CORLEONE – “Corleone
Capitale Mondiale della Legalità”, è lo slogan realizzato su
iniziativa di una associazione no-profit della Valle d’Aosta per contribuire al
cambiamento d’immagine di Corleone attraverso delle campagne sociali a favore
della legalità. Ma qualche giorno fa proprio il Comune di Corleone è stato
sciolto, dopo la procedura di accesso agli atti per verificare eventuali
infiltrazioni mafiose nell’amministrazione. A proporlo, il ministro
dell’interno Angelino Alfano. Così il Consiglio dei ministri ha
sciolto per mafia il Comune di Corleone. Già l’anno scorso la Commissione
regionale antimafia aveva verbalizzato le preoccupazioni del sindaco, Lea
Savona, per il ritorno di alcuni soggetti mafiosi.
Dino Paternostro, segretario della Camera del lavoro di Corleone fino allo scorso settembre, consigliere comunale di opposizione, dimessosi il 15 luglio dall’incarico per dare un taglio netto, “per non sentirsi complici del degrado amministrativo, politico e morale delle istituzioni cittadine”, ha risposto alle nostre domande, da corleonese, da uomo che da sempre ha cercato e lottato per la legalità, attiva, reale e senza alcun compromesso.
Corleone è irredimibile o c’è spazio ancora per la speranza?
Dino Paternostro, segretario della Camera del lavoro di Corleone fino allo scorso settembre, consigliere comunale di opposizione, dimessosi il 15 luglio dall’incarico per dare un taglio netto, “per non sentirsi complici del degrado amministrativo, politico e morale delle istituzioni cittadine”, ha risposto alle nostre domande, da corleonese, da uomo che da sempre ha cercato e lottato per la legalità, attiva, reale e senza alcun compromesso.
Corleone è irredimibile o c’è spazio ancora per la speranza?
«Corleone non è irredimibile, ma
deve avere la capacità di liberarsi da sola. Non deve illudersi che arrivi
qualcuno dall’esterno a liberarla. Nella sua storia millenaria, tante volte la
nostra città è stata umiliata, offesa, conquistata e sottomessa da nemici
esterni ed interni. Sempre, però, ha trovato la forza per rialzare la testa,
organizzarsi e liberarsi, ricostruendo il suo tessuto civile e democratico. È
successo così nel 1600, quando imperatori lontani la mettevano in vendita per
fare cassa; o quando nobili e “fratuzzi” (così si chiamavano i mafiosi nel
1800) schiacciavano con i soprusi e la violenza le masse dei contadini, che rappresentavano
il 90% della popolazione. I corleonesi onesti e innamorati della loro città
furono in grado, mezzo millennio fa, di riscattarla a prezzo di lacrime e
sangue. Alla fine del 1800 e nel secondo dopoguerra, i corleonesi hanno saputo
organizzare un movimento dei lavoratori che conquistò la terra e il diritto di
coltivarla dignitosamente. Questo movimento si fece politica e unità civile,
riuscendo a conquistare il municipio e ad aprirne le porte al
popolo. Questa nostra storia così importante e significativa ci dà la
certezza che non siamo un popolo irredimibile. E ci dà la speranza che, alla
fine, il fronte degli onesti tornerà ad essere maggioranza e a governare la
città».
Lo strumento dello scioglimento del
Comune per infiltrazione mafiosa è ancora valido e concreto o garantisce solo
una gestione commissariale prima che tutto torni com’era?
«Lo strumento dello scioglimento per
infiltrazioni mafiose non è uno strumento miracolistico. Serve comunque a
interrompere circuiti di complicità e malaffare che impediscono ai cittadini
onesti di respirare. La gestione commissariale dev’essere una parentesi durante
la quale si ripristinano le regole democratiche, si riporta di nuovo la legge
dove c’era solo discrezionalità ed arbitrio, si ridà fiducia e professionalità
ai dipendenti comunali anch’essi schiacciati da atteggiamenti prevaricatori.
