltre era in procinto di candidarsi come capolista del Pci alle elezioni comunali  del Comune di Caccamo.  In contrada Margi, un monte di Caccamo, dove lavorava presso un'azienda agricola, il 7 agosto 1952, dopo che il figlio Benedetto si era avviato verso Caccamo con i muli carichi di sommacco,  Filippo Intili venne ucciso e tagliato in due a colpi d’accetta dalla mafia che imperava in quegli anni nel mandamento più potente della Sicilia. Il suo corpo rimase a terra per circa 24 ore, fino all’arrivo dei carabinieri,  e fu vegliato da un tale Calcara, poi  fu portato al cimitero di Caccamo e seppellito nella nuda terra al posto n. 50.
    Fu assassinato dai killer di don Pepppino Panzeca. Dopo l’uccisione di Intili, in paese venne divulgata la notizia che era stato assassinato perché aveva rubato delle pere.  Intili fu ucciso a 51 anni. Da  tempo partecipava alle proteste contadine che rivendicavano l’applicazione dei decreti Gullo e l’approvazione della legge di riforma agraria. “Aveva un forte ascendente sui contadini e la sua intelligenza politica, sostenuta dagli ottimi rapporti relazionali che teneva con la gente, irritò il capomafia don Peppino Panzeca e il sistema politico-mafioso del tempo che gli ruotava intorno, che ne decisero l’eliminazione fisica – scrive Dino Paternostro in una nota storica-  Le testimonianze delle persone che lo hanno conosciuto descrivono Filippo Intili come una persona leale e umanamente pronta a venire incontro ai bisogni della gente. Si racconta che quando la Dc inviava a San Giovanni Li Greci l’autobus per prelevare  gli elettori ed accompagnarli al seggio, ai comunisti che insistevano per salire sull’automezzo veniva detto di smetterla altrimenti avrebbero fatto la fine di  Intili”.
    Per 62 lunghi anni a Caccamo non si è mai più parlato di Filippo Intili. Solo nel 2014 Vera Pegna, che era stata consigliere comunale del Pci  negli anni 60, ha voluto ricordare al sindaco di Caccamo Andrea Galbo la figura di  Intili, il cui ruolo aveva messo in evidenza in un libro dai lei scritto (“Tempo di lupi e di comunisti. La storia mitica della ragazza che sfidò la mafia”).  Ed è stato  riscoperto il luogo  del delitto, dove due anni fa è stato collocato un un cippo commemorativo.   Un anno fa,  su iniziativa della Cgil e in collaborazione con l’amministrazione comunale di Caccamo, il corpo di Filippo Intili è stato spostato e seppellito in una tomba dignitosa, messa a disposizione dal Comune. La cerimonia si è svolta alla presenza dei familiari di Intili, arrivati appositamente dalla provincia di Pisa, dove vivono da anni, dei dirigenti della Cgil Palermo, del sindaco Galbo, e del frate domenicano Giovanni Calcara, che ha dato la benedizione.


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