MARIO MIDULLA
CORLEONE - Emergono le prime indiscrezioni sui
motivi che hanno portato il consiglio dei ministri, su proposta del ministro
Angelino Alfano, a sciogliere il Comune di Corleone per infiltrazioni mafiose.
Sono stati quattro anni - dal maggio del
2012 in cui venne eletta per soli 19 voti sul candidato sindaco Giuseppe
Cipriani - in cui Lea Savona e la sua
amministrazione hanno spesso deliberato atti controversi, attaccati duramente
dalle opposizioni e che il Presidente del consiglio comunale ha spesso inviato
per intero alla Procura della Repubblica di Termini Imerese , che sta indagando
sulle diverse vicende. Si ricordano le minacce in aula rivolte a consiglieri
dell'opposizione da parte del pubblico quando si discusse in merito
all'assegnazione della gestione del
gioiello naturalistico del Parco delle due Rocche, la cui cascata è meta di
visitatori da ogni parte d'Italia.
Si ricorda di una sagra della ricotta in
pieno agosto dove a partecipare, dopo una trattativa privata, ci fu una sola
ditta con un'offerta senza un centesimo di ribasso sull’importo a base d’asta
di 4 mila euro. Fece scalpore anche la vicenda della presunta laurea del
sindaco con curriculum cambiato all'interno del sito istituzionale e con
molteplici atti firmati con il titolo di dottoressa (anche su questo c'è ancora
un'indagine in corso). Ancora problemi pure sul servizio di riscossione e
accertamento dei tributi, anche questo assegnato ad una società che ha come
referenti appartenenti riconducibili alla mafia di Belmonte Mezzagno. E come
non ricordare il consiglio in cui si dibattè dell'assunzione per assistente
igienico sanitario della figlia di un capomafia locale in una scuola di
Corleone, il cui bando non fu pubblicato sull'albo pretorio del sito. Torna
alla mente pure la Fiera Internazionale
"INTERFOOD 2013" a San Pietroburgo, vetrina internazionale
organizzata dalla Provincia di Palermo per le aziende locali dove "il
Comune di Corleone ha fatto pervenire 1.400 euro a favore della partecipazione
di una sola e quindi il Comune di Corleone non solo ha partecipato a un bando
che non era rivolto ai Comuni, ma peggio ancora ha pagato per una sola
azienda" come denunciavano nel 2013 le opposizioni. Poi come non
menzionare l'assegnazione del servizio di raccolta dei rifiuti lo scorso anno con
procedura di emergenza alla "No. Ve.Ma." s.r.l. di Bolognetta e attiva fino a pochi giorni fa prima della
revoca per la scomparsa dalla "White List" della Prefettura di
Palermo per la perdita dei requisiti necessari per l'ottenimento della
certificazione antimafia. Anche le procedure di gara per l'assegnazione della
mensa scolastica ai bambini della Scuola dell'Infanzia hanno portato alla luce
anomale procedure di assegnazione. Non da meno l'incendio doloso all'escavatore
del presidente del Consiglio comunale, Stefano Gambino, che lui stesso ha
addebitato alla sua attività politica. Ma una vicenda ha sicuramente lasciato
il segno negli ultimi mesi e cioè la mancata costituzione di parte civile nei
confronti dell'impiegato comunale Antonino Di Marco, coinvolto nell'operazione
"Grande Passo" e che aveva trasformato la sua sede di lavoro in luogo
di incontro con i mafiosi della zona. E poi, chissà, che ruolo avrà avuto la
vicenda del presunto "inchino" che fece scalpore in tutto il territorio
nazionale. Ora si attende il decreto che il sindaco Savona potrebbe impugnare,
ma che intanto chiude un capitolo da dimenticare al più presto. "Il Comune
di Corleone non sia additato alla gogna mediatica, la Regione sostenga le forze
sane del paese" invece è il monito del vicesegretario dell'Udc Totò
Lentini, componente della commissione antimafia.Giornale di Sicilia, 13 agosto 2016
Mario Midulla
Nessun commento:
Posta un commento