L’intervento
di Don Ciotti al Congresso Nazionale di Slow Food Italia
Sono molto emozionato e vi porto tutta la mia amicizia […] Nell’invito che mi avete mandato, Roberto Burdese ha scritto per me una frase che io vi riconsegno e che voi conoscete molto bene: «Il sogno condiviso di un sistema alimentare ispirato dai principi del buono, pulito e giusto». Sì, c’è bisogno di giustizia, vi prego c’è bisogno di giustizia nel nostro Paese e non solo: dobbiamo uscire anche dai nostri recinti, dobbiamo guardare a questa mondialità, guardare alla vergogna della fame che travolge milioni, miliardi di persone. In Italia il problema non è solo l’insufficienza di giustizia, ma la scarsa perseveranza nel costruire giustizia. I ragazzi che noi accogliamo al gruppo Abele arrivano con storie pesanti e non ricevono 4 ore alla settimana in alternativa alla pena. Io non voglio giudicare nessuno, ma c’è bisogno di giustizia nel nostro Paese, una giustizia che deve essere costruita.
Da anni in Italia c’è una guerra
silenziosa, che non è combattuta con le armi militari, ma con quelle
economiche. È questa la guerra silenziosa che sta avvenendo nel mondo. È in
atto un gigante furto di lavoro, di giustizia e di speranza. Bisogna
guardare alle nostre realtà, ma essere anche un po’ strabici e rivolgerci oltre
per fermare questa guerra che sta assassinando la speranza di milioni di
persone. Per ogni minuto che passa, la spesa militare nel mondo è uguale a
3.000.000 $, e non ci sono i soldi per la giustizia e la dignità delle persone.
Abbiamo bisogno di giustizia. Ci sono 9.000.000 di persone in povertà relativa
in Italia, 5.000.000 in povertà assoluta, ma tra chi ha perso lavoro, chi cerca
lavoro, chi vive forme di precariato, chi è in cassa integrazione, chi è
sfruttato, noi abbiamo 7.000.000 di persone nel nostro Paese, che vivono il
disagio lavorativo. Non è possibile, e la cosa che ancora di più mi sconcerta,
è che mentre noi sediamo al tavolo delle grandi potenze, l’Italia ha 6.000.000
di persone analfabete […]. Noi siamo qui per riflettere insieme, per unire i
nostri pensieri, le nostre esperienze, i nostri vissuti, perché abbiamo bisogno
di giustizia, di dignità, di lavoro. E il vostro grido è un grido di dignità
per voi e anche per quelli che fanno più fatica. L’Italia è tra i primi posti
tra i paesi europei per la corruzione pubblica e non riusciamo ad avere una
legge completa di contrasto alla corruzione, la stessa che l’Europa ci chiede
dal 1999. La corruzione è una ferita dentro di noi, non è un problema
marginale: inquina l’economia e la politica. Deve farci stare male questa
situazione.Sono molto emozionato e vi porto tutta la mia amicizia […] Nell’invito che mi avete mandato, Roberto Burdese ha scritto per me una frase che io vi riconsegno e che voi conoscete molto bene: «Il sogno condiviso di un sistema alimentare ispirato dai principi del buono, pulito e giusto». Sì, c’è bisogno di giustizia, vi prego c’è bisogno di giustizia nel nostro Paese e non solo: dobbiamo uscire anche dai nostri recinti, dobbiamo guardare a questa mondialità, guardare alla vergogna della fame che travolge milioni, miliardi di persone. In Italia il problema non è solo l’insufficienza di giustizia, ma la scarsa perseveranza nel costruire giustizia. I ragazzi che noi accogliamo al gruppo Abele arrivano con storie pesanti e non ricevono 4 ore alla settimana in alternativa alla pena. Io non voglio giudicare nessuno, ma c’è bisogno di giustizia nel nostro Paese, una giustizia che deve essere costruita.
Gli affari sporchi delle mafie
interessano ormai tutta la filiera agroalimentare e con sofferenza vi devo
dire che le mafie sono tornate forti. Questo non deve farci dimenticare la
stima e la riconoscenza per quel coraggio e quell’impegno di molti segmenti
della magistratura e delle forze di polizia, delle istituzioni, non deve farci
dimenticare quella positività che anche insieme abbiamo costruito sui beni
confiscati. Le sottolineo queste positività che danno dignità e speranza, ma
devo ricordare che negli ultimi 20 anni in cui abbiamo lavorato insieme per
fare crescere la legalità, è cresciuta di più l’illegalità nel nostro Paese.
