MIRIAM DI
PERI
CRONACA – I commissari del Ministero erano
stati inviati circa otto mesi fa e da allora si attendeva l’esito
dell’ispezione, mentre l’amministrazione guidata dall'ormai ex sindaco,
Leoluchina Savona, continuava a perdere consenso sia in consiglio comunale, che
tra gli abitanti della cittadina. Intanto arrivano le prime reazioni
Il Consiglio dei Ministri ha sciolto per infiltrazioni mafiose il Comune di Corleone, nel Palermitano.
I commissari del Ministero erano stati inviati circa otto mesi fa e da allora
si attendeva l’esito
dell’ispezione, mentre l’amministrazione guidata dall'ormai ex
sindaco, Leoluchina Savona,
continuava a perdere consenso sia in consiglio comunale, che tra gli
abitanti della cittadina in provincia di Palermo. Dopo le dimissioni dei
consiglieri comunali del Pd, negli scorsi giorni era arrivato l’addio alla
poltrona in consiglio anche da Giuseppe Nicosia, facendo salire a nove i
dimissionari sui venti inquilini in consiglio comunale.
Commenta la notizia sui social l’ex primo cittadino, Nino Iannazzo, che gioca con la data dello scioglimento:
«A San Lorenzo - ha scritto sul suo profilo - cadono le stelle e può anche
cadere chi non ha mai brillato». «È
accaduto l’inevitabile - commenta il responsabile legalità della
Cgil Palermo e consigliere dimissionario di Corleone, Dino Paternostro - ma io non sono contento. Per colpa
di amministratori incapaci di resistere alle collusioni con la mafia, la città
di Corleone è stata ricacciata
indietro di trent'anni. Questo è un momento doloroso per i
tanti cittadini onesti di Corleone, che non hanno nulla da spartire con la
mafia e i mafiosi. Ma serve comunque a fare chiarezza. Chi ha sbagliato deve
pagare duramente. Da parte nostra ci impegneremo per ricostruire a Corleone un
fronte degli onesti, che lavori per una ripartenza della città, fondata sui
valori di legalità e giustizia sociale».
«Quello che è accaduto al Comune di Corleone, purtroppo, non stupisce -
commenta il segretario regionale
del Pd, Fausto Raciti -: è il triste esito di una vicenda che era
apparsa fin dall’inizio difficilmente recuperabile». «Poche settimane fa -
aggiunge Raciti - eravamo a Corleone insieme al responsabile nazionale
Giustizia del Partito Democratico David
Ermini per esprimere vicinanza ai consiglieri comunali Pd che in quelle
ore si stavano dimettendo, proprio a rimarcare la percezione di una situazione
che stava irrimediabilmente sfuggendo di mano all'amministrazione ed al
consiglio comunale». «Ci auguriamo – conclude Raciti – che Corleone possa superare presto
questa nuova difficile pagina, ed avere un’amministrazione ed un
consiglio comunale degni della sua storia migliore».
L’accesso agli atti da parte
degli ispettori di Alfano risale allo scorso gennaio,quando furono
acquisiti i documenti relativi ad alcuni appalti, tra cui quello per la
realizzazione del centro polivalente nell’area del campo sportivo. A seguito di
quell'appalto venne arrestato Antonino Di Marco, custode del campo sportivo,
indicato dagli inquirenti come il nuovo capo mandamento. Secondo l’accusa,
nell'area del campo sportivo, si sarebbero svolti anche summit di mafia. Nel
fascicolo della Dda finì anche il fratello del primo cittadino, Giovanni Savona.
MeridioNews, 10 agosto 2016
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