L’ideale sarebbe che si potessero rinnovare anche i vertici burocratici dell’ente. Ma questo da solo non basta. La società civile, anche attraverso movimenti e partiti nuovi o rinnovati, deve riorganizzarsi, deve far sentire la sua voce, deve alzare la testa, rivendicare diritti, assumere sulle proprie spalle doveri, essere capace di mettere insieme un fronte degli onesti, da cui selezionare una nuova classe dirigente costituita da donne e uomini competenti, entusiasti, colti e amanti della propria città. Due anni possono bastare per fare un lavoro del genere, anche perché a Corleone queste forze ci sono. Abbiamo ragazze e ragazzi intelligenti, competenti, che conoscono il mondo, capaci quindi di governare la città in un’ottica europea. Se, insieme a loro, mettiamo le tante persone perbene del mondo agricolo, artigianale, commerciale, delle professioni e dei saperi, allora davvero si potrà avere una nuova classe dirigente capace di costruire la città del futuro. Ma la loro parte la devono fare anche lo Stato e la Regione. Sciogliere per mafia il comune di Corleone, se i fatti lo impongono come l’hanno imposto, è giusto e doveroso. È altrettanto giusto e doveroso, però, che lo Stato e la Regione aiutino Corleone e la zona del Corleonese ad uscire dall’isolamento, con investimenti mirati, capaci di dare servizi (strade, sanità, rifiuti) efficienti e creare lavoro e sviluppo nella legalità».
L’ideale sarebbe che si potessero rinnovare anche i vertici burocratici dell’ente. Ma questo da solo non basta. La società civile, anche attraverso movimenti e partiti nuovi o rinnovati, deve riorganizzarsi, deve far sentire la sua voce, deve alzare la testa, rivendicare diritti, assumere sulle proprie spalle doveri, essere capace di mettere insieme un fronte degli onesti, da cui selezionare una nuova classe dirigente costituita da donne e uomini competenti, entusiasti, colti e amanti della propria città. Due anni possono bastare per fare un lavoro del genere, anche perché a Corleone queste forze ci sono. Abbiamo ragazze e ragazzi intelligenti, competenti, che conoscono il mondo, capaci quindi di governare la città in un’ottica europea. Se, insieme a loro, mettiamo le tante persone perbene del mondo agricolo, artigianale, commerciale, delle professioni e dei saperi, allora davvero si potrà avere una nuova classe dirigente capace di costruire la città del futuro. Ma la loro parte la devono fare anche lo Stato e la Regione. Sciogliere per mafia il comune di Corleone, se i fatti lo impongono come l’hanno imposto, è giusto e doveroso. È altrettanto giusto e doveroso, però, che lo Stato e la Regione aiutino Corleone e la zona del Corleonese ad uscire dall’isolamento, con investimenti mirati, capaci di dare servizi (strade, sanità, rifiuti) efficienti e creare lavoro e sviluppo nella legalità».
Qual è la strategia per conquistare
il fronte della legalità?
«Bisogna ricostruire un
ampio fronte degli onesti. Ricominciare dopo il trauma dello scioglimento
per infiltrazioni mafiose non sarà facile. Ma i giovani, i lavoratori e gli
imprenditori seri e onesti devono provarci. A Corleone c’è l’esperienza delle
cooperative che lavorano sui terreni confiscati alla mafia; c’è la recente l’esperienza
di Fior di Corleone, l’associazione dei produttori onesti, che sta
sperimentando la filiera corta. Bisogna partire da queste esperienze per
provare a costruire un’economia democratica, libera dalla mafia e dalla
speculazione, capace di valorizzare i prodotti locali, a cominciare dal grano
duro e dal pomodoro “siccagno” di Corleone. Accanto a questo, bisogna
lavorare molto per far nascere e rafforzare a Corleone una cultura europea,
lontana anni luce da certo “corleonesismo” e “sicilianismo” del “difenni u tuo,
tortu o rittu” (“difendi il tuo, a torto o a ragione”). Dobbiamo imparare che
il mondo non si divide in “corleonesi” e “gli altri”, in “siciliani” e “gli
altri”, ma in sfruttati e sfruttatori, onesti e disonesti. Dobbiamo imparare il
rispetto delle regole democratiche e di vita civile. Le scuole stanno facendo
molto in questo senso, ma bisogna moltiplicare gli sforzi e fare in modo che
sempre di più e sempre meglio le giovani generazioni crescano con una radicata
cultura europea, capace di avere il mondo come prospettiva e non le colline
intorno Corleone o lo stretto di Messina. Solo così potremo essere in grado di
valorizzare il meglio delle tradizioni locali, senza scivolare sempre nel
corleonesismo/sicilianismo. Se si comincia a ricostruire questo tessuto
sociale, economico e culturale, sarà possibile avere quella svolta, che
consentirà alla Corleone degli onesti di parlare al mondo, di dare fiducia e di
avere fiducia dal mondo.
In un simile contesto, avere al
governo delle istituzioni locali persone entusiaste, competenti ed oneste sarà
una conseguenza naturale. Io ci credo.
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