Già perché non è sufficiente quello che facciamo quando dall’altra parte c’è
chi ha fatto leggi ad personam, quando non si fanno leggi come si
dovrebbe, quando non riusciamo ad avere una legge sulla corruzione adeguata,
quando da 21 anni chiediamo una legge che metta nel codice penale i reati
contro l’ambiente e non riusciamo ancora a ottenerla, perché i venti contrari,
gli interessi contrari ci sono e sono puntuali. Le mafie sono ritornate forti,
ve lo dico con estrema cognizione di causa, ma anche con tanta fatica. Hanno
tanto denaro liquido in questo momento di grande crisi e comprano, investono,
acquistano loro i terreni. Partono proprio dall’acquisto dei terreni e
compongono tutta la filiera, fino ad arrivare ai centri commerciali. Matteo
Denaro Messina aveva una percentuale alta in una catena di supermercati Italia
ed è latitante da parecchi anni. La mafia ce la troviamo sulle nostre tavole,
34 ristoranti e pizzerie a Roma sequestrati dalla magistratura perché in mano
all’ndrangheta calabrese. […].
C’è una violenza in guanti bianchi,
una violenza anonima, del denaro che circola solo per produrre dell’altro
denaro uccidendo il lavoro di tante persone. Le mafie prestano denaro
attraverso pseudo società finanziarie a piccole-medie imprese in difficoltà,
sono forme di usura. E in questo momento di fatica di tanta gente,
inconsapevolmente molti vengono strangolati in questa situazione, ma il grande
dato è la mafiosità. C’è una mafiosità diffusa che è il vero patrimonio delle
mafie e dei corrotti, prima ancora del patrimonio economico e non sono io a
dirlo, ma lo ha affermato in una sua relazione un paio di anni addietro la
Banca d’Italia: questi personaggi mafiosi “siedono nei consigli di
amministrazione di Enti pubblici”. Allora amici vi esorto nella gratitudine
delle cose cha abbiamo costruito in questi anni insieme, quella raccolta di
firme, 1.000.000, per sottrarre ai mafiosi i patrimoni e restituirli alla
collettività, ci siamo inventati insieme le cooperative sui beni confiscati.
Oggi la legge deve cambiare. Questi anni hanno permesso di vedere le ombre, i
ritardi, la burocrazia del sistema, ma nonostante questo abbiamo costruito
insieme qualcosa. Io ricordo la prima pasta che faceva schifo, era scotta,
biologica, ma scotta e il primo vino diciamo che era buono per non umiliare i
ragazzi. Poi siete arrivati voi con la vostra competenza e professionalità e
poi sono arrivati gli altri amici, Cia e Coldiretti, perché bisogna stare
insieme perché quello è un nemico, la mafia è un nemico.
E allora è stato tutto possibile. Il
vino oggi è buono e in quel vino c’è anche un pezzo di voi, di chi si è messo
in gioco per dare una mano. E lo so che è una piccola cosa quella che
abbiamo fatto, quanto di più si potrebbe fare qui e altrove. E abbiamo lavorato
perché qui e in Europa, dove l’ultimo dato parla di 3600 organizzazioni
criminali, ci sia una direttiva di confisca dei beni a livello europeo e la
restituzione alla collettività. Prepariamoci dunque a dare una mano in
territori più difficili sparsi per il mondo, per accompagnarli ricchi di questa
esperienza, con i nostri limiti e le nostre fatiche, ma coscienti del fatto che
insieme è possibile. Le mafie non rimangono in silenzio e proprio in questi
giorni c’è rappresaglia, dopo che il Papa ha voluto ricevere e sentire quei
nomi incessanti di tutti i familiari delle vittime di mafia, ma se siamo uniti
è il bene che vince, non vince il male e non vince la violenza e chi copre le
mafie, perché i mafiosi sono nessuno. La mafia è forte, ma la forza della
mafia non è dentro, ma sta fuori dalla mafia. Libera è in tutti i processi come
costituzione di parte civile contro la famiglia di Matteo Denaro Messina, nel
processo stato e mafia, siamo in tutti i processi contro le slot machine che
mafia e camorra gestiscono. Siamo cittadini che mettono la loro faccia. Vi
prego non chiamiamoci più società civile perché è come l’acqua bagnata,
chiamiamoci società responsabile perché non si può essere cittadini a
intermittenza, come sono tanti. E non facciamo come quelli che si commuovono
per Lampedusa e poi non si vedono più, perché non basta commuoversi, ma
bisogna muoversi di più tutti.
