Bernardo Provenzano |
di Felice Cavallaro
Niente più polemiche sui funerali
dell’ex capo di Cosa Nostra. Moglie e figli di Bennardo Provenzano hanno,
infatti, deciso di cremare la salma. È la prima volta nella storia
Moglie e figli di Bernardo Provenzano
hanno spiazzato tutti. Soffocando sul nascere la polemica sui funerali del
grande capo di Cosa nostra. Non ce ne saranno non solo perché il
questore li ha vietati e la sindaca di Corleone Lea Savona aveva deciso di
bloccare l’accesso del feretro sulle vie principali. Non ce ne saranno perché
per la prima volta nella storia dei grandi capi di Cosa nostra la famiglia ha
deciso di cremare il corpo del boss.
Corteo annullato
Autorizzazione avanzata mercoledì
mattina da Angelo Provenzano, il più grande dei due figli, in contatto con
l’avvocato Rosalba Di Gregorio che dalla Sicilia conferma la scelta. Si fa
tutto a Milano da dove la moglie Saveria Palazzolo e i due giovani partiranno
per il paese natio di Totò Riina e Provenzano senza carro funebre. Annullando
così i contatti che erano già stati presi con l’unica agenzia di pompe funebri
di Corleone, quella di Luigi Nicosia, pronto a fare da staffetta all’arrivo del
feretro per le pratiche al cimitero.
Arriverà invece solo un’urna cineraria.
E salteranno i dubbi sul divieto del questore Guido Longo per ragioni di ordine
pubblico. Divieto che comunque riguardava solo il funerale, come ha precisato
il vescovo della diocesi di Monreale, monsignor Michele Pennisi: «Una preghiera
non si può negare a nessuno e il cappellano del cimitero o un altro sacerdote,
se richiesti, benediranno quel che resta di un uomo... Avremmo comunque evitato
l’esaltazione del defunto, perché in questi casi le esequie spesso si
trasformano in una messinscena finalizzata o a celebrare o a, al contrario, a
demonizzare. In entrambi i casi non c’è nessuna valenza religiosa, casomai solo
sociale...».
Il vento cambia
In sintonia la sindaca, in viaggio tra
Fatina e il cammino di Santiago de Compostela per un pellegrinaggio da tempo
programmato: «Se avessi potuto scegliere io, non avrei voluto Provenzano a
Corleone nemmeno da morto. Sarebbe stato meglio seppellirlo a Milano, invece di
farlo tornare in paese». E il vescovo, anche lui fuori sede, in Toscana: «La
lontananza dei boss aiuta e la morte di Provenzano sarà un ostacolo in meno per
il riscatto di questo paese popolato non solo da pochi malavitosi ma anche da
tanti cittadini onesti che non meritano di essere marchiati come mafiosi,
decisi a mobilitarsi mentre si avverte che il vento comincia a cambiare...».
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