Palermo 3
agosto 2016 – La Cgil ricorda venerdì Andrea Raia, il segretario della Camera
del Lavoro di Casteldaccia ucciso il 5 agosto di 72 anni fa. E domenica 7
ricorre l'anniversario di Filippo Intili, dirigente della Camera del
Lavoro di Caccamo, ucciso il 7 agosto del 1952 dalla potente mafia del paese.
Altre due ricorrenze nel calendario della memoria della Cgil, che ricorda ogni
anno i suoi dirigenti assassinati.
Dopodomani per Andrea Raia, ucciso il 5 agosto 1944, primo
delitto di mafia avvenuto nel secondo dopoguerra in Sicilia, la Cgil e l'Slc
Cgil alle 10,30 deporranno una corona di
alloro sulla sua tomba al cimitero del paese di Casteldaccia. Interverranno il segretario generale Cgil
Palermo Enzo Campo, il responsabile dipartimento Legalità per la Cgil Palermo
Dino Paternostro, il segretario Slc Cgil
Palermo Maurizio Rosso, assieme all'amministrazione comunale, ai familiari e ai
rappresentanti del comitato Andrea Raia.
Domenica 7 agosto, per il 64° anniversario di Filippo
Intili, la Cgil e la Filcams Cgil
porteranno una corona d'alloro sulla
tomba al cimitero di Caccamo. Seguiranno gli interventi del sindaco di
Caccamo Andrea Galbo, del responsabile
dipartimento Legalità della Cgil Dino Paternostro, del nipote di Filippo Intili
Filippo Campisi, del segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo e del
segretario generale Filcams Cgil Palermo Monja Caiolo.
Andrea
Raia. Quello di Raia
fu il primo delitto di mafia avvenuto nel secondo dopoguerra in Sicilia. Il
sindacalista era membro per conto del
Pci del Comitato di controllo dei “Granai del popolo” e gli venne affidato
l’incarico di distribuire ai poveri tutte le provviste alimentari che
arrivavano: farina, pasta, zucchero etc.
La sua azione andò in contrasto con quella dell'amministrazione comunale
ed è stato ufficialmente riconosciuto che la sua fine fu decretata
per via della sua
opposizione alle speculazioni contro i
granai del popolo.
Venne ucciso una sera d’agosto, davanti alla sua abitazione. Significativa fu la testimonianza ai carabinieri della
madre, Rosalia Tomasello, che
raccontò come, subito dopo il delitto,
sul posto arrivarono i “temibili
pregiudicati e maffiosi Tomasello Francesco e Onofrio, dimoranti nelle
vicinanze dell’abitazione del Raia, i quali con contegno cinico, senza chiedere
alla Tomasello che cosa fosse successo, dissero: 'E’ morto, possiamo andare',
allontanandosi senza neppure salutare”. I fratelli Tomasello furono denunciati
come presunti autori del delitto Raja, ma assolti per insufficienza di prove al
processo. Nessuno pagò la sua morte con il carcere anche se “La voce comunista”
indicava i mandanti nei grossi proprietari fascisti.
Filippo
Intili.
Filippo
Intili, segretario della Camera del Lavoro di Caccamo, dava fastidio alla mafia
per la rivendicazione dell'applicazione del decreto del ministro Gullo per
l’equa distribuzione del raccolto, il 60 per cento al mezzadro e il quaranta
al proprietario. Inoltre era in procinto
di candidarsi come capolista del Pci alle elezioni comunali del Comune di Caccamo. In contrada Margi, un monte di Caccamo, dove
lavorava presso un'azienda agricola, il 7 agosto 1952, dopo che il figlio
Benedetto si era avviato verso Caccamo con i muli carichi di sommacco, Filippo Intili venne ucciso e tagliato in due
a colpi d’accetta dalla mafia che imperava in quegli anni nel mandamento più
potente della Sicilia. Il suo corpo rimase a terra per circa 24 ore, fino
all’arrivo dei carabinieri, e fu
vegliato da un tale Calcara, poi fu
portato al cimitero di Caccamo e seppellito nella nuda terra al posto n. 50.
Fu assassinato dai killer di don Pepppino
Panzeca. Dopo l’uccisione
di Intili, in paese venne divulgata la notizia che era stato assassinato perché
aveva rubato delle pere. Intili fu
ucciso a 51 anni. Da tempo partecipava
alle proteste contadine che rivendicavano l’applicazione dei decreti Gullo e
l’approvazione della legge di riforma agraria. “Aveva un forte ascendente sui
contadini e la sua intelligenza politica, sostenuta dagli ottimi rapporti
relazionali che teneva con la gente, irritò il capomafia don Peppino Panzeca e
il sistema politico-mafioso del tempo che gli ruotava intorno, che ne decisero
l’eliminazione fisica – scrive Dino Paternostro in una nota storica- Le testimonianze delle persone che lo hanno
conosciuto descrivono Filippo Intili come una persona leale e umanamente pronta
a venire incontro ai bisogni della gente. Si racconta che quando la Dc inviava
a San Giovanni Li Greci l’autobus per prelevare
gli elettori ed accompagnarli al seggio, ai comunisti che insistevano
per salire sull’automezzo veniva detto di smetterla altrimenti avrebbero fatto
la fine di Intili”.
Per 62 lunghi anni a Caccamo non si è mai
più parlato di Filippo Intili. Solo nel 2014 Vera Pegna, che era stata
consigliere comunale del Pci negli anni
60, ha voluto ricordare al sindaco di Caccamo Andrea Galbo la figura di Intili, il cui ruolo aveva messo in evidenza
in un libro dai lei scritto (“Tempo di lupi e di comunisti. La storia mitica
della ragazza che sfidò la mafia”). Ed è
stato riscoperto il luogo del delitto, dove due anni fa è stato
collocato un un cippo commemorativo. Un
anno fa, su iniziativa della Cgil e in
collaborazione con l’amministrazione comunale di Caccamo, il corpo di Filippo
Intili è stato spostato e seppellito in una tomba dignitosa, messa a
disposizione dal Comune. La cerimonia si è svolta alla presenza dei familiari
di Intili, arrivati appositamente dalla provincia di Pisa, dove vivono da anni,
dei dirigenti della Cgil Palermo, del sindaco Galbo, e del frate domenicano
Giovanni Calcara, che ha dato la benedizione.
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