Allora non rassegniamoci a questa
convivenza, non rimaniamo a guardare, dobbiamo ribellarci all’impotenza per
fare in modo che a esser normale non sia l’illegalità e la corruzione, le mafie
e la furbizia, ma che a diventare normale con l’impegno di tutti, sia la
trasparenza. Io credo che si debba sempre distinguere per non confondere, che è
importante valorizzare quanti nei vari ambiti sono onesti, puliti e
trasparenti. Anche in politica c’è della bella gente che ci crede e s’impegna,
pertanto bisogna evitare le facili generalizzazioni che ogni tanto si sentono,
perché è il sistema che deve cambiare. Ovvio ci sono anche i lazzaroni che
magari vanno a occupare il Ministero dell’Interno. Lasciatemi dire quello che
diceva Giuseppe Dossetti, uno dei padri della Costituzione italiana e poi
monaco, chiuso a Montesole nel silenzio della parola e che quando ha visto che
qualcuno voleva mettere in discussione la Costituzione, sempre da monaco ha
ripreso la parola dicendo: «che senza il rinnovamento profondo e radicale e
delle coscienze e delle persone responsabili della vita amministrativa e
politica, il rinnovamento sarà più apparente che reale».
È la responsabilità la spina dorsale
della democrazia e della nostra Costituzione e la nostra Costituzione è fondata
sull’etica della responsabilità. E la prima parte della Costituzione non
deve essere cambiata, ma attuata. E allora la responsabilità è un sentimento
morale che nasce dal rapporto vivo con la propria coscienza. Cedere la propria
responsabilità è rinunciare alla nostra libertà. Siamo chiamati oggi più che
mai tutti a scelte coraggiose. Il coraggio di fare scelte anche scomode e di
rifiutare i compromessi. Bisogna prendere posizione e decidere ancora più oggi
da che parte stare. Dobbiamo uscire dai nostri recinti. Cito le parole di Papa
Francesco nel documento che ha mandato per la Giornata mondiale della pace il
1° gennaio, e i contenuti della telefonata che poi ha avuto con Carlo Petrini.
In quella telefonata al di là dei riferimenti che qua ognuno rappresenta
c’eravate anche voi, il vostro impegno, le vostre scelte che hanno permesso di
graffiare la coscienza di tanta gente nell’arco di questi anni. E il Papa in
quel documento parla della natura, dell’ambiente, dell’agricoltura, cioè parla
di voi quando dice: «la fraternità aiuta a custodire e coltivare la natura in
particolare il settore agricolo e il settore produttivo primario con la vitale
vocazione di coltivare e custodire le risorse naturali per nutrire l’umanità».
Allora qui dobbiamo uscire, sui nostri orti, sui lavori meravigliosi fatti sui
beni confiscati e non dimentichiamo che è proprio l’umiltà la derivazione della
parola humus che vuol dire terra. Essere umili vuol dire terra.
La terra ci invita a essere persone umili. Io credo che sia giusto riconoscere
il bene che c’è introno a noi per valorizzarlo e promuoverlo. Io sono nato in
montagna a Pieve di Cadore e in posti così ami la natura, non puoi non amarla,
il bisogno di quella dignità, di quelle vacche. Ci siamo incontrati di recente
con gli amici della Coldiretti del Piemonte che ci hanno proposto le asine per
il latte, perché abbiamo bisogno di dare dignità al lavoro dei ragazzi. E
allora stiamo insieme con la capacità di riconoscere il bene che c’è attorno a
noi per valorizzarlo, promuoverlo e sostenerlo. Anche voi siete un segno
concreto di questo bene a partire de quella meraviglia di Terra Madre, perché
la terra è la madre che ci dice che cosa è la speranza. C’è un grande bisogno
di speranza e noi dobbiamo essere un segno di speranza curando tra noi alleanze
e fiducia, stupore e accoglienza reciproca. Speranza è la consapevolezza che
solo unendo le forze degli onesti la richiesta di cambiamento diventa forza di
cambiamento.
Vi auguro di essere eretici perché
eresia dal greco significa scelta. Eretico è la persona che sceglie. L’eretico
è colui che più della verità ama la ricerca della verità. L’eresia dei fatti
prima di quella delle parole. L’eresia che sta nell’etica prima che nei
discorsi. L’eresia della coerenza, del coraggio, della gratuità, della
responsabilità, dell’impegno. Oggi è eretico chi mette la propria libertà al
servizio degli altri, chi impegna la propria libertà per chi ancora libero non
è. Eretico è colui che non si accontenta dei saperi di seconda mano, chi studia
chi approfondisce chi si mette in gioco in quello che fa chi crede che solo nel
“noi” l’”io” possa trovare una realizzazione. Chi si ribella al sonno delle
coscienze, chi non si rassegna alle ingiustizie, chi non pensa che la povertà
sia una fatalità. Chi non cede alla tentazione del cinismo e dell’indifferenza
che sono le malattie spirituali della nostra epoca.
Trascrizione dell’intervento di Don
Luigi Ciotti il 10/05/2014 al Congresso di Slow Food Italia
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