di GIUSEPPE
LUMIA
Il disegno di legge di conversione del
decreto contro il caporalato è stato approvato dal Senato: 190 voti
favorevoli, nessun contrario e 32 astenuti. In tempi veloci è stato
redatto e deliberato un ottimo testo. Finalmente. In diverse legislature si è
provato ad introdurre questo tipo di reato senza mai riuscirci. Adesso la legge va alla Camera per l’approvazione definitiva. E’ un tema di cui mi occupo da anni, da presidente del
Movimento del Volontariato (MoVi) insieme a tante realtà del Terzo settore. Più
volte abbiamo provato a combattere questa vera e propria piaga sociale che lede
tutti i diritti, a cominciare da quelli umani e costituzionali.
Sono stato tra i campi in Campania, in Puglia, in Sicilia … nei
villaggi di fortuna dove vivono in condizioni disperate questi lavoratori,
nella maggior parte dei casi immigrati, con i loro bambini. Sembrava di
scendere all’inferno. Condizioni igienico-sanitarie subumane.
La legge è chiara ed efficace (Vedi nota redatta
dall’Ufficio legislativo del Pd). Definisce in modo
preciso cos’è “sfruttamento”. Punisce i caporali e le aziende. Allo stesso
tempo rende conveniente per le aziende la denuncia del fenomeno, attraverso un
sistema tecnico di aggravanti e attenuanti ben articolato. In particolare viene
introdotto un fondo per sostenere le imprese che scelgono la strada della
legalità e che vogliono migliorare le condizioni di sicurezza e di salute dei
lavoratori.
Naturalmente il caporalato è maggiormente
diffuso in agricoltura. Le stime sono da capogiro. Riguarda
circa 400.000 esseri umani. Di questi ben 100.000 ridotti in condizione di vera
e propria schiavitù. Le mafie ci sguazzano, come spesso è emerso da
diverse operazioni portate avanti dalle procure antimafia.
Adesso dobbiamo fare attenzione anche ad
altri Paesi d’Europa come
la Spagna, il Portogallo, la Grecia dove il fenomeno è in forte crescita. Così
pure è utile sottolineare che le norme si possono applicare anche al settore
dell’edilizia, dove il problema non è meno grave.
Certo, dobbiamo introdurre anche ulteriori meccanismi di convenienza,perché le nostre imprese possano competere sul mercato globale, ma questo non deve mai giustificare forme di sfruttamento e ancor più di schiavismo. I nostri prodotti sono straordinari per qualità e bontà, per cui dobbiamo far leva sulle condizioni fiscali e commerciali al fine di renderli ancor più competitivi. Sarebbe interessante, a tal proposito, riprendere ad esempio la proposta del “doppio prezzo”. Così facendo il consumatore potrà capire il prezzo all’origine pagato all’agricoltore e il prezzo finale pagato proprio dal consumatore. Un modo per scoraggiare le speculazioni e incoraggiare l’accorciamento della filiera.
Insomma, il cammino non sarà facile ma con
questa legge si gettano le basi per iniziare e spostare gli
interessi e gli approcci aziendali verso i diritti, la qualità e il confronto
leale nel mercato. Prevenire e reprimere sono due facce della stessa medaglia.
Il nostro Paese, finalmente, segna un passo nella giusta direzione.
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