L'intervento di Filippo Campisi, nipote di Intili |
Palermo 7 agosto 2016 – L’anno scorso la nuova
sepoltura e la lapide, realizzata assieme dal Comune e dalla Cgil di Palermo.
Quest’anno anche una foto, inserita sulla targa al cimitero di Caccamo per
ricordare Filippo Intili, il segretario della Camera del Lavoro di
Caccamo ucciso il 7 agosto del 1952 dalla mafia del paese, che è ancora
molto forte anche adesso, come dimostrano gli arresti del 31 maggio scorso.
Oggi, durante la commemorazione che si é svolta
al cimitero, dopo un silenzio che era durato 62 anni, il segretario della Cgil
di Palermo Enzo Campo ha chiesto all’amministrazione comunale – era presente il
sindaco Andrea Galbo - di dedicare a Intili una via o una piazza del
paese. “Siamo qui per commemorare Filippo Intili e per ricordare quanto fosse
alto per lui il senso del valore del lavoro. Il filo conduttore del lavoro, dei
diritti, della democrazia, della giustizia sociale, del lavoro come forma di
emancipazione delle persone, ha legato tutti i nostri dirigenti sindacali
uccisi – ha detto Campo - . L’emblema di un’antimafia sociale non gridata,
non ostentata. Oggi la Cgil ha presentato un’apposita proposta di legge che
riscrive i diritti fondamentali del lavoro per tutte le tipologie
lavorative e dove il lavoro è considerato la forma principale di
emancipazione”. GUARDA L'ALBUM FOTOGRAFICO
Anche quest’anno, come un anno fa, erano presenti da Pisa, dove
da tempo si sono trasferiti, alcuni familiari di Intili. È intervenuto Filippo
Campisi, uno dei nipoti. “Con emozione partecipo a questa semplice
commemorazione in ricordo di mio nonno, che cercò di opporsi ad un avversario
terribile e crudele come la mafia – ha detto Campisi – Vi ringrazio per non
avere voluto dimenticare la sua storia. La Sicilia e Caccamo devono esserne
fieri. Fatene tesoro”. Per Dino Paternostro, responsabile Legalità della Cgil
di Palermo, l’esercizio della memoria è importante soprattutto per le giovani
generazioni: “Parlare della storia del movimento contadino e dei delitti
di mafia dei dirigenti sindacali, molti dei quali rimasti impuniti perché
i processi si sono conclusi con assoluzioni, consente di recuperare alla
memoria questa storia siciliana, che oggi i giovani non conoscono, come un
pezzo importante, se non uno dei più belli, della storia d’Italia”.
All’organizzazione della cerimonia ha partecipato quest’anno anche la Filcams
Cgil. “La memoria è fondamentale anche per riflettere sui corsi e ricorsi della
storia – ha detto il segretario Filcams Cgil Monja Caiolo – Filippo Intili era
un contadino e si batteva per la corretta divisione del raccolto. Oggi nel
commercio, come in agricoltura, tra sfruttamento e caporalato, la nostra
battaglia per i diritti e il rispetto della legalità continua”. Un messaggio ai
presenti l’ha inviato Peppe Geraci, figlio di Mico Geraci, assassinato dalla
mafia l’8 ottobre 1998. Dopo il saluto del sindaco Andrea Galbo, la cerimonia
si è conclusa con la benedizione del sacerdote don Giovanni Scaletta, che guidando
la preghiera del Padrenostro ha concluso con la frase: “liberaci dal male e
dalla mafia…”.
Nessun commento:
Posta un commento