Su proposta del ministro dell'Interno Angelino Alfano
il consiglio dei Ministri ha sciolto per mafia il Comune di Corleone. Nei mesi
scorsi diversi episodi avevano creato polemiche nella cittadina che ha dato i
natali a i boss Bernardo Provenzano e Totò Riina. In particolare il caso dell'inchino
durante una processione religiosa davanti alla casa
dove abita la moglie di Riina. I carabineri avevano avviato subito delle
indagini e i primi accertamenti hanno portato a un risultato: è emerso che
uno dei membri della confraternita di San Giovanni era cugino di secondo grado
della Bagarella, la moglie di Riina. Il sindaco, Lea Savona, difese il paese
minacciando querele. In ogni caso lo scioglimento del Comune avviene dopo un'ispezione prefettizia iniziata a gennaio. Allora
la sindaca si era detta "tranquilla": "L'accesso agli
atti - diceva la Savona - riguarda l'appalto per la costruzione di un impianto
polivalente nei pressi del campo sportivo, deciso dalla precedente amministrazione
comunale. L'indagine è collegata all'arresto, avvenuto nel 2014, di un
dipendente comunale, Antonio Di Marco, indicato dagli inquirenti come il nuovo
capo mandamento". Tra le altre anomalie che la commissione ha indagto
anche presunte assunzioni di parenti di boss mafiosi, e manovre attorno al
caseificio comunale. Il caso Corleone era sbarcato
anche in commissione Antimafia all'Ars.
A seguito di questa ispezione, quindi, sarebbero
emerse altre collusioni con ambienti in odor di mafia, da qui la decisione del
ministro Alfano di proporne lo scioglimento. Nelle scorse settimane dagli
esponenti del Pd a quelli della Cgil, molti avevano chiesto al sindaco e alla
giunta di fare un passo indietro. E per protesta i quattro
consiglieri dem, all'opposizione, si erano dimessi qualche
settimana fa. In realtà già a febbraio, appena iniziata l'ispezione, si era
dimesso il consigliere dem Mario Giarratana, nipote del sindacalista Placido
Rizzoto ucciso dalla mafia nel 1948. Il Comune non era stato mai sciolto per
mafia nella sua storia. "È accaduto l'inevitabile, ma io non sono
contento. Per colpa di amministratori incapaci di resistere alle collusioni con
la mafia, la città di Corleone è stata ricacciata indietro di trent'anni".
Così il responsabile legalità della Cgil di Palermo ed ex segretario della
Camera del lavoro di Corleone, Dino Paternostro, commenta lo scioglimento per
mafia del comune di Corleone. "Questo è un momento doloroso per i tanti
cittadini onesti di Corleone, che non hanno nulla da spartire con la mafia e i
mafiosi - aggiunge - ma serve comunque a fare chiarezza. Chi ha sbagliato deve
pagare duramente. Da parte nostra ci impegneremo per ricostruire a Corleone un
fronte degli onesti, che lavori per una ripartenza della nostra città, fondata
sui valori di legalità e giustizia sociale".
"Quello che è accaduto al Comunedi Corleone, purtroppo, non stupisce: è il triste esito di una vicenda che era apparsa fin dall'inizio difficilmente recuperabile". Lo dice Fausto Raciti, segretario regionale del Partito Democratico in Sicilia, a proposito dello scioglimento per mafia del Comune di Corleone. "Poche settimane fa - aggiunge Raciti - eravamo a Corleone insieme al responsabile
"Quello che è accaduto al Comunedi Corleone, purtroppo, non stupisce: è il triste esito di una vicenda che era apparsa fin dall'inizio difficilmente recuperabile". Lo dice Fausto Raciti, segretario regionale del Partito Democratico in Sicilia, a proposito dello scioglimento per mafia del Comune di Corleone. "Poche settimane fa - aggiunge Raciti - eravamo a Corleone insieme al responsabile
nazionale
Giustizia del Partito Democratico David Ermini per esprimere vicinanza ai
consiglieri comunali PD che in quelle ore si stavano dimettendo, proprio a
rimarcare la percezione di una situazione che stava irrimediabilmente sfuggendo
di mano all'amministrazione ed al consiglio comunale. Ci auguriamo che Corleone
possa superare presto questa nuova difficile pagina ed avere un'amministrazione
ed un consiglio comunale degni della sua storia migliore".
Repubblica-Palermo, 10
agosto 2